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Beyazid_II

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Commenti

Beyazid_II
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19/06/2018 | 19:01

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@Itaconeti said:
@pussylicker

sputi ipocritamente nel piatto dove ti fa comodo continuare a mangiare

se ti fa schifo il liberalismo economico puoi andare a vivere in paesi dove non c'è l'orribile liberalismo economico

per esempio a cuba con la libreta a riso e fagioli e 20 dollari al mese o in venezuela con 3 dollari al mese e ogni giorno file di 3 ore per qualche bene di necessità che poi è finito o in corea del nord arruolandoti nell'esercito di ciccio kim

se non vuoi liberalismo dei costumi e multiculturalismo e presenza del femminismo ti aspettano a braccia aperte iran e arabia saudita e altri paesi islamici rigorosi nei costumi e nella monoculturalità e nel maschilismo

ma invece stai qua come il filosofo diego fusaro che inneggia a cuba e al venezuela facendo video abbronzatissimo e con camicie firmate brooksfield e ralph lauren comprate con lo stipendio che gli dà l'università san raffaele di berlusconi

populisti chic che chiacchierano a vuoto contro l'ocidente liberale e ci stanno dentro col culo al caldo

Forse voleva solo dire che, fra il turbocalitalismo dell'ultimo ventennio e il socialismo brezneviano, potrebbe essere auspicabile una via di mezzo, quale era in effetti felicemente la sesta potenza mondiale prima che quel golpe mascherato da "mani pulite" distruggesse lo stato italiano. Ma questa è solo una mia opinione. Da quando mia madre mi portò a visitare la Polonia comunista (che non era peraltro il peggiore del paesi) da cui era scappata, preferii tosto il liberalismo. Non posso però chiudere gli occhi davanti ai suoi eccessi che colpiscono soprattutto le giovani generazioni di oggi.

Penso che criticare Fusaro come si criticava (giustamente) il Bertinotti che marciava con gli operai su abiti tagliati su misura e scarpe da migliaia di euro al paio non sia corretto. Fusaro non propone la rivolta operaia, o il socialismo sovietico, ma semplicemente invita ex-borghesia ed ex-proletariato ad unirsi per combattere quella nuova tirannide che è diventata la finanza speculativa (e, aggiungo io, il femminismo). Per te è velleitario? Per te è sbagliato? Evidentemente tu e lui avete diversi concetti di politica e di giustizia. Ma se vestisse "casual" come me le sue idee sarebbero più credibili? E perchè poi dovrebbe rinunciare allo stipendio che si guadagna?
Come divulgatore non si discute, dato che è (quasi!) riuscito a far diventare marxista anche un radicale-aristocratico come me. Potenza del nietzschenesimo!
Come filosofo è fra i pochi a non essere noioso. Come politico, può anche sbagliarsi, ma, almeno, ha il coraggio di uscire dalla grande menzogna progressista e internazionalista. E pazienza se non è "descamisado".

P.S.
Dovrebbero avere molta più vergogna a ritirare lo stipendio i giudici che firmano certe sentenze (contro certi giovani lavoratori, contro tanti ex-mariti, contro qualche presunto "molestatore sul treno" condannato sulla sola parola della "signora", contro chi si è difeso in casa propria) , o i poliziotti che eseguono certi ordini (tipo strappare i figli ai padri, incarcerare accusati senza prove eccetera).

Beyazid_II
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19/06/2018 | 18:32

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@FlautoMagico said:
Ma io tutti questi problemi con le italiane non ne vedo, sarà un caso, sarò sveglio io, ma già sono entrato nel giro di quelli che danno le feste a milano… ragazze a pacchi perché quando si tratta di divertirsi le milanesi non sono dietro a nessuno.

Quando arriverà il momento documenterò con dovizia di particolari… declino? Ma de che ahó!

Secondo me state semplicemente proponendo due modelli diversi per lo stesso obiettivo: avere un microcosmo sociale in cui il rapporto con l'altro sesso non sia qualitativamente e quantitativamente svantaggioso per noi.

Nel modello di società sostenuto (o, meglio, ricordato) dagli altri, vi sono (anzi, vi erano):

  • un substrato culturale comune (come poteva essere la formazione liceale) che facilitava l'approccio e la condivisione di interessi;
  • un codice comportamentale non scritto ma rispettato (come erano le "convenzioni" troppo spesso bersagliate da critiche immotivate) che contribuivano a chiarire le reciproche intenzioni (evitando tanto il rischio di "delusioni" quanto quello di "stalking")M
  • un bilanciamento "de facto" (anche se non de iure) di desiderabilità e potere fra i generi dato, ad esempio, dalla possibilità, per gli "inesperti amanti", di avere nell'eccellenza nello studio di certe materie un'aurea di "buon partito" per il futuro che desse loro quel fascino con cui compensare la bellezza delle coetanee (le quali, nel loro privilegiato ruolo di natura selezionante, non hanno necessariamente bisogno di studiare e guadagnare per essere mirate, disiate ed accettate);
  • una "barriera" (geografica e politica) all'ingresso rispetto ai "disperati" di ogni parte del mondo (che, se non comportano concorrenza diretta, peggiorano comunque la situazione del nostro genere, in termini di maggiore diffidenza che le ragazze devono verso gli estranei, se non altro per la loro sicurezza, in termini di svalutazione del lavoro ecc.).

Nel tuo modello, la società "selezionata" in cui "si hanno tante occasioni" è creata ad arte con inviti e conoscenze, per una parte molto ristretta della popolazione ("elite della gnocca"?), solitamente con numero di vecchi (e importanti) amici (e soprattutto di giovani amiche) proporzionale alle cifre del 740. Complimenti sinceri a te che sei riuscito (ma sei stato uno degli ultimi a fare in tempo in Italia!) ad entrare nel "giro" giusto (o a creartelo, e allora sei un genio moderno).

Il primo modello non solo non esiste più, ma non può neppure essere riprodotto perchè considerato "superato", anzi, "discriminatorio" da parte della propaganda progressista e femminista. Il secondo modello non è tanto sbagliato (e quello che da sempre funziona negli USA), ma è semplicemente troppo esclusivo nei confronti di una larga parte della popolazione, ridotta allo stato di "plebe" ("io so io e voi non siete un c..." - flautomagico mi ricorda sempre il marcherse del grillo), mentre prima era "popolo". Alla faccia della non-discriminazione!
Credo che la diatriba che anche qui emerge fra "populisti" ed "elitari" stia tutta qui, come origine.

Beyazid_II
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19/06/2018 | 18:13

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@FlautoMagico said:
Non ti meritiamo…

Nel forum come nella vita. A forza di essere circondato da "donne che non mi meritano" sono rimasto solo....

Beyazid_II
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19/06/2018 | 18:00

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@gio.vani said:
Conosciamo tutti storie simili. Quello che dirò farà anche un pò piangere.

Una coppia che è stata insieme per 5 anni, lei molto bella e lei paga tutti i suoi capricci. Comprano la casa che lei vuole, lei mette i soldi ma è intestata ad entrambi. Lui non viene promosso a lavoro. Lo lascia dopo 3 mesi e dice che è colpa sua "perché non la ama più".

Chiede metà dei soldi della casa e lo lascia con il mutuo.

Scusa ma non capisco. Egli è triste perchè non ha più dove appendere il cappello?

Beyazid_II
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19/06/2018 | 17:59

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@dell said:
Non è una novità che molte gnocche siano interessate all'esoterismo e all'occultismo, se lo tengono per sè ma se trovano l'uomo che ne sa di queste cose è facile che restino affascinate. Invece di solito non nutrono interesse per la filosofia che strappa loro solo sbadigli

In effetti non posso dar loro torto. Dalla morte di Eraclito, la filosofia occidentale è diventata veramente pallosa. Del resto la verità, che è donna, è sempre sfuggita ai filosofi, come nota Nietzsche. L'unica eccezione è ovviamente Schopenhauer (che infatti non è stato compreso).

Per sbaglio mi è capitato di interessare o affascinare un paio di gnocche con l'Arturo e il Federico. O sono eccezione questi o erano eccezioni quelle.

Molte più gnocche sono affascinate dall'occultismo? Ora capisco "maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo". Ci dovevano essere anche ai tempi del Barone molti gt che si fingevano esperti di estoterismo solo per cuccare...

P.S.
Del resto, anche una come Valentine de Saint Point (la benemerita autrice del manifesto della donna futurista) si fece affascinare dall'esoterismo tanto da convertirsi all'Islam e diventare discepola di Guenon.

Beyazid_II
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19/06/2018 | 17:39

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@napoluegno said:
ahhahahah che risate sto post, madonna..... Cmq beyazid ma quanti problemi.... ma non ti è chiara la pillola di saggezza
La figa è come la droga, se non hai soldi non te la fai hahahahahha....ed anche perke non ne puoi fare a meno.

E' quello che penso da vent'anni a questa parte. Ho copulato a pagamento per la prima volta esattamente nella primavera del 1998 (in gita scolastica a Parigi, trovando una vera modella nel locale più caro della città da portare in hotel: per stare al tuo paragone, "droga" e champagne, e della miglior marca.). Però, un po' come nel "nome della Rosa" il frate Remigio da Varagine, il quale, dopo anni di oblio passati in convento a "riempirmi la pancia e soddisfare la mia verga", ringrazia l'inquisitore per avergli ricordato il suo lontano passato da "eretico", ammetto che è bello rimembrare quel tempo in cui "credevo in qualcosa", in cui, fuor di metafora, la "figa" non era solo un buco da riempire, la scuola non soltanto un esamificio e i libri non soltanto un insieme di parole.

Beyazid_II
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19/06/2018 | 16:12

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@IlRedivivo said:
C è un regolamento che dice di mettere la città d'origine? Io vivo a Firenze e metto Firenze, ma sono nativo di tutt'altra parte! Confermi la tua superficialità, buona giornata e buon lavoro per il tuo libro di sicuro successo!

Il mio "superficiale" sospetto era fondato. Non sei fiorentino. Non mi sbagliavo, quindi. Difatti, in una città popolata di tuoi simili non avrebbero mai potuto sorgere né "Il dolce stilnovo ch'io odo" nè il Rinascimento che il mondo invidia.

Devi essere parte di una versione moderna della "gente nova" che con i "subiti guadagni" ha portato la città alla rovina già secondo Dante!

Beyazid_II
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19/06/2018 | 15:48

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@IlRedivivo said:
La cosa che più mi fa sorridere sai qual è? che credi chi qui ci sia un concorso letterario e che a giorni distribuiranno un premio, mi dispiace deluderti, non c è nessuna gara e per di più non sono neanche fiorentino! Ti lascio ai tuoi versi in prosa 😂😂 A volte dubitare è molto meglio che aver certezze, quindi prima di lasciarti andare in narrazioni o citare i sommi letterati d'un tempo sii sicuro di aver almeno la certezza di dove sia il tuo interlocutore! Alla prossima domanda, qualora ci fosse, risponditi da solo che ti ho dedicato pur fin troppo del mio tempo prezioso, pubblicità e visualizzazioni ne avrai abbastanza per continuare la tua tediosa recensione! ti suggerisco il titolo" Sei gradi per raggiungere il rincoglionimento totale"

A me invece fa sorridere che tu scriva bugie (tipo mettere "Firenze" nell'indicazione sotto il nick se non sei di Firenze) e poi dia la colpa a me. Mi dispiace, ma non posso avere dubbi su cosa tu sia...

Beyazid_II
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19/06/2018 | 14:47

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@IlRedivivo said:
Io non ho nulla da imparare né da te né da fantomatici senatori! Leggo e recepisco informazioni, le uniche lezioni le imparo dalle mie esperienze, ti lascio ai tuoi romanzi , poi se dovessi pubblicare un libro tienici aggiornati, sul water una lettura la faccio sempre volentieri

Sei deludente anche come polemista. Non hai nemmeno notato che Guido Guinicelli era un mio concittadino bolognese e non un fiorentino. L'ho citato assieme a Dante come automatismo in quanto dello stilnovo è stato il riconosciuto padre. Hai perso la tua occasione per cogliermi in errore. Addio, Io, con te, tiro subito l'acqua...

Beyazid_II
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19/06/2018 | 12:57

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@IlRedivivo said:
@Beyazid_II avrei voluto un racconto inerente al nome del sito, che ti ricordo essere Gnoccatravel! Se avessi voluto cercare post letterari o romamzati avrei fatto ricerca su altri siti! Ma se ti piave tanto decantare le tue doti letterarie continua pure, magari ci insegni come conquistare le donne a colpi di libri

Ma tu sei davvero un fiorentino? Risulta difficile dalle tue parole desumere una tua qualche vicinanza con Dante, Guinicelli e gli altri stilnovisti. Per non parlare di Lorenzo il Magnifico, del console Coluccio Salutati, di Poggio Bracciolini, o di un qualsivoglia letterato umanista. Al massimo potresti essere fra quelli che, credendo di essere la più piena espressione del divertimento e della vita, volevano prendere per i fondelli Cavalcanti e vennero da questo eternamente sbeffeggiati fra i sepolcri di marmo davanti ad una chiesa:

"Guido, da lor veggendosi chiuso, prestamente disse:
– Signori, voi mi potete dire a casa vostra ciò che vi piace – ;
e posta la mano sopra una di quelle arche, che grandi erano,
sì come colui che leggerissimo era,
prese un salto e fussi gittato dall’altra parte,
e sviluppatosi da loro se n’andò."

G. Boccaccio, Decameron, VI, 9

Anche allora c'erano almeno due modi di interpretare il termine "gnocca": quello di chi la vedeva come immagine e simbolo di ogni beatitudine fatta sensibile, da porre accanto alle bellezze eterne del cielo e quindi da tangere primieramente attraverso le cose dell'intelletto, e quello di chi non aveva altro che l'uccello (altrimenti detto "c...o" dopo la calata di Lanzichenecchi) da infilarvi. I primi, per dirla con l'illustre concittadino che avete fatto morire in esilio a Ravenna, "hanno intelletto d'amore", i secondo sono, in senso puramente etimologico non dispregiativo, "c..zz...oni".

Se avessi letto prima di scrivere, avresti potuto capire che io non ho voluto "decantare" nulla, ma ho solo accettato un invito da parte di due utenti del forum a raccontare nei dovuti modi l'origine del mio nick. Mi permetto, per inciso, di notare che, essendo questo thread classificato come "cazzeggio culturale", parlare di libri e romanzi non è fuori tema. Infine, se tu avessi letto l'altra discussione sul forum generale, avresti anche potuto comprendere che non mi sono mai vantato di poter "conquistare donne con i libri". Al contrario, ho preso le parti di chi sostiene che "carmina non dant panem neque ficas" e sto semplicemente riportando le mie esperienze in merito (che puoi benissimo classificare come negative),

P.S.
Se vuoi davvero imparare a conquistare donne con la cultura devi chiedere a senatori come @flautomagico.
Se invece vuoi solo provocare, sei capitato nel posto e nel momento giusti, poichè sto proprio rievocando il mio periodo liceale, durante il quale era la norma che coetanei privi di qualità mostrassero eccellenza nel prendermi in giro.

Beyazid_II
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19/06/2018 | 10:56

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@IlRedivivo said:
Ma che roba é, mi hai messo inquietudine! Passa direttamente alla fica

L'adolescenza è il periodo inquieto per eccellenza. Se non avessi trasmesso inquietudine, avrei sbagliato totalmente il mio racconto. Quello ERA il mio rapporto con la fica a 15-16 anni, fuori dalle narrazioni autocelebrative ex-post che caratterizzano molti miei simili. O avresti voluto un racconto romanzato?

Beyazid_II
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18/06/2018 | 12:25

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@Europeo said:
Nessuno sano di mente legge 'sta roba. Purtroppo mi arrivano le notifiche e quindi devo cliccare sulla discussione per "spegnere" la notifica. Penso che molti "lettori" in realtà sono persone come me che sono caduti nella trappola di vedere che cosa è ma scappano via...

Nella misura in cui la letteratura è malattia, tu hai ragione. Prendi questo 3D come un esempio patologico di dove possa portare la "letterarietà del vivere" (parafrasando il "mestiere di vivere" a cui Cesare Pavese non seppe reggere). D'altronde, il mio sottotitolo "romanzo di de-formazione" dovrebbe chiarire come certi indirizzi letterari, così indiscussi nei licei da decenni a questa parte, portino a discutibili conseguenze sulla vita degli studenti (deformati a vita, nel mio caso). Questa "trappola" è nata dalla discussione sul rapporto fra cultura e seduzione. Se il primo capitolo ti è parso già insano, non hai idea del prossimo....

Beyazid_II
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14/06/2018 | 18:20

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VENDESI

Riservato studioso vende battute guenoniane sulla lettura esoterica della Divina Commedia.

50 euro cadauna.

whatsappare ore pasti

Si declina ogni responsabilità per l'uso improprio delle stesse e per il mancato raggiungimento dell'obiettivo copulatorio.

Beyazid_II
Newbie
14/06/2018 | 18:17

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@Itaconeti said:

@Poker said:
Discorsi complicati ma interessanti...come intermezzo leggero metto una foto...della mia ex compagna di scuola di 25 anni 1.81 h che fa la modella... con il fidanzato di 58 anni
002.jpg

del viso si vede solo la linea del profilo e quindi magari mi sbaglio

ma se la ragazza è chi mi sembra sia viene da una famiglia benestante e guadagna bene come modella

quindi se sta con tizio piuttosto che con caio è perchè va bene a lei così come è normale che sia

si possono fare mille ipotesi sul perchè ma la risposta la sa solo lei

La signorina si è tanto stancata dei discorsi razionalisti di amici e conoscenti che è passata addirittura all'esoterismo?
Pare che sarebbe andata bene per la nostra comune conoscenza (il Barone Julius). Avrebbe potuto farci un bel duo lesbo con Sibilla Aleramo...

Beyazid_II
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14/06/2018 | 18:14

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@Poker said:
Circa l'effetto o no della cultura sulle ragazze: secondo me non ha effetto in senso generale, ma solo se è su argomenti che la interessano...per esempio la modella del 3d oltre che di fashion si interessa di esoterismo...se ne sai di quello la colpisci, ma se le parli di letteratura la lasci indifferente

Sinceramente, considerate l'esoterismo qualcosa di diverso da una parte della letteratura (il citato Mayrink, l'onnipresente Guenon ecc. ecc.)?
Lo dico senza intento provocatorio.

Comunque, se volete, posso fornirvi supporto da remoto sul tema, anche in tempo reale.

P.S.
A un rimorchio a base esoterica ricorderebbe l'episodio dell'ultimo amici miei con Adolfo Celi che fa il demonio fingendo di sacrificare la tipa nuda (nipotina "da parte di fava")...

Beyazid_II
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14/06/2018 | 18:01

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@beautifulgirlsliker said:
@Beyazid_II
un contegno attendista alla Quinto Fabio Massimo

egli "cunctando restituit rem", ma se avesse dovuto conquistare una donna italiana dei nostri giorni [qui "melanzana"] mica gli sarebbe riuscito così facile
a parte gli scherzi, ottimo intervento il tuo ! non può che elevare il livello culturale, già (di norma) elevato, di questo forum
non dubito che potrà aprirsi un dibattito e uno scambio di opinioni proficuo e interessante

beh, anche con i Cartaginesi non è che abbia concluso granchè.....

Il punto è che a volte il contegno delle melanzane fa venire voglia di metterle dentro la botte irta di chiodi al posto di Attilio Regolo.

La tattica attendista è semplicemente quanto l'illustre #flautomagico ha chiamato "seduzione passiva". Gettarsi esplicitamente sulla preda serve solo a farla fuggire, come si può verificare anche fra i pesci. Il problema è che certe trote non valgono il costo dell'esca e la pazienza dell'attesa, mentre altre, per quanto desiderabili fisicamente, sono repellenti nell'animo, o semplicemente insignificanti. Una fanciulla che si fosse concessa subito senza alcun trasporto sentimentale, non avesse rivelato alcuna profondità d'animo e si fosse mostrata interessata soltanto a banalità non avrebbe suscitato il mio interesse di allora (ora sono meno esigente da quel lato).

P.S.
Devo rivedere i miei piani. Solo il primo grado di separazione mi è costato 4 volte (in tempo) il preventivo. Facciamo un grado alla settimana anzichè al giorno. Confido nella pazienza dei miei due lettori.

Beyazid_II
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14/06/2018 | 17:51

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@Europeo said:
Ma questa discussione su che cazzo è? Che cosa centra con la fica?

Devi aspettare le prossime puntate...

Beyazid_II
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13/06/2018 | 19:47

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PRIMO GRADO: da me a Italo Svevo

Ovvero, “IL ROMANZO DI (DE)FORMAZIONE”

Quando ancora la smania di lavoro (inteso come “negotium”) e la mitologia aziendalistica non pervadevano la scuola italiana e questa lasciava ancora ai giovani i modi e i tempi per fare delle vacanze estive il momento di vita dato alla formazione della propria personalità attraverso il meglio della letteratura (sublimazione di quanto per gli Antichi era “otium”), io mi trovavo, proprio in questo periodo, in un infinito tardo pomeriggio di sole, a pedalare solitario per la pianura (erano gli ultimi giorni di scuola del 1996) pensando a quali romanzi (fra le decine e decine proposti dall’occhialuto docente di italiano) avrei dedicato la mia estate. Uscivo allora da un inferno, tanto sul piano erotico-sentimentale, quanto su quello scolastico-carrieristico.

Dopo due anni pieni di successi liceali (grandi sorprese, per chi mi considerava un “outsider di villaggio”, avendo frequentato le medie in una piccola frazione considerata “contado” dai “fighetti” del centro, ma non per me, che nell’estate del 1993 avevo con metodo e convinzione pianificato il mio ingresso al liceo studiando addirittura in via preventiva alcuni aspetti chiave come la grammatica Latina e alcune teorie matematiche) i miei voti avevano iniziato a segnare il passo, vuoi per la causa oggettiva della sostituzione improvvida (fra secondo e terzo anno) di alcune insegnanti che stravedevano per me (con un paio di docenti molto più “rognosi” nel concedere voti oltre l’otto, per il quale era già necessaria la perfezione), vuoi per la causa soggettiva dell’aver scoperto, l’estate precedente, la perfidia delle donne, con la conseguente perdita di motivazione anche nello studio (rispetto al quale le vacanze estive e le associate avventure amorose rappresentavano, nella mia visione del mondo, un premio per i migliori, per gli eccellenti insomma in quella qualità qualificante la nostra specie consistente nella conoscenza).

Quanto alle “compagne” di classe (mai termini mi furono più odiosi), tanto il loro aspetto fisico (molto distante dal sogno estetico dell’anima moderna e solo vagamente, ed in qualche raro caso, somigliante a qualcosa in grado di suscitare un sia pur minimo palpito di desiderio) quanto quello comportamentale (trattavano con malcelata sufficienza se non con aperto disprezzo qualunque coetaneo, e da ogni loro battuta emergeva si considerassero premio prezioso ad ogni maschio per il solo fatto di essere nate, per caso, femmine) me le rendevano repellenti come, secondo il mito, dovevano essere ai mariti le abitanti puzzolenti di quella famosa isola di Lemno.

Ecco perché ogni anno, per i rapporti con il mondo femminile, aspettavo l’estate. Ero ancora convinto che, in un mondo normale, al di fuori di quella piccola Recanati cui ero confinato durante l’anno scolastico, l’eccellenza nello studio avrebbe dovuto portarmi in dono l’eccellenza nella bellezza da parte del sesso femminino, a similitudine di quanto avviene in ogni altra specie, laddove il maschio che primeggia nelle doti più rappresentative di essa viene circondato dalle femmine più belle (ciò è anche umanamente giusto: se alle donne è concesso il privilegio di venire mirate, disiate ed accettate da tutti al primo sguardo a prescindere da tutto, a noi deve pur essere data l’occasione di conquistarle tutte semplicemente battendo tutti, e questo deve avvenire, pensavo allora, nella sfida più alta, ovvero quella della conoscenza, essendo essa, e non già, la “tendenza alla socialità”, di cui si riempiono la bocca le signore donne e i signori socialisti e in cui primeggiano semmai gli insetti, il vero impulso che ci eleva rispetto agli altri animali). Per distinguermi dalla plebe, non adottavo mai l’atteggiamento da cercatore esplicito di femmine, proprio agli adolescenti che hanno appena scoperto l’impulso dei sensi: al contrario, un contegno attendista alla Quinto Fabio Massimo, unito ad una costante e distaccata ironia degna di un personaggio interpretato da David Niven (tipo il Willy Fog del “Giro del mondo in 80 giorni”) caratterizzava ogni minimo rapporto con il (cosiddetto) gentilsesso. Nulla, a partire dall’incontro e dal dialogo, doveva essere forzato o anche solo “cercato”: ci si doveva incontrare casualmente come gocce che scendono sullo stesso piano inclinato della vita e le mie doti dovevano emergere da battute magari dotte ma sempre spontanee e pronte, senza alcuna ombra di “affettazione”, nella piena consapevolezza che, al contrario del cortigiano maldestro e del corteggiatore costretto, il vero uomo profondo di animo e ricco di spirito sa e vuole essere quasi sempre leggero e spiritoso (professori seriosi come Luciano Canfora erano e sono per me la negazione dello spirito, e vengono pertanto usati ad me come mero intrattenimento comico-giocoso, mentre quel sentimentalismo che “si getta a manate e si vende a staia”, tanto diffuso fra le donne e i moderni, era ed è, per il Leopardi come per me, la negazione di ogni vero sentimento: parole come “cuore” dovevano essere usate con la massima parsimonia e la parola “amore”, se possibile, mai neppure pronunciata, giacché, quando vera, emerge da tutte le altre, quando falsa, bolla di menzogna la persona tutta).

Due anni prima (in quell’incendiato 1994 del sogno azzurro in USA con Baggio, Massaro e Signori) questa strategia aveva apparentemente funzionato, allorquando una fanciulla, casualmente incontrata in hotel pareva gradire la mia serafica compagnia (fatta di attese e di ritrovi, di silenzi e di humour, di diluvi verbale e di interminabili non-azioni, mentre davanti alla distesa marina luccicante per i tramonti di giugno – era ancora il tempo in cui le spiagge non erano i divertimentifici di oggi e fuori dagli orari di frequentazione dei bagnanti tornavano alla quiete naturale, con tanto di gabbiani sugli scogli - ci cullavamo sulle sedie a dondolo della terrazza). Non fui per nulla saccente (con una studentessa del classico rimandata in Greco sarebbe stato inutile, essendo io, studente dello scientifico, un “omo sanza lettere” in materia). Lasciai perdere le nozioni scientifiche e letterarie e mi concentrai su quanto, piacendomi, potevo maneggiare con leggerezza. Il culmine dello spirito si raggiunse quando, paragonando le scuole alle categorie di monoposto, sostenni i licei classici e scientifici essere l’Indycar e la Formula 1, il liceo linguistico la F3000, ragioneria e geometra le F3 italiana e inglese, gli istituti tecnici la F3 giapponese. Essere tanto diverso dai “cuccadores” della riviera in stile “Rimini Rimini”, così abituati ad essere volgarmente diretti o ad approcciare con scherzi di dubbio gusto pareva dare un vantaggio a me, pronto alla battuta ma misurato nei gesti (per questo, capivo, piacevo soprattutto alla madre, professoressa di Italiano, che pareva volermela “parcheggiare” vicino ad ogni occasione). Così accorato fu il suo commiato alla mia partenza che quasi le esclamai “addio, my darling”. Pareva dovesse dare l’addio all’amato che parte per la guerra (ed il padre era militare!). Mi sembrava di essere ad un passo dall’entrare dentro quella scena nota come “bacio del volontario” resa celebre dal quadro di Hayez (che però, al di là della fama risorgimentale, tecnicamente raffigurava solo Romeo e Giulietta).

Al contrario di Giulietta, e similmente invece a tante vedove di guerra, trovò il modo di consolarsi in fretta, dato che l’anno dopo, convinto di ritrovare ella ad aspettarmi (come in quel bel canto di guerra dell’aspirante ufficiale) “col primo sole di primavera”, trovai invece la madre a dirmi “quest’anno la Federica la vedrai poco perché sta con un altro ragazzo del Miramare”. “E il chissenefrega non ce lo metti” – risposi in sostanza, con forma ovviamente più garbata. Insomma, come direbbe il Pirata di Bellini: “Mille soffria tormenti,/ L’onde sfidava e i venti/ Sol per vederti in seno/ Del mio persecutor”. Avevo passato un anno intero di fatiche scolastiche (confermarsi al top il secondo anno è sempre difficile per chiunque in ogni sport) sognando il momento in cui avrei rivisto “quell’immagine adorata” che al mio pensiero si presentava quasi tutte le notti “come un angelo celeste di virtude consiglier”. Avevo superato mentalmente ad uno ad uno ogni scoglio per un anno solo grazie a quel pensiero, per scoprire alla fine che ella si era “messa” (in senso vacanziero) …. con un pilotino di F3 giapponese (cioè uno del tecnico, un tipo non bello, con un volto ordinario, un certo slancio fisico ma nessuno caratteriale o culturale). Posso dirlo perché dopo qualche giorno, assieme ad una precedente “fiamma”, mi invitò ad entrare nel gruppo giovanile simil-boccaccesco che si era formato dei cui membri maschili mi feci una chiara idea: feccia bolscevica (o, se preferite, “cessi sociali”, di quelli, per intenderci, la cui massima immagine di “eroismo” è morire uccisi dalla polizia durante una manifestazione di protesta “progressista”).

Da studioso e sostenitore di tutti i significati etico-politici della “Virtus” romana (solo per quello amavo Cicerone), da intimo aderente (all’epoca) ad uno stile “prussiano” di disciplina e dovere (al punto da presentarmi, impassibile come niente fosse, a scuola nel giorno in cui, con il pretesto della manifestazione di protesta, tutti gli altri erano assenti e i professori dovettero fare presenza e a volte lezione per me solo), da lettore di D’Annunzio (proprio quell’anno affrontavo la mia prima lettura del “Piacere”) e quindi da amante del nazionalismo irredentista e fiumano, della parola imaginiFICA che si fa potere politico, dell’eroismo alato del “poeta guerriero”, potevo solo essere nauseato da quell’ambiente. Poco ci mancò che non venni alle mani (duelli con le spade sono impossibili con la marmaglia) con uno di questi sessantottardi, fermato solo da una ragazza che ci divise. Si chiamava Emma (meno male che non avevo ancora letto Madame Bovary) e, come persino io fui in grado di capire, era colei che avrebbe voluto essere al posto della mia “darling” a fianco del “pilotino giapponese di F3”.

Non finivo di chiedermi perché mai la “mia” Federica, anziché “aspettare” il mio arrivo con i fiori in mani (come si conviene ad un vero pilota di formula uno quale effettivamente ero parlando in termini di risultati scolastici, da cingere quindi con la corona d’allora in stile anni ‘80 con tanto di bacio alla francese della prosperosa e scosciata miss americana come avveniva nel GP di Long Beach), avesse preferito un insignificante “pilotino di F3 giapponese”, generando così una “coppia” mal assortita (la propria) ed una di delusi (che solo in certe commedie americane si mettono assieme). Come aveva, la Divina Provvidenza, potuto permettere una così pessima gestione degli accoppiamenti? Non saremmo stati una bella coppia assieme? Non si sarebbero così avute quattro persone felici? Non capivo, all’epoca, che le donne non nascono per essere ingegnere ed ottimizzare un sistema, ma per massimizzare semplicemente la propria vanagloria. Pur di dimostrare la propria “femminilità” strappando all’altra il ragazzo (altrimenti insignificante) su cui questa aveva messo gli occhi, era stata disposta a “cestinare” me (nonostante avesse iniziato ad apprezzarmi).

Mi sentivo come Andrea Sperelli quando riceve il rifiuto di Elena a tornare con lui. E, come il conte d’Ugenta, dovevo ostentare indifferenza. Una soddisfazione, però, dovevo prendermela. Agli sconfitti in amore è concesso prendersi la rivincita in duello in velocità (nel romanzo di D’Annunzio, come del resto in quello di Tolstoj, si correva coi cavalli). Diedi in questo due sonori “ceffoni” al “pilotino”: il primo vincendo davanti a lui una sfida a quattro in uno dei primi simulatori di F1 in sala giochi (il primo con il sedile che ruotava per dare l’effetto della forza centrifuga ed il volante che vibrava per rendere l’idea dell’aderenza con l’asfalto), il secondo dandogli mezza pista sui kart a noleggio (peccato che, per tirchieria, comprammo per tutti il biglietto per la versione “B” più lenta, per cui il complimento non fu “hai vinto”, ma “sei stato l’unico a non farti doppiare” – essendo la vittoria ovviamente stata ad appannaggio di chi aveva noleggiato la versione “A”).

Non mi sentivo comunque sconfitto neppure in amore. In qualunque romanzo inglese dell’Ottocento non sarebbero finiti così gli “abbinamenti”. Sarebbe successo qualcosa che avrebbe “riscambiato” le coppie. In effetti il comportamento di Federica era perlomeno sospetto. Anziché ignorarmi come sarebbe stato suo diritto/dovere, pareva fare di tutto per mettere in bella mostra il suo trasporto amoroso verso “l’altro”. Forse faceva apposta per farmi ingelosire e suscitare una mia reazione di chiaro interesse verso di lei (che in effetti il mio “corteggiamento mascherato” mai aveva reso troppo palese).

Il culmine si raggiunse l’ultima sera. Non aveva un fisico propriamente da indossatrice, essendo anzi piuttosto formosa (come la madre, del resto), ma con quel fascinoso abito da sera nero poteva anche passare. Il bel viso ed il davanzale prosperoso la rendevano comunque attraente anche da un punto di vista fisico (ma non era quello l’aspetto che un leopardiano qual ero all’epoca desiderava di più, essendo io attratto massimamente – all’epoca - da un contegno gentile e riservato di perla nascosta, da un animo aperto ai teneri sensi ed ad un “flusso di coscienza” più che al “kamasutra”, da un tipo di rapporto “autunnale”, quasi una consolazione armoniosa melanconica dalle dissonanze della vita, fra due persone che disdegnano le folle e i divertimenti comuni e preferiscono le distese deserte, i grandi tramonti di silenzio di acque in cui le parole scambiate hanno ancora un valore “primigenio”). Davanti a tutti noi chiamò da parte il suo “Lui” e gli chiese “mi accompagni?”. Si fece comprare una rosa rossa che per tutta la sera tenne in mano. Quella rosa aveva per me mille spine.

La cara e triste Emma volle spiegare a me e agli altri maschi la “ratio” del comportamento di Federica (“fa così perché è l’ultima sera”). Senza proferire una parola pensai invece: “no, fa così perché è una stronza”. Se la di lei intenzione era quella di mostrare verso di me “gelo che ti dà foco e dal tuo foco più gelo prende” per farmi incendiare come Turandot con il principe sconosciuto, ottenne l’effetto opposto. Gelo assoluto (zero gradi Kelvin! Morte della materia del mio interesse). Inutile cercare perle rare pensai in quel momento: Elena Muti o Federica Vattelapesca sono tutte uguali. Indecifrabili con il metro razionale, prevedibilissime se le si assume a priori come stronze.

Non era tanto la perdita di un eventuale rapporto con lei (di cui, probabilmente non ero propriamente neppure invaghito) a farmi soffrire, ma la perdita nella sicurezza della “legge di natura e cultura” secondo la quale al primato fra gli uomini (nella mia età il primato scolastico) avrebbe dovuto corrispondere la fascinazione suscitata nelle donne. Questo episodi dimostrava che, almeno alla mia età, ogni azione umana (per bilanciare, in questo caso, la bellezza o, meglio, la sua illusione nata dal desiderio) era vana come quella di dannati che non vedranno mai la “porta celeste”.

Cos’è, d’altronde, l’inferno? In un episodio de “L’Isola del giorno prima”, Eco immagina l’inferno di Giuda come la condanna a rivivere infinitamente, su un’isola deserta, le ore, i minuti ed i secondi precedenti la morte di Cristo, con un tempo sempre più rallentato, senza alcuna speranza di vedere la fine (“fino a quando, goccia dopo goccia, il bere di un fringuello avrà prosciugato gli oceani? No, ad saecula”). Mentre Dio, eternamente lontano, ride.
Per quello l’anno fu infernale. Come ogni inferno, anche quello aveva il girone dei lussuriosi. Gli ormoni crescevano molto più rapidamente della mia capacità di capire il mondo circostante (che pure, alla mia età, pareva divertirsi). Incompreso dalle compagne di classe e rifiutato persino fuori dalla “Piccola Recanati” scolastica per motivi di opportunità femminile, non ero più capace di vedermi desiderabile nemmeno da un punto di vista fisico. Non vi sono mai specchi abbastanza chiari per guardarsi quando chi sta su un piedistallo ha il potere di farci sentire inadeguati. Durante il Motor Show di quell’anno, mi sentivo come un satiro che si aggirasse fra veneri inaccessibili disgustate da lui come da un Efesto che tentasse di infangarle con fiumi di orrori brutalmente fallici (come nell’episodio mitologico con Minerva).

Anche le attività autoerotiche sprofondarono in questo abisso. Se fino ad allora esse si svolgevano davanti a foto di modelle (intervistate e ritratte con varie scuse da riviste “alternative” di automobilismo come la mai dimenticata “Starter”) a cui la mia mente associava poesie e autori (ad esempio, una fanciulla mora, dalla pelle chiara ma dagli occhi scuri e profondissimi e dai capelli bruni come la notte veniva “sentita” come “alla Sera” del Foscolo, con tanto del desiderio suscitato paragonato allo zefiro di una fresca nottata, mentre una modella raffigurata sospirante ad occhi chiusi dopo la doccia, con le goccioline cosparse sulle belle rotondità del petto era “vista” come il piacer figlio d’affanno di leopardiana memoria, abbellito da quel senso di “vago” nascente dal sostituire gli occhi del corpo con quelli dell’immaginazione), da quel momento in poi anche l’onanismo si separò dalla dimensione fantasiosa e imaginifica, in cui il piacere era conseguenza di una storia elaborata e vissuta mentalmente, per divenire cieca pulsione, moto ossessivo senza uscita, come quello cui sono eternamente incatenati i dannati dell’inferno, mai fermi ma eternamente allo stesso posto. Ogni risveglio dal piacere in cui mi affogavo come in un oppiaceo era amaro: non l’amore sessuale era un sogno, ma il risveglio dall’ebbrezza dei sensi era un incubo.

Le figure al centro delle mie subitanee e fuggevoli eccitazioni (era l’epoca nella quale, sottobanco, iniziavano a circolare fra compagni di classe le prime immagini “gif” da guardare sul pc, scannerizzazione di chissà quali riviste per adulti, via di mezzo fra il vecchio mondo dei giornaletti pornografici che non feci in tempo a sperimentare ed il nuovo mondo del porno su internet in cui sta affogando attualmente l’umanità maschile) erano tanto belle quanto lontane, tanto perfette quanto impenetrabili, come fredde statue di dee marmoree che non rivolgono più ascolti e sguardi alle preghiere degli uomini. Erano sì stelle dell’alto cielo, ma non più nel senso romantico dell’ideale cui tendere, bensì in quello decadente e nichilista di una certa poesia sulle generazioni maledette dei giovani contemporanei (i quali, non essendo più soldati “non sono più nemmeno un numero”) che sentii a suo tempo dal vivo, letta e interpretata da Vittorio Sgarbi, finire con la disperata e pregnante endiadi “stelle gelide e puttane” (l’accostamento con le donne di piacere era motivato dal fatto che anche queste, alla pari di quel dio che “per non essere venuto venne”, per dirla con Vassalli, anzi, che “è morto”, come dice Nietzsche, danno agli uomini un amore gelido e finto come di morta cosa). Quelle membra, quei seni, quei glutei che non potevano e non volevano parlarmi mi parevano la figurazione incarnata della “donna petra” dantesca. Ed erano sacerdotesse, anzi, diavolesse, del mio inferno. Del resto, anche le madonne stilnoviste, così purificate di ogni elemento corporale, di ogni “peccato”, di ogni “emozione”, di ogni “tentazione”, pure figure insomma della “Sapienza”, della “Giustizia”, della “Bontà”, addirittura di “Dio”, non avevano mai suscitato alcuna simpatia in me. Sacerdotesse di un paradiso che non solo non vedevo, ma neppure desideravo. Meglio i dannati nella buia notte dell’inferno. Farinata, Jacopo del Cassero, Ulisse, Ciacco, persino quell’orgoglioso sodomita di Brunetto Latini, erano i miei compagni di sventura a cui potevo parlare quando non vedevo una via d’uscita dalla mia crisi umana.

Ma, come disse un altro poeta, anche la notte più lunga eterna non è. Se all’inizio dell’anno scolastico la disperazione per dover riaffrontare ancora fatiche senza premio dopo la delusione aveva inevitabilmente compromesso la mia efficienza come studente, giorno dopo giorno, durante le battaglie scolastiche che mi piovevano comunque addosso, assomigliavo sempre più ad un esercito che, tanto abituato a combattere, si riorganizzi spontaneamente anche dopo la decapitazione dei propri vertici. Con un ultimo colpo di reni, infatti, ero comunque riuscito a ricucire il gap con quel corridore ideale che vedo sempre davanti a me (il me stesso che non ha mai incertezze ed ottiene sempre il massimo) e la media non ne risentì più di tanto.
Pensando a quello, pedalavo e pedalavo, dal fondo della pianura dove abitavo ed abito, fino quasi alle montagne. Era quasi sera (ma si vedeva ancora bene) ed ero praticamente giunto sotto l’Abbazia di Monte…..(dove un assalto delle truppe imperiali venne respinto ai tempi di Matilde di Canossa e di Enrico di Franconia). Tornai verso casa pensando ai miei libri estivi appena comprati.
“Era già l’ora che volge al disio/ i navicanti e intenerisce il core/ lo dì ch’han detto ai dolci amici addio/ E lo novo peregrin d’amore/ punge s’ode squilla di lontano/ che paia il giorno pianger che si more”

Sentivo di esser tornato, come Dante, a riveder le stelle, passato, insomma, dall’Inferno al Purgatorio.

Le illusioni di due anni prima e le delusioni dell’anno prima erano alle spalle: avevo superato la crisi e mi sentivo come in una bella immagine vista in quei giorni sul numero di Autosprint che raccontava del successo di Andrea Dallavilla al Rally del Salento con il quale il pilota bresciano, dopo un periodo buio, si rilanciava nel Campionato Assoluto 1996 contro la Ford Escort Martini di Cunico: la Toyota Celica della Grifone emergeva radendo saettante l’asfalto con l’immenso mare blu sullo sfondo. Anch’io stavo per partire per il mare. Sempre con mia madre, da prossimo diciasettenne. Mai più a Gabicce, però. Dalle Marche dovevo muovermi in Abruzzo. Da nazionalista a quattro ruote, tifavo Alfa Romeo nel Superturismo Italiano (contro Audi e BMW) e il migliore dei piloti di Arese era omonimo e conterraneo di D’Annunzio: Gabriele Tarquini (dopo 22 anni, corre e vince ancora, da ultracinquantenne, con una grinta degna del soprannome “Il Cinghio”). Ero riuscito, dopo una decina d’anni, a ottenere un cambio di destinazione in favore del suo paese natale: Giulianova. Non più le spiagge industrializzate ed i palazzi della riviera romagnola sullo sfondo, ma l’Abruzzo “solitario e selvaggio” dell’autore di “Primo Vere” e delle “Novelle della Pescara”.

Per dirla con il giovane Dante, “incipit vita nova”. Volevo, in quel giugno 1996, rinascere anche intellettualmente, seguendo senza superbia e critiche i consigli degli esperti. Dopo una rapida lettura del processo di Franz Kafka (che ha scolpito in me la traccia indelebile del rigetto a priori di ogni sistema giudiziario non fondato sulla ragione, sulla dimostrabilità e sul diritto alla difesa, come quello che sta delineando ora il femminismo di metoo), mi apprestai ad aprire le pagine della “Coscienza di Zeno” di Italo Svevo.

Beyazid_II
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12/06/2018 | 18:20

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@beautifulgirlsliker

@Teeruk

Sono oltremodo lusingato che l'origine del mio nick susciti in voi tanta curiosità e stimoli tante benevole parole (avessi questo effetto sulle donzelle!). Tale curiosità è un bene puro e prezioso che non ho intenzione di dissipare. Per questo, risponderò senz'altro alla domanda e pubblicamente, ma non qui e non subito. Apro un topic in apposita sezione dove, con un capitolo al giorno, narrerò dei miei sei gradi di separazione rispetto al Sultano Beyazid II Ottomano.

https://www.gnoccatravels.com/viaggiodellagnocca/142772/sei-gradi-di-separazione-ovvero-dellorigine-dei-nick-su-questo-forum/

Dato l'anonimato sostanzialmente garantito dai forum, non ho alcun problema a rendere pubblica la mia "educazione sentimentale", oltre a quella più prosaicamente culturale. E' un po' come parlare a sconosciuti sul treno che non si incontraranno più, oppure a psicanalisti da romanzo di Svevo che non ci cureranno mai....

Beyazid_II
Newbie
12/06/2018 | 18:17

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INTRODUZIONE

Secondo la teoria dei sei gradi di separazione, esistono non più di cinque intermediari che collegano una persona a qualunque personaggio più o meno famoso. Attualmente si dice che con facebook il numero si sia "ridotto" a 3 virgola qualcosa. Cionondimeno, l'omonima trasmissione musicale su radio 3 che tiene compagnia a chi torna dal lavoro in auto, rimane fedele ai sei gradi. Passando dalla musica radiofonica alla vita virtuale, qui spiegherò la catena che collega me al Sultano di Costantinopoli Beyazid II Ottomano. Pubblicherò (se potrò essere assiduo in questo periodo) un capitolo al giorno per spiegare ognuno dei sei "gradi" che mi riguardano. In seguito anche i colleghi potranno fare altrettanto.

Ringrazio @beautifulgirlsliker e @Teeruk per avermi dato l'occasione di spiegare in questo modo il mio rapporto con le donne, la letteratura, il pensiero filosofico, la cultura in generale e, in fin dei conti, la vita. Difficilmente avrei avuto occasione di farlo, perlomeno non in una forma, come vedrete, così "intima" (quasi da psico-analisi).

Vi posso già anticipare, a titolo di sommario, che i miei cinque "intermediari" sono

  • lo scrittore triestino Italo Svevo, autore del primo novecento divenuto un classico per chi prepara la maturità
  • il poeta e uomo di corte medicea Michelangelo Ambrogini, nato a Montepulciano e percò detto "Il Poliziano"
  • il filosofo neoplatonico Marsilio Ficino
  • il professore di filolofia a Basilea Friedrich Nietzsche
  • Sua Santità Papa Alessandro VI, al secolo Cardinale Rodrigo Borgia

Beyazid_II
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08/06/2018 | 22:56

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@FlautoMagico
Facciamo poi, ora devo andare a dormire. Domani ho una cima impegnativa.
Magari apriamo una sezione apposita di "cazzeggio culturale" (così da non disturbare il flusso del discorso qua).

Comunque vedi, avevano ragione le fanciulle: sono saccente. Sono involontariamente riuscito ad irritare anche il saggio e pacato Itaconeti!

P.S.
"fare solo divulgazione" nei confronti di un pubblico femminile non all'altezza della situazione è una metafora forumistica da oscar!

Beyazid_II
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08/06/2018 | 22:47

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@Itaconeti

Mi pareva fosse chiaro dall'incipit che la polemica non è con te, bensì con quel coro di economisti della domenica che spiegano tutto a posteriori, cui oggi si uniscono gli intellettuali (o presunti tali) fino a ieri occupati nel calcio e nelle sessantottate.

L'associazione fra liberismo e marxismo non è affatto polemica, è una constatazione. Sono due opposte facce della stessa medaglia materialista. Se sei arrivato all'ultimo capitolo di Rivolta ti sarà ben chiaro. L'Evola che tu citi metteva al centro lo spirito. Nietzsche, che odiava quella parola, vi metteva la volontà di potenza. Dugin vi mette il popolo. Queste sono alternative. Ma sul fatto che Smith e Marx concordino nel vedere la realtà ruotare attorno all'economia non ci sono dubbi.

Rispetto il tuo pensiero, che era anche il mio fino ad una decina di anni fa. Quando però ho letto di un tale che è stato condannato a qualche giorno di carcere per aver GUARDATO la passeggera di un treno ho capito che non c'era più da sperare nulla in fatto di libertà individuali dal mondo occidentale.
Per non parlare di certe sentenze della SC di Cassazione che affermano la prova della colpevolezza dell'imputato potersi fondare "anche solo esclusivamente" sulla testimonianza della (presunta) vittima, "in assenza di riscontri oggettivi o testimonianze terze atte ad avvalorare dall'esterno l'uno o l'altra tesi" (con giuristi e avvocati compiaciuti di questa possibilità lasciata dai residui fascisti nella giurisprudenza penale, quando una civiltà del diritto dovrebbe inorridire innanzi al vedere preferire, nel dubbio, un innocente in carcere ad un colpevole assolto, solo per non "offendere la donna").

Ho visto che anche qua se ne è parlato, quindi non è un mio abbaglio. Per me, senza fondamenti come la presunzione di innocenza e l'oggettività del confine fra lecito e illecito non si può parlare di "stato di diritto". E men che meno si può parlare di libertà individuale se, con il dilagare della criminalizzazione dell'acquisto di prestazioni sessuali, per ottenere ciò che nessun uomo può evitare di desiderare, è necessario costringersi al servitium amoris (con le sue corvèe, i suoi obblighi, le sue umiliazioni, le sue irrealistiche speranze), o ad orientare socialmente la propria vita secondo quanto piace alle donne in genere (il mio "antieuropeismo" nasce nel momento esatto in cui il parlamento europeo ha votato "quella" risoluzione).

Se a questo aggiungi che ho visto in pochi anni distruggersi il benessere cui ero stato abituato da fanciullo, in seguito ad una crisi nata dalla "finanza creativa" yankee che ha preteso prima di creare valore dal nulla e poi di tappare i buchi riversando i costi sui popoli europei, capisci come non veda più alcun motivo per cui tifare Usa piuttosto che Iran.

Certo, se domattina Trump riuscisse a distruggere brutalmente quel femminismo 2.0 di cui è portavoce il metoo, facendo dell'America la patria, non della teoria gender e delle elucubrazioni sullo "stupro visivo", ma della riscossa maschile, diventerei subito filo-atlantico!

Nel frattempo voglio avere un piano B (Savona docet).

Beyazid_II
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08/06/2018 | 14:27

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@BelButeleto

Mi permetto di aiutarti a spiegarti in pillole il dibattito fra me e Itaconeti (ma dovrei dire fra me e il mondo delle attuali spiegazioni liberal-marxiste):

ITACONETI: “l'attuale declassamento economico e di status dei giovani occidentali del ceto medio ha un'origine oggettiva nella crescita dei paesi dell'ex terzo mondo diventati paesi emergenti”

Tradotto: “è così che dio (oggi il mercato) vuole. Non puoi farci niente, non è colpa di nessuno. E’ determinato dalla notte dei tempi ed umanamente immodificabile. La politica e financo le guerre non servono a cambiare la situazione. Quindi buoni, muti e sottomessi (altrimenti fate la figura degli analfabeti funzionali, degli ignoranti, degli antistorici-antidemocratici). Amen.”

Risposta della Sublime Porta (cioè io, sultano Beyazid II): se anziché rimpiazzare il vecchio dio cristiano (spacciato per onnipotente proprio perché doveva affermare come inevitabili le proprie verità) con il mercato, provassimo ad esautorarne gli attuali sacerdoti (speculatori, economisti, filosofi, giornalisti…e gesuiti)?

ITACONETI: “l'attuale femminismo che indebolisce la vecchia posizione patriarcale del maschio non è matriarcato ma merce venduta dall'industria culturale”

IO: A parte il mio dubbio sulla possibilità di ricondurre a spiegazioni proprie del mondo come rappresentazione (economia, finanza, morale) un rapporto che giace nel mondo come volontà (istinti, strutture psichiche, pulsioni ancestrali), c’è da chiedersi perché tanti maschi occidentali prendano (e paghino) tale merce d’infimo rango come non plus ultra del “glamour” (non intendo solo sessualmente, intendo proprio culturalmente, se penso a quanto intellettuali “progressisti” si rendono complici dell’esaltazione estetico-filosofica della figura femminile e della colpevolizzazione di quella maschile).

ITACONETI: “in questo contesto l'aspirazione del ritorno al passato patriarcale-familista del vecchio ceto medio garantito è un'illusione perdente che fa danni a chi ci prova”

Traduzione: “non ci provate neanche a votare, protestare o combattere il femminismo o più in generale il sistema nelle sue degenerazioni: sarà peggio per voi”

Risposta della Sublime Porta: una tesi che ha come conclusione l’invito alla resa o all’inazione è decisamente sospetta, quando proviene dai gruppi umani che detengono potere, ricchezze e prestigio nell’assetto attuale. E poi chi rimpiange la mogliettina sottomessa tipo Pina Fantozzi? Qui vogliamo solo non essere trattati da merdacce: il femminismo, con la scusa di lottare contro il patriarcato, si arroga il diritto di permettere a qualunque melanzana di fare con noi quello che i dirigenti della megaditta facevano con il ragioniere!

ITACONETI: “quel che conta con la gnocca nel nostro tempo è la 'virilità' del potere d'acquisto e dello status individuale che poi ciascuno si può giocare free o indipay o pay a seconda di età e personalità”

Certo, ma gli under 40 non figli di papà non hanno i soldi per giocare indipay, e il pay diventa sempre più difficile, scadente, poco variegato (ormai si trovano solo rumene) ed ostacolato dalle leggi (specie quelle europee). Se andiamo avanti così si potrà solo giocare al “gioco” delle melanzane, dove esse stanno dalla parte del banco che vince sempre, e noi da quella dello “sfigato” costretto a recitare da seduttore per compiacere la loro vanagloria, da giullare per farle divertire o a fare da punching-ball per gli allenamenti delle stronze. Ammesso che il metoo non renda addirittura ancora più probabile in tutti questi casi la denuncia random. E allora tanto vale andare in galera “gloriosamente” per “attentato all’ordine democratico” piuttosto che con infamia come “molestatore”. Tiriamo fuori le palle nella vita pubblica, nei confronti dell’ordine socio-politico, e vedremo che anche in quella privata saremo rispettati (qui vedo solo incitamenti a “mettersi in gioco” dove la controparte ha potere assoluto, come il corteggiamento, anziché, come fecero i Romani, agire sul “contesto” in modo da rendere più malleabili e conquistabili le Sabine)

P.S.
Piccola annotazione: perché la rivoluzione socialista è fallita (ovvero è stata assorbita dal sistema)? Perché, anziché mettere in discussione la weltanschauung (materialista, egalitaria, internazionalista) del precedente modello liberale l’ha piuttosto esasperata. Questo risponde anche al perché c’è tanto odio (che a volte si fa pure legge) contro ogni visione del mondo anti-materialista, anti-egalitaria, anti-internazionalista. Se una rivoluzione è anche rivoluzione epistemologica può potenzialmente riuscire. E allora via alle accuse ai potenziali rivoluzionari di essere “antiscientifici”, “nemici dell’umanità” (se non proprio “inumani”) e “antistorici”.

Beyazid_II
Newbie
08/06/2018 | 14:21

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@bobreport said:
@Beyazid_II concordo al 100% in ogni singola parola di ogni tuo post, non nascondo una certa invidia nei tuoi confronti sia per la tua intelligenza sia per la tua dialettica.

È sempre un piacere leggere i tuoi interventi.

Eddai, non puoi essere invidioso di un quasi quarantenne che non ha mai potuto/voluto trombare gratis (nonostante libertà da figlio unico, vaga somiglianza con Jacques Villeneuve, patrimonio paterno da dilapidare a piacere, Clio Williams ai tempi del liceo e Lotus Exige ai tempi dei trackdays e delle fighe da paddock). E' vero che ad un certo punto è diventata per me una questione di principio, ma penso che chiunque di voi si sia divertito di più con molto meno.

A cosa mi sono servite istruzione e dialettica? Ad acuire la sofferenza come aveva sperimentato il Leopardi. A farmi sempre dire che "sono troppo saccente "(avevo anche imparato a comporre sonetti, in modo da dire solo complimenti e non rischiare di urtare con argomenti o annoiare con spiegazioni da prof., ma evidentemente "carmina non dant panem neque ficas")..
Insomma, qui qualcuno ci racconta che la cultura serve a conquistare le donne, io ho invece sperimentato che serve semmai ad allontanarle. Non siamo in un film di Woody Allen, dove il romanziere conquista con l'intelletto.
Siamo nella realtà italica dove chattando con una studentessa top (nel senso dello studio: aspirate a filosofia!) capita di ricevere richieste di sinonimi per ogni vocabolo usato diverso dalle cento parole di uso elementare.
E l'esperienza con le straniere è pure peggio: chattando da liceale per migliorare l'inglese, una tipa confessò di capire 1/2 delle mie parole (forse ero troppo Miltoniano...)

Complimenti e felicitazioni a tutti quelli che qui trovano senza fatica modelle studiose e amanti dei dotti.

Io qui sono sinceramente invidioso di chi ha studiato meno. Ha certamente vissuto meglio (se non altro con meno illusioni).

Beyazid_II
Newbie
07/06/2018 | 17:34

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@Itaconeti said:
@Bayazid_II

gli effetti culturali che ben descrivi hanno però delle basi materiali

l'economia di mercato o capitalismo dir si voglia ha due grandi problemi come hanno spiegato adam smith e ricardo ancor prima di marx

i due grandi problemi sono la caduta tendenziale del saggio di profitto - a causa della concorrenza - e l'eccesso di produzione con la necessità di stimolare i consumi

tra le risposte a questi problemi vi è quella decisiva della creazione di nuovi mercati sia in estensione geografica che in spazi della vita

da qui le recenti risposte dell'estensione geografica nell'ex terzo mondo e della copertura di segmenti culturali ex alternativi che siano la musica indie o il femminismo

l'estensione del capitalismo nell'ex terzo mondo ha cambiato i rapporti di forza nella catena internazionale del valore a favore dei paesi emergenti

per cui è finito l'alto potere d'acquisto garantito dei ceti medi occidentali basato sull'estrema povertà nell'ex terzo mondo

per limitare le conseguenze negative di questa riallocazione al ribasso del ceto medio in occidente gli stati si sono indebitati gonfiando la macchina pubblica di spese e dipendenti

così per esempio l'università italiana si è riempita fino al 2008 di docenti moltiplicando sedi e cattedre

e sforna un'offerta di laureati molto più alta della reale domanda di lavoro soprattutto nei dipartimenti umanistici e di scienze sociali

come risultato di questo squilibrio a favore di chi assume si sono abbassati sia lo stipendio che la stabilità di lavoro dei neo laureati

molti dei quali sono costretti a fare lavori per i quali è stato uno spreco l'investimento di soldi e di tempo per fare l'università

il risultato è che i figli del ceto medio non hanno più il reddito e lo status dei padri ma non perchè c'è stato un cattivik che lo ha deciso

perchè senza l'apertura di nuovi mercati nell'ex terzo mondo il sistema sarebbe collassato portando a un terzo mondo planetario

questa perdita di reddito e di status dei giovani attuali ovviamente si ripercuote nel rapporto con la gnocca che cerca nell'uomo la 'virilità'

nel nostro tempo storico la 'virilità' del potere è prima di tutto potere d'acquisto per cui un certo tipo di uomo negli 'anta' può essere percepito più 'virile' del coetaneo

l'altro aspetto della necessaria apertura di nuovi mercati per non collassare è quello degli spazi di vita con la copertura di segmenti ex alternativi al 'sistema'

in ambito gnocca questo ha trasformato il femminismo da rivolta alternativa di streghe in merce dell'industria culturale mainstream

femminismo come merce da passare attraverso cinema e spettacolo e pubblicità con anche un marketing del femminismo per promuoverne il consumo

con la signora negli 'anta' che una volta se la metteva via e ora viene trasformata in milf e gilf a cui vendere abiti e palestra e cosmetici per atteggiarsi sexy come la ventenne

tutto questo non è ritorno del matriarcato ma dissoluzione sia di patriarcato che di matriarcato nell'astratto individuo consumatore

proprio perchè ci sono queste basi materiali del cambiamento in corso è illusorio pensare che si possa tornare indietro nel tempo

è impossibile tornare indietro al ceto medio garantito e familista della vecchia catena internazionale del valore basata su un grande ex terzo mondo poverissimo che non c'è più

l'illusione di riportare indietro il calendario - in particolare in ambito gnocca - produce solo risentimento e impotenza

per tutti - al di là dell'età e della condizione socioeconomica - si tratta di elaborare una strategia personale della gnocca dentro le condizioni attuali

Va bene, ne avevamo già parlato, magari l'origine materiale è quella che tu racconti, ma non puoi arrivarmi a far credere che per "creare segmenti di mercato alternativi" sia davvero necessario, da parte del sistema, sostenere il "femminismo 2.0" con tanto di distruzione dello stato di diritto, abolizione delle grid girls, colpevolizzazione del desideri maschile fino all'abolizione della sfilata in costume a Miss America ed esperimenti sociali per un mondo "senza maschi e senza sesso"!

Il Mughini che sfottevo prima direbbe "ma dai...ma dai..."

Se le cose si spiegassero sic et simpliciter con l'evoluzione del capitalismo, perchè non si potrebbe invece puntare ad un "maschilismo 2.0", con riduzione del potere di scelta e di condizionamento delle donne e pressione sociale, per indurle a concedersi anche agli "uomini beta"? Anche in quel caso la milf sarebbe portata ad acquistare mille prodotti per sembrare ventenne (molto più che se si affermasse davvero l'assurdo della donna uguale all'uomo portata a desiderare carriere e oneri maschili come vorrebbe l'ondata metoo)!

Secondo me, matriarcato o no, questo nazifemminismo, per usare un'immagine cara ad un autore che sicuramente apprezzerai come Mayrink, è un golem che è scappato di mano al rabbino che lo ha costruito. Prova ne è che nessuno, neppure un direttore del FMI (vedi il povero Strauss-Kahn), è al sicuro.

Sono le donne che, grazie a privilegi naturali assolutamente slegati da qualunque costruzione storica e sociale (disparità di desideri, predisposizione all'esser madri), riescono a declinare a loro favore le sfumature di quanto inevitabilmente resta arbitrario anche all'interno della ferrea logica del sistema da te ben spiegata.

A noi spetta reagire.
Invece gli uomini occidentali, per apparire fighi, cool, alla moda, "non retrivi", appoggiano acriticamente le tendenze cui ho accennato (salvo poi rimanerne a turno vittime, vedi il mondo dello spettacolo "democratico" da Weinstein ad Allen).

E' vero che non si può ritornare indietro e che l'italietta degli anni sessanta non potrà più tornare (non è certo di essa che ho nostalgia), ma è anche vero che il tempo della storia non è semplicemente lineare. Non ci sono solo due direzioni (avanti-indietro) come credono i progressisti (che difettano di immaginazione e vedono anche nella storia una classica e banale scopata vaniglia). Il tempo storico è sferico (come Heiddeger aveva tentato maldestramente di spiegare commentando Nietzsche), nel senso che si può decidere in ogni momento quale direzione prendere (a patto, ovviamente, di avere la forza e soprattutto la volontà per farlo: propri a decidere questo "destino" servono le identità e le forze storiche in cui gli uomini si raggruppano). L'immagine della sfera ti fa capire "plasticamente" anche perchè (con sommo scorno degli hegeliani di destra e di sinistra) alcuni aspetti del passato possano rivelarsi meta e modello per il futuro (ma questa espressione non è mia).
Non so se era qui che facevo l'esempio dell'impero asburgico: la sua idea di entità sovranazionale garante di diversi popoli era considerata "superata" ad inizio novecento ed invece, oggi, appare (almeno a me e a Franco Cardini) molto più moderna degli otto-novecenteschi stati-nazione.
Questo solo per dire che "la vita è come una scatola di cioccolatini" (vabbè Forrest Gump è una caduta di tono, ma avevo solo quello da ascoltare durante l'ultimo cinema alla radio che mi tiene compagnia nei miei interminabili viaggi settimanali di andata-ritorno dalle montagne) vale non solo per la vita dei singoli, ma anche per quella delle nazioni.
Non sappiamo mai a priopri quello che ci capiterà.

Machiavelli, osservatore acuto e spregiudicato ma in fondo anche troppo idealista come tutti gli uomini del '500, era convinto che "historia est magistra vitae". Quello che invece si può apprendere leggendo la storia senza pregiudizi e senza idealità, è proprio il contrario (aveva ragione il Guicciardini!), ovvero che non solo cambiano gli eventi, ma cambiano anche le leggi secondo cui gli eventi si succedono. In altre parole, per dirla fra colleghi, quello storico è un "processo non stazionario". Ne consegue che prevedere il futuro con le leggi vere oggi sia illusorio (così come è anacronistico analizzare il passato con lo spirito dei tempi attuali: il medioevo analizzato dai marxisti fa veramente ridere).

30 anni fa non ci saremmo immaginati che nel 2018 ci sarebbe stata una politica italiana capovolta con la sinistra attaccata ad argomenti dell'ultradestra liberista e portabandiera della Nato e una destra sostenitrice di istanze da sinistra nazionale di inizio secolo ed alleata della Russia.

15 anni fa sarebbe stato impensabile non dare ragione al Francis Fukuyama della "fine della storia", ed invece oggi il "verde pascolo" liberal-progressista in cui tutti sarebbero stati felici perchè non sarebbe più successo nulla è svanito come un sogni di fanciullo. Il "gendarme internazionale" che pareva unico attore mondiale deve non solo affrontare nuovi rivali, ma pure guardarsi le spalle (o le viscere: vedi Trump).

Non sta scritto da nessuna parte che il finale debba essere quello scritto da te, da me, dai guru di repubblica o dalle femministe.

D'altronde, non mi sembra che in Russia o in Cina, paesi dove il PIL viaggia più veloce che da noi, si siano aperte le porte come in occidente alla versione demagogica e contronatura del femminismo (anzi, lì la tradizione, sia pure minuscola, è un elemento dello sviluppo)....

Beyazid_II
Newbie
06/06/2018 | 19:41

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@Itaconeti said:
recentemente il figlio 20enne di uno che conosco pochi giorni dopo aver perso il lavoro - e quindi lo stipendio che stando con i suoi gli permetteva un certo stile di vita - è stato mollato dalla fidanzata studentessa che si è messa poco dopo con un altro

Mi perdonerà il mai abbastanza compianto Lucio Battisti, ma l'assist è troppo ghiotto:

"CapirLe tu non puoi

Tu chiamale, se vuoi

PUTT...oni"

Beyazid_II
Newbie
06/06/2018 | 19:39

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@Itaconeti said:
bisogna distinguere la realtà dei fatti dai giudizi di valore che ciascuno può dare ma che non cambiano la realtà

perciò dopo tanti giudizi di valore anche opposti farò un discorso realistico sulla nicchia di relazioni con grande differenza d'età

concordo che se parliamo di free puro di solito una 20enne punta al massimo a un 30-40enne

ma se parliamo di relazioni semifree/indipay - mix di feeling e interesse - questi limiti di età saltano

anche perchè ci sono molte più 20enni alla ricerca di un uomo facoltoso negli 'anta' che uomini facoltosi negli anta alla ricerca di una 20enne da sponsorizzare

sul più grande sito internazionale in lingua inglese di dating di questo tipo ci sono 4 sugar baby iscritte per ogni sugar daddy

il rapporto di 4 a 1 - più o meno riscontrabile anche extra web - in questo contesto cambia a favore dell'uomo i 'rapporti di forza' con la 20enne

lo standard normale è che ogni 20enne ha X volte uomini di ogni età pronti a sbavarle dietro

invece ogni 20enne sugar baby che cerca uno sugar daddy ha altre 3 concorrenti

e se vuole uno sugar daddy di qualità - fisico ben tenuto e personalità interessante e stile di vita attivo - le concorrenti diventano molte di più

di conseguenza solo le più belle - spesso modelline o modeltype - ce la fanno e comunque sanno di poter essere facilmente sostituite

in questo contesto competitivo sfavorevole anche la melanzana non si comporta più da melanzana ma da geisha se vuole raggiungere e mantenere il suo obiettivo

Buono a sapersi. Delle escort, ultimamente, mi sto infatti annoiando (non credevo avrebbe mai potuto succedere!). Quando mi sarò definitivamente sistemato dal lato lavorativo-economico, terrò certamente conto di queste utili indicazioni per un eventuale "salto di campo". Per curare l'indipay, vedo, serve una certa porzione di risorse nervose e mentali che ora, ahimè, devo riservare completamente all'inconquistabile Anvur.

Beyazid_II
Newbie
06/06/2018 | 19:35

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@Itaconeti said:
si continuano a intrecciare due temi diversi

uno è un tema di massa e cioè che le 20enni in generale hanno comunemente relazioni non solo con coetanei ma anche con 30-40enni

essendo questo un fatto comune lo si nota facilmente in giro

l'altro - quello del topic - è un tema di nicchia e cioè che le strafighe come modelle e simili spesso oltrepassano questa soglia di differenza d'età per stare con 50-60enni di un certo tipo

essendo questo un fatto di nicchia lo si può notare solo frequentando certi ambienti o se per caso - come nel topic - si conosce qualcuno come la modella ex compagna di scuola

che la soglia massima di differenza d'età per le 20enni sia con i 30-40enni è sancito dalla cultura piccolo-borghese che ha messo questi limiti in ottica di famiglia e figli

gli ambienti bohemienne - con cui spesso le modelle entrano in contatto - hanno uno stile di vita diverso da quello piccolo-borghese e fanno saltare i suoi limiti

per cui la coppia oltre i limiti non solo se ne frega del giudizio piccolo-borghese ma anzi si diverte a provocarlo e scandalizzarlo

Questo è il post più equilibrato e analitico mai scritto sul tema.

Beyazid_II
Newbie
06/06/2018 | 19:27

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@beautifulgirlsliker said:
@Beyazid_II
commento molto interessante..come del resto sempre i tuoi, purtroppo rari, contributi che giustamente evidenziano l'aspetto culturale e le αἰτίαι polibianamente intese delle cose...
io su alcune cose sarei più nuancé ma non posso darti torto nella tua denuncia dell'iper-femminismo e dell'androfobia (ormai, temo, in certi casi sono giunti a questo, specialmente in certi milieux nordeuropei)
la cavalleria (punto c) però la manterrei...sarò un po' retro, ma la donna in certi casi va trattata con la massima cavalleria e non si deve lesinarle galanteria e rispetto. ..però, va anche scopata alla prima occasione, sia chiaro

Anch'io mi permetto di essere retrò, ma solo con le escort. D'altronde, un conquistatore più autorevole di me disse: si devono trattare le principesse da puttane e le puttane da principesse.

Beyazid_II
Newbie
06/06/2018 | 19:23

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@billy-the-kid said:
Un cugino oltre i 60 di mio padre ha una strafiga sui 25 circa
Biondona sui 1.80, fisico e viso da copertina, si muove da infarto, fa la modella
Per chi la conosce bene è una supermelanzana stronzissima, se la tira a mille
Una vera iena mi dicono, ma con lui sembra una cagnetta obbediente al guinzaglio
Il cugino di mio padre è alto 1.90, è dinamico, si tiene in forma, esce di sera, viaggia molto
Non è nato ricco, ma si è fatto il culo da giovane lavorando e studiando, ha fatto master
Ora tra noi ventenni non vedo questa volontà di farsi il culo per il futuro
Si vorrebbe tutto subito, strafiga compresa, ma non funziona così

Sembrano i discorsi di mio padre (ed io non ho più vent'anni).
Veri (forse) 30 anni fa!
Ma come ha detto Bob, non siamo più nel 1988, e non solo perchè nel cinema filofemminista (e politically correct) di oggi non sono più possibili le risate grasse e gaudenti che si facevano con Jerri Calà durante i "vacanze di Natale" di quegli anni, a base di gnocca, ("cosa ci trovano le donne in un pupazzo come te? - non sono bello, piaccio"), sesso ("mia moglie è una santa - santa Permaflex, la santa protettrice del materasso") e amore per le auto veloci ("dille qualcosa di spinto - Ferrari Turbo").

Se i ventenni di oggi non vogliono più farsi il culo per il futuro hanno perfettamente ragione. Il futuro è stato loro rubato (o è stato lasciato rubare) dalla generazione precedente.

Supponiamo che un ventenne si faccia il culo nello studio (perchè la cultura serve sempre).
Ma poi?
Dovrebbe farsi il culo in una società di consulenza tipo "Acc.....", lavorando 25 ore al giorno pure di sabato? Bene, ma per cosa? Per farsi licenziare quando all'azienda è più conveniente assumere una altro neolaureato (magari meno studioso, più ingenuo, più manovrabile)?

Dovrebbe accettare di lavorare in un call center o come cameriere, o come fattorino? Bene, ma con quale risultato? Quello di vedere i suoi coetanei stranieri sfruttare lo stesso periodo per fare esperienze molto più qualificanti e guadagnare un vantaggio competitivo incolmabile (quando si parla di competizione globale si deve intendere proprio questo!) ?

Dovrebbe andare all'estero? Forse sì, ma se i figli migliori se ne devono andare all'esterno per un lavoro pagato e rispettato, significa che i padri non solo si sono scopati a pay o a indipay o a free puttane estiche o italiche più o meno dichiarate, ma hanno proprio mandato a puttane la nazione.

Ah, certo, i giovani sono choosy...E da chi viene la critica ai giovani di oggi? Da chi non ha avuto bisogno di cercare lavoro neanche per un minuto (perchè aveva garantito il posto all'università da cui ancora oggi pontifica). Dalle generazioni sessantottine e post-sessantottine che si lamentavano per principio (me le ricordo ancora quando "occupavano la scuola" come immancabile evento sociale dell'anno), che facevano i contestatori ed i rivoluzionari di professione quando l'Italia funzionava, c'era il boom economico, il lavoro era tutelato e lo studio garantiva un buon impiego!

Ben rappresentati da quella mummia bianconera di Mughini che si crede un intellettuale perchè "ha fatto il 68" ed invece è solo un poveraccio che per difendere quelle due lire guadagnate scrivendo e dicendo banalità sui media di Berlusconi è passato da slogan come "vietato vietare" o "immaginazione al potere" al politicamente corretto del "vietato contraddire i mercati" e "potere allo spread". Aveva proprio ragione Schopenhauer quando diceva che i seguaci di Hegel sono dei "mangiam....".

Ed ora che, anche grazie alla loro accondiscendenza verso "l'inevitabile corso della storia" (traducendo dall'hegeliano al debenoistiano: "la dittatura del turbocapitalismo") l'Italia da sesta potenza mondiale è passata ben dietro la Corea, siamo in crisi quasi ininterrottamente da un quarto di secolo (con gli ultimi 10 anni disastrosi nonostante le "cure europee"), la ricchezza è stata traslata nel far east, il lavoro non c'è se non per pochissimi privilegiati o fortunati ed un secolo di conquiste sindacali è stato azzerato dai dogmi neoliberisti che hanno fatto breccia a sinistra ancora più che a destra, i padri danno la colpa ai figli delle conseguenze?

E' la generazione dei "padri" che ha creato il debito e consumato tutte le risorse. Quella dei figli sta solo cercando di sopravvivere.

"Ai miei tempi eravamo più...." è un discorso da laudator temporis acti. Si è sempre detto così, ma con una differenza.
A quei tempi gli "uomini maturi" di oggi si lamentavano (da giovani) continuamente di una società nella quale, comunque, conseguire una buona laurea significava ottenere un buon lavoro, accusandola di "essere troppo conformista", di "non essere amica dei giovani", "non rispondere alle istanza politiche" ed altre amenità del genere. Almeno, i motivi per cui i giovani di oggi si lamentano sono molto più oggettivi e tangibili!
A quei tempi, aggiungo io, non si poteva licenziare nessuno e si andava in pensione presto, ecco perchè oggi non ci sono nè lavoro né soldi!

Con questo non voglio dire che fra i giovani d'oggi non ci siano sfaccendati, ignoranti e piagnoni. Ce ne sono sempre stati e sempre ce ne saranno. Quando però anche ottenere un ecomio ufficiale al termine degli studi liceali significa non esclude l'essere fatti sentire "sfigati" dalla (presunta) fighetta di turno, anche laurearsi in corso, con il massimo dei voti e la media del 29 virgola (in ingegneria le lodi non alzano la media) non esime dall'accusa di "non essere capaci di sacrificarsi", anche fare la tesi all'estero non impedisce di essere trattati come l'ultima fantozziana merdaccia da una qualunque multinazionale (le multinazionali in Italia se la tirano più delle fighe in fatto di presunta "selezione"), quando anche l'essere disposti a trasferirsi quasi-ovunque nel mondo non cancella la qualifica di "bamboccioni", allora non sono sbagliati i giovani come generazione, è sbagliata l'Italia.

Quelli un po' più vecchi di me che criticano i più giovani dall'alto delle loro (presunte) "fortune" personali dovrebbero pensare a cosa sarebbe la loro vita se dovessero reiniziare ora, con le regole e la situazione economica. sociale e storica di adesso. Non riescono a capire che anche chi nascesse più bravo e volitivo di loro non avrebbe più, in linea generale, le stesse possibilità. Questo credo, è il punto che né le generazioni "cavalleresche" di Berlusconi, né quelle "ruspanti" e politically correct di Renzi riescono più a cogliere. E che solo i coetanei degli sventurati giovani italiani hanno colto (andate a vedere la distribuzione del voto per fasce di età e sesso per credere).

Buon lavoro, Professor Conte: ne hai da fare per ricostruire quando quei "maturi" e "responsabili" dei nostri padri hanno lasciato distruggere!

P.S.
Per quanto strettamente attinente al topic, è pur vero molto di quanto scrivono i senatori del forum (che non è troppo distante da quanto si diceva quest'estate a proposito di come le giovani e belle donne non siano simmetricamente attratte dalla bellezza maschile e dalla gioventù, ma da ben altre doti che solo il tempo e l'esperienza possono sviluppare e solo particolari occasioni di colloquio non banale rivelare alla donna).
Non potevo, però, lasciar passare sotto silenzio l'ingrata irrisione a chi è un po' più giovane (e parecchio più sfortunato) di me.
Perchè quanto ha scritto qualcuno sull'innaturalità del dover aspettare l'età della pensione per poter corteggiare con successo è assolutamente vero!
Fortunate in tutto le generazioni degli attuali 40/50/60. Hanno fatto appena in tempo a salire sul trenino del benessere e delle tutele del dopoguerra. E chi è rimasto giù dal treno si limita a lamentarsi sui forum. Ringrazino che i giovani sono "bamboccioni". Se fossero uomini, altro che "governo del cambiamento": scenderebbero in piazza con l'AK47 ed instaurerebbero una dittatura del "proletariato giovanile" (magari rinnegando il comunismo pseudoscientifico di Marx ed ispirandosi invece al Platone fautore della "messa in comune" delle donne).
E te lo dice uno che era sempre stato conservatore e di destra. Ma davanti a certe vaccate:

  • tipo schierarsi con il femminismo per apparire più "cool", più evoluti agli occhi delle donne di oggi, fregandosene se ai propri simili vengono sequestrati diritti, ricchezze e occasioni, e contando di non dover mai pagare il fio, protetti come si è dalla propria situazione socio-economica, (al netto del fatto che tale gabbia protettiva sia oggi illusoria: anche Strauss-Kahn, Weinstein e compagnia erano filofemministi sicuri di essere intoccabili);
  • tipo aver permesso al femminismo di far danni per poi incolpare i giovani stessi delle conseguenze ("i giovani non hanno autostima e personalità" - e sfido, li lasciate allevare da maestre misantrope e femministe e tenere a balia dai media antimaschili...come fanno ad avere idea di cosa sarebbe un uomo? come fanno anche solo a voler essere uomini, dato che tutto quanto di male esiste è identificato con "lui"?).

Non potevo tacere. Ultima provocazione (molto attuale) sul perché i giovani fanno bene ad essere nichilisti, a comportarsi da cicale, a non imprare a corteggiare e a limitarsi a dissipare le ricchezze paterne. A che serve sacrificare una vita intera se quanto di materiale e ideale si costruisce in essa, pensando alla propria sicurezza, al proprio benessere, al proprio prestigio, alla propria discendenza, può venire spazzato via in ogni momento con la sola parola di una donna o la sentenza di un tribunale emessa anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza e sempre senza che altro dalla soggettiva sensibilità della donna definisca per giunta a posteriori cosa sia "molestia"?

Beyazid_II
Newbie
06/06/2018 | 17:51

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@bobreport said:

@ir_pelato said:
i giovani d oggi non hanno lavoro perchè non hanno umilta io a 14 anni gia lavoravo,oggi stanno a farsi le canne alle superiori e poi vogliono il lavoro semplice sotto casa e comprarsi il macchinone,se metti un annuncio che cerchoi una badante che so per una zia che è rimasta sola voglio vedere quanti giovani italiani/e si presentano

Concordo, ma c'è anche da dire che la situazione lavorativa attuale è molto differente da quella del 1988, all'epoca si poteva tranquillamente metter su famiglia con solo il diploma.

Ora invece i datori di lavoro pagano dai 2 ai 3€ l'ora, sia a nero sia in stage più o meno legali, ma che nei fatti si tramutano in vero e proprio schiavismo, tutto questo perché così i giovani: "fanno esperienza".
Comunque se non trovano qualche italiano che è disposto a lavorare in queste condizioni, di sicuro trovano qualche immigrato irregolare, che pur di guadagnare qualche soldo, non si fa problemi di alcun tipo.

Se poi considerate una paga di 2-3€ l'ora un "giusta retribuzione", questo è un altro discorso...

Verissimo.

E se queste sono "solo" le cause materiali. Ad esse si aggiungono, non meno rilevantemente, quelle "spirituali":

a) la cultura "ufficiale" (o, come dicono gli anglofili, "mainstream"), dalla quale tutto quanto è più o meno ragionevolmente sentito come maschile viene presentato come brutto, sporco, rozzo, cattivo, primitivo, violento, banale, mentre quanto è più o meno fondatamente visto femminile come a presciondere bello, puro, raffinato, buono, evoluto, pacifico, complesso (anche quando la realtà dell'arte, dei sentimenti, della vita e della storia mostrerebbe piuttosto il contrario);

b) lo stile pubblicitario (se vi ricordate certe pubblicità della Breil che nessuna presidenta della camera si è mai sognata di voler censurare come offesa di genere) e "hollywoodiano" (basta accendere a caso su una qualunque commedia o serie TV), il quale invariabilmente presenta il maschio o come bruto e violento da punire in ogni modo, a partire dai calci nelle palle, o come un freddo specchio su cui provare l'avvenenza, un pezzo di legno innanzi a cui permettersi di tutto (qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi inflizione di tensione emotiva, irrisione al disio, umiliazione sessuale, riduzione al nulla davanti a sè o agli altri, dolore nel corpo e nella psiche, inappagamento fisico e mentale se reiterato fino all'ossessione e all'impossibilità di sorridere alla vita e al sesso, disagio da sessuale ad esistenziale con conseguenze variabili dall'anoressia sessuale al suicidio), un vuoto pupazzo insomma da sollevare nell'illusione solo per farlo cadere nella delusione con il massimo possibile di sofferenza fisica e mentale e di umiliazione pubblica e privata;

c) la stupidità cavalleresca e la demagogia femminista, le quali abituano le giovin ragazze al "diritto" a permettersi di tutto innanzi all'uomo (qualsiasi ferimento intimo, qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi irrisione al disio, qualsiasi umiliazione pubblica e privata, qualsiasi inflizione di dolore al corpo e alla psiche, senso di nullità davanti alla bellezza non compensabile, inappagamento fisico e mentale, disagio da sessuale ad esistenziale), o meglio, al ragazzo, proprio in quella delicata fase adolescenziale (o post adolescenziale) in cui (a causa dell'età) non possiede ancora nè ricchezze nè poteri con cui bilanciare la bellezza che già fiorisce sulle coetanee e (a causa del tempo non ancora maturo per la costruzione di un'immagine di sè valutata dal mondo) non ha ancora la possibilità di mostrare eccellenza in doti conferenti primato o prestigio sociale (magari anche solo nel microcosmo di società scolare o amicare in cui vive);

d) un concetto di "parità" che comprende tanto il prendere a schiaffi (simbolicamente, in copertina di certi libri come ""La fine del maschio e l'ascesa delle donne" uscito l'otto marzo di un lustro fa,, e quindi realmente nel mondo degli affetti, dell'economia e degli interessi vitali in genere) gli uomini quanto il far finire la loro vita come "genere" (spacciando tale ritorno al matriarcato preistorico come "progresso storico") e che comunque, tende sempre più ad impedire (con "quote rosa", iniziative e ministeri "ad hoc", convenzioni internazionali, scelte aziendali e quant'altro) agli uomini di bilanciare il privilegio naturale femminile con lo studio, il lavoro, la posizione di sociale di potere, prestigio, preminenzae quant'altro possa discendere da merito (o fortune) individuali (anzi, secondo l'andazzo del metoo questo umano ed equo tentativo di compensare quanto in desiderabilità e potere è dato alle donne per natura dalle disparità di numeri e desideri nell'amore sessuale - oltrechè a quelle psicologiche correlata alla predisposizione all'esser madri - sarebbe la radice della "molestia") ;

e) le prefigurazioni "culturali" e (pseudo)scientifiche (in Svezia perdono tempo anche su questo!) di un mondo senza uomini bello e possibile e certe esaltazioni a senso unico del femminile oscillanti fra il trionfalismo e l'eterno vittimismo, con tutto ciò che ne consegue in termini tanto di distruzione dell'autostima e della psiche dei giovani maschi ancora privi per forza di cose di ruolo sociale e sessuale, quanto di riduzione de facto di ogni uguaglianza effettiva davanti alla legge, di ogni possibilità sociale di dissenso e di ogni residuo principio di presunzione di innocenza, oggettività del diritto e proporzionalità della pena, tendono a costituire con altri mezzi ed altri paraventi un totalitarismo femminista non dissimile da quanto viene comunemente identificato nel nazismo.

Se dovessi iniziare ora il mio percorso scolastico, con la cultura gender alle elementari, la propaganda femminista dalle medie, la stronzaggine femminile nelle superiori, e la caccia alle streghe sul lavoro, forse farei peggio dell'ex-ministra Fedeli! Altro che escort, avrei bisogno delle assistenti sociali!

I più giovani di me hanno tutto la mia comprensione in questa ginecocrazia plebea che è l'occidente, in questa cloaca di femminismo che è la società americanizzata! E non saper conquistare una ragazza, anzi, non riuscire neanche a sorridere quando per caso vediamo una di loro avvicinarsi, è forse solo il danno minore che il femminismo ha prodotto sull'autostima del nostro genere.

Per fortuna che il pay c'è ancora, se Dio vuole. Sante escort orate pro nobis!

Beyazid_II
Newbie
21/05/2018 | 18:46

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@FlautoMagico said:
@Beyazid_II io sono contro i femminicidi dovunque e comunque, quindi rinuncio unilateralmente ai miei diritti perché c'è un altro maschio (con cui in comune ho solo il pisello) che prevarica i suoi.

Quando i femminicidi saranno pari ai maschicidi tornerò a interessarmi ai miei diritti. E scusa la sintesi…

Sintesi, sì, sintesi della Grande Menzogna Femminista (GMF: tanto agli ingegneri gli acronimi piacciono). Ma ti pagano per propagandarla "here and now" o lo fai gratis?

Se sostituiamo il "genere" con la "razza" (tutto volutamente virgolettato), quello che tu delinei per il maschio è molto simile al concetto di "ebreo per bene" definito dai nazisti, contento di fare da capro espiatorio per presunte colpe altrui.

Contento tu....

Io (e vedo sempre più anche altri) non siamo però proprio contenti di questo ruolo espiatorio. In primis, anche se fosse vera la premessa (donne oppresse) non sarebbe ragionevole la conclusione (colpa collettiva da pagare tutti). In secundis, la premessa è falsa (vedi il mio intervento di prima).
Inoltre, sia detto di passaggio tanto per uscire dall'individualismo eudemonico e moralista delle colpe e delle felicità da ricercare, aver generato (anche grazie a quei valori virili, aristocratici e guerrieri dannati e condannati dal grigio diluvio democratico odierno, ma al contrario cantati ed esaltati dall'Iliade, dall'Eneide, dalla Baghavad Gita, dai Poemi Persiani, dall'Edda, dal Beowulf, perchè fondamento etico-spirituale della Grecia, di Roma, dell'India Vedica, della Persia iranica della Germania Sacra e Imperiale, di tutti quei grandi popoli indoeuropei capaci insomma di fondare città e civiltà, di "generare verso l'alto", di produrre storia, di non limitarsi a rimanere prigionieri della specie come l'umanità primordiale serva del matriarcato e capace solo di raffigurare tettone di terracotta) quella civiltà oggi "occidentale" (ovvero al tramonto) ma ancora ben radiosa (tanto che le donne stesse finiscono per amarla e insegnarla ai ragazzi nei suoi albori greco-romani e che non abbandonerebbero mai in favore di un villaggio matriarcale amazzonico privo delle comodità portate dagli ingegneri) di cui credono sia stato perenne loro diritto far parte (anche se non è iniziata certo con le società matriarcali), potrebbe essere un merito anzichè una colpa (altro che il "chiedo scusa per la storia" della serie "here and now"!).
Il femminismo, da questo punto di vista, è una versione "di genere" dell'odio dell'impotenza spiegato da Nietzsche: poichè sono state le civiltà patriarcali e non quelle matriarcali a fondare la storia, le matriarche si vendicano "ex-post" chiamando colpa il fatto stesso di aver avuto successo storico (danno la colpa a noi, insomma, che il loro tentativo di storia sia fallito).

Adesso che con i ben noti metodi "da sacerdote" il femminismo (in quanto parte della più generale sovversione egalitaria) ha successo (e lo si vede dall'insuccesso generale dell'Europa che lo ha incubato) si salvi chi può. Nemmeno io mi prendo più sul serio quando parlo di ideali e società. Penso, come tutti gli altri qui, solo a vivere sopportabilmente, Ci sono cose, però, che nè come maschio nè come uomo si possono sopportare (come la distruzione dell'oggettività nel diritto o l'abolizione della presunzione di innocenza, o il passaggio dalla responsabilità penale personale alla colpa collettiva, o il terrore giudiziario giacobino/neopuritano del "me too", o la denigrazione mediatica che inizia fin dai banchi di scuola e finisce in ogni film di Hollywood). O che io (ed altri, a quanto pare) abbiamo sopportato abbastanza (tipo la stronzaggine diventata non solo costume ma pure diritto).

Se la metti in questo modo, allora io, che sono contro la stronzaggine femminile sempre e comunque, dovrei rinunciare a difendere qualunque donna finchè ce ne sarà un'altra che approfitterà dei suoi diritti (o dei suoi priivilegi naturali) per prevaricare gli uomini.

Quello che il femminismo ci ha dichiarato è una guerra (se ne era parlato a lungo anche su questo forum qualche tempo fa). Se tu ti schieri con esso perchè a tuo dire hai con gli altri maschi in comune soltanto il pisello, allora, hai un solo nome, che comincia per "T" (e non è transgender...).

Inutile a questo punto continuare a discutere.

P.S.
I maschicidi sono già di più dei femminicidi, vedi punti 4) e 5) del mio non sintetico intervento.

Beyazid_II
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21/05/2018 | 17:54

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@FlautoMagico said:
Propongo di cambiare il topic in "oggi ci va di cazzeggiare"…

E allora tanto vale entrare nel merito della questione. Elenco uno ad uno i "sette peccati capitali" della propaganda femminista che rendono la "violenza maschile", così come presentata dai media, una montatura più che un allarme sociale.

1) I cosiddetti “grandi numeri” della violenza nascono da “sondaggi” nei quali alla voce “violenza” viene conteggiata qualunque risposta positiva a domande del genere “ha mai alzato la voce?“, “ha mai mostrato disprezzo per le tue opinioni?”, “ti ha mai rifiutato qualcosa”, o “ti ha mai criticata”, cui qualunque persona non abbia vissuto soltanto nella cella di un commento potrebbe dire “sì” pur senza avendo subito nulla di oggettivamente violento dall'altro sesso. Se le stesse domande e gli stessi criteri di definizione lasca, arbitraria ed unilaterale di violenza (senza peraltro alcun obbligo di riscontro o possibilità per la controparte di ribattere) fossero concessi anche agli uomini, si scoprirebbe che, magari non due uomini su tre, ma proprio tre su tre hanno subito violenza fisica o psicologica dalle donne.

2) Parlando di fatti decisamente più gravi e dimostrabili, non vi è alcuna “emergenza femminicidio”. I dati basati sulla realtà non registrano da decenni alcun aumento delle uccisioni di donne da parte di uomini. I giornali ne parlano solo perché, da qualche anno, c'è la volontà di vedere ogni singolo caso come parte di un intento “collettivo” maschile di “genocidio”. Certo, umanamente, anche un caso soltanto è "troppo". Lo stesso però potrebbe essere detto di ogni omicidio, anzi, di ogni reato. Gli omicidi sono sempre "troppi", ma se da anni sono assestati su un minimo statisticamente "fisiologico" (343, l’anno scorso, su milioni di abitanti), non si può gridare all'allarme sicurezza solo perchè non sono ridotti a zero. Lo stesso dicasi per i furti. Parlare di "escalation" quando i dati non si discostano dallo storico serve solo a creare insicurezza a fini politici. Tutti ci auguriamo che nessuno ruba o uccida. Nessuno giustifica il furto o l'omicidio in alcun modo, nè ne sminuisce la gravità. Il fatto però che, nonostante questo, furto ed omicidio non siano spariti del tutto “in anni e anni di parole”, non autorizza nessuno a sostenere che gli Italiani "abbiano una sospetta complicità con i ladri" o "siano portatori di una cultura in parte omicida". Questo sarebbe, ancora una volta, lo schema di ragionamento "medievale" che punta a far sentire in colpa le persone "collettivamente" (per l'inevitabile "peccato" che segna il genere umano) in modo da far poi loro accettare qualunque sopruso e qualunque assurdità come "redenzione". E l'ultimo femminismo, Boldrini in testa, sta facendo proprio questo contro gli uomini. Utilizzando alcuni episodi di cronaca nera come "paradigmatici" (quando, numeri alla mano, sono l'eccezione, non la regola), si sta montando una campagna diffamatoria contro il genere maschile, tentando di giustificare con essa futuri provvedimenti contrari al diritto ed alla ragione (come, ad esempio, con la scusa di "proteggere prima le vittime", dare a qualunque donna il potere di mandare in galera qualunque uomo con la sola parola dell'accusa, anche prima ed anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta "violenza", come già avviene in certi caso nell'anglosfera) e per far accettare in toto, senza possibilità di replica, riflessione e dibattimento, la “narrazione femminista” di cui si è discusso nei capitoli precedenti (chi non è d'accordo con essa è tacciato di maschilismo, di complicità con i violenti, di collusione con la "cultura della violenza").

3) Il fatto che il cosiddetto femminicidio sia una montatura non vuol dire che reati contro le donne non esistano, ma semplicemente che sono spesso la spia non di una particolare "malvagità" maschile, bensì di una umana incapacità di tollerare la perfidia femminea unita all'oppressione femminista. Si usa spesso snocciolare cifre di omicidi e degli omicidi/suicidi per passione. Le cifre non sono bilanciate. Si riporta il marito che (magari prima di vedersi costretto a vivere privato degli affetti e dei beni, della casa, delle ricchezze e dei figliuoli, e dunque delle ragioni e dei mezzi per vivere) uccide la moglie, ma non si riporta il ragazzo che, caduto nella trappola amorosa della "dama" di turno, si impicca per disperazione sentimentale. La violenza è nel mondo, e per ovvi motivi gli uomini tendono ad usare quella fisica, le donne quella psicologica, ma non è scontato quale delle due sia più grave. Dipende dai casi. Inoltre non ci si può stupire se con l’inganno si genera quasi la follia nell’animo altrui e le reazioni sono inconsulte. Non vi è infatti il diritto di molestare nel sesso il prossimo con la menzogna o la falsa illusione (sia essa fisica o psicologica), né per gli uomini né per le donne. Se ammettete l'irrazionalità nel comportamento umano dovete ammetterla in amendue i sessi, non solo dove vi fa comodo. Fra uno che spara e una che suscita ad arte la disperazione per indurre al suicidio non trovo differenza. Distinguerei poi i delitti fra fidanzati e amanti, il cui movente è solo passionale puramente, da quelli fra coniugi, in cui subentrano molti altri fattori, quali la necessità di sopravvivere economicamente, di non farsi defraudare degli averi e dei figli, di doversi ricostruire una vita, di veder distrutto tutto quello per cui si era lavorato e sofferto (la famiglia, i beni, la casa ecc., l'avvenire sereno in famiglia, la vecchiaia consolatrice ecc.). Nel primo caso, spesso, il tutto è accompagnato sovente dal suicidio (per cui è il classico esempio di ciò che si dice "omicidio altruista"): si tratta di una dimostrazione di quanto detto da Nietzsche: "le donne sembrano sentimentali, gli uomini invece lo sono. Gli uomini sembrano crudeli, le donne invece lo sono". Se noi uomini fossimo davvero crudeli di una superficialità da rieducare, come vuole il femminismo, non potremmo essere portati alla disperazione da motivi sentimentali. Nessuno ucciderebbe o si suiciderebbe se considerasse l'amore come puro divertimento sessuale e la donna un mero “oggetto di desiderio”, come siamo accusati di fare. Se davvero spesso gli uomini non possono rassegnarsi alla perdita dell'amata (come non vi si sono rassegnati i poeti da Tibullo a Petrarca) è invece solo e soltanto perché quanto per le donne, alla fine, è solo un mezzo per ottenere apprezzamenti, appagamenti di vanità, sicurezza per la prole, bella vita per sè, regali, mantenimenti o anche solo momenti psicologicamente piacevoli, per gli uomini è davvero, parafrasando il Tasso, "vita de la loro vita", un'essenza e un senso vitale senza i quali la vita stessa perde significato e al di là dei quali resta solo la possibilità di uccidere o essere uccisi. Se solo gli omicidi commessi per mano maschile fossero maggiori di quelli compiuti da donne, allora si potrebbe (volendo rimanere ciechi alle motivazioni di chi di fatto viene in occidente dalle donne vampirizzato con beneficio di legge) ancora ammettere per ipotesi la tesi della "violenza maschile". Poichè invece, parallelamente, anche i suicidi amorosi sono maggiori da parte degli uomini, allora si deve concludere in favore della mia tesi. E far passare per maggiore malvagità quanto è invece maggiore e più profonda sentimentalità significa avere nel cuore non il chiaro di luna, bensì il NERO DI SEPPIA. Nel secondo caso, invece, il tema amoroso non è sempre quello scatenante. Come detto, vi sono altri elementi decisivi. Lo vedo quasi come un distruggere pria di essere distrutti, una sorta di "muoia Sansone con tutti i filistei (le filistee?)". Spesso si tratta di una lotta per la sopravvivenza, di una vendetta per non subire la distruzione della propria famiglia, della propria identità, della propria vita, della propria dignità, del proprio onore. La vita dell'uomo separato è troppo spesso simile a quella dell'esule: senza famiglia, privato degli averi, della casa, dei mezzi di spostamento, spesso inviso all'ambiente sociale, lontano dai figli, vaga in cerca di una nuova vita, di un tetto e di un lavoro (anche umile o faticoso) che gli permetta di pagare i debiti (magari un mutuo contratto per la casa ora non più sua) e gli alimenti. Vi è chi prende tutto con dignità e con filosofia e con entusiasmo ricomincia daccapo (anzi, da meno quello che deve pagare della vita precedente), e chi invece concepisce tutto questo come un'insanabile ingiustizia (perché, se i sessi sono pari, i figli e la casa finiscono sempre alla donna, e la colpa quasi sempre a lui? Perché i capricci e le difficoltà psicologiche della donna sono sempre giustificate, con frasi del genere "è insoddisfatta della vita di coppia, della noia casalinga o del doppio lavoro ecc., del disinteresse del marito, si sente oppressa, soffocata ecc." e quelle dell'uomo, come le scappatelle, no?) alla quale si ribella nel solo modo possibile (una volta che la legge e la società gli sono contro): quello del tirannicida alfieriano (o, se vogliamo, del terrorista). Poichè però si tratta di migliaia di casi su milioni di cittadini e di cittadine, e che, per dirla chiaramente, anche ammettendo la percentuale di “stronze” attorno ad un prudenziale dieci percento, resta infinitesima la probabilità anche per la più stronza fra le stronze di venire uccisa, violentata, o anche solo picchiata per vendetta, è un'impostura parlare di “violenza maschile contro le donne” e tanto più di “femminicidio”.

4) il numero delle donne uccise è minore di quello degli uomini che muoiono sul lavoro (e quindi per il profitto di una società che continua, come in un non troppo lontano passato in cui le donne venivano esentate, per esempio, dal servizio militare, a considerare quello maschile come “sesso sacrificabile”) o assassinati (da altri uomini e non da donne, certo, ma comunque all’interno di episodi criminali nei quali rimangono invischiati con probabilità maggiore dell’altro sesso proprio perché, al contrario, come spiegato più volte, delle donne, non hanno modo di ottenere ruolo sociale e considerazione amorosa se non raggiungono una certa posizione e un certo guadagno: e quando le condizioni oggettive o le capacità soggettive non permettono di ottenere tali obiettivi legalmente, non restano alternative all’accettazione del rischio insito nelle attività malavitose).

5) Il numero di donne che subiscono violenza dagli uomini è un infinitesimo di ordine superiore rispetto a quello degli uomini la cui vita può essere distrutta in qualunque momento dalle donne. Non sono le donne potenzialmente meno assassine degli uomini, lo sono (per forza di cose) in maniera diversa: possono (per tutti i motivi variabili dall’irragionevolezza momentanea all'interesse economico-sentimentale, dal rancore generalizzato al patologico bisogno di sentirsi vittime, dalla vendetta arbitraria al gratuito sfoggio di preminenza sociale) distruggere (materialmente, moralmente, socialmente, economicamente, giudiziariamente, psicologicamente o anche fisicamente) la vita di chi vogliono (fino ucciderlo o a renderlo un morto vivente) senza doversi esporre in prima persona, ma semplicemente inducendo un altro uomo ad uccidere per loro o (sfruttando a fini personali le leggi a senso unico su aborto, divorzio e violenza sessuale) inducendo l'intera società ad essere l'esecutrice della volontà di assassinare socialmente la vittima designata. La vita di un uomo preso di mira da “stalking giudiziario” femminista può divenire simile a quella dell'esule ottocentesco, privato di famiglia, casa, roba, depredato di ogni avere, allontanato dai figli e dagli affetti materiali e morali, derubato di ogni possibilità materiale e morale di rifarsi una vita e di ogni residua speranza di felicità, a volte pure della libertà e della salute con accuse false o strumentalmente esagarate ad arte (conducenti alla galera preventiva grazie a stupidità cavalleresca e demagogia femminista applicate alla giurisprudenza, per la quale si può finire in galera sulla sola parola di una donna anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta "violenza"). Ho visto tante situazioni in cui i mariti vengono bersagliati dalle ex-mogli in ogni modo umanamente immaginabile, vivono quasi peggio dell'esule ottocentesco (alcuni dormono davvero in macchina perché non riescono a pagare l'affitto, tanti svolgono lavori faticosi con straordinari impossibili per pagare alimenti impossibili, tanti cambiano lavoro e città) e devono subire umiliazioni (pubbliche e private) di ogni sorta (dagli schiaffi ai quali non possono replicare per non essere accusati di violenza, alla calunnia con amici e tribunali), accuse false e infamanti (di default quella di violenza, spesso accompagnate da altre invenzioni più fantasiose riguardo ad abitudini sessuali, comportamenti e fatti privati in famiglia), falsità e malignità (mettere i figli contro e sparlare con i conoscenti dando al marito la colpa di tutto), soprusi ed angherie, pignoramenti improvvisi e ingiustificati, veri e propri espropri (di auto e di case), e il tutto in maniera perfettamente legale e protetta dalla mentalità femminista e dalla società galante, che persino un uomo mite e pacifico come me (una volta ferito nell'intimo e in quello che doveva essere un aspetto di dolcezza) potrebbe trasformarsi in un efferato killer.

6) le presunte "violenze" potrebbero essere non arbitrari e unilaterali strumenti di oppressione di un carnefice su una vittima, ma mezzi di offesa/difesa all'interno di un rapporto conflittuale in cui ciascuno, per interesse, tirannia ed ottenimento della preminenza, usa (con poche remore, regole e limitazioni) le armi che ha, e in cui l'uso magari da parte della donna della violenza psicologica al posto di quella fisica non dimostra maggiore bontà bensì maggiore perfidia, non denota un essere vittima ma un diverso modo di essere carnefice. Se si parla di violenza verbale o psicologica, le donne (al contrario di quanto accade nello scontro fisico) non hanno certo per natura meno armi, anzi (le disparità di desideri nell'amore sessuale e quelle psicologiche, legate alla predisposizione all'esser madri, e quindi a manipolare anime pur mo' nate, le permetterebbero di sfruttare dipendenze erotiche e affettive e a fine di tirannia, ricatto, prepotenza, vanità), e per legge e costumi hanno la possibilità del vittimismo e della violenza della legge (o di quella da agire per interposta persona: vedi mandanti di varia natura, non ultima quella che aizza i figli contro il padre), quindi non ha senso considerarle meno violente a priori (come implica , anche perchè, come mostrano certe statistiche di cui non si parla, con i bambini, più deboli, lo sono spesso anche fisicamente (e statisticamente più degli uomini) e soprattutto l'esperienza quotidiana mostra che ad alzare la voce e a criticare il partner in pubblico o anche a tirare oggetti e ad alzare le mani per prime (confidando in cavalleria, o timore della legge, e colpo a tradimento o scorretto) le donne superano spesso gli uomini;

7) Specie all'interno di legami sentimentali degenerati in litigi, contese e ripicche, le testimonianze possono essere completamente inventate o esagerate ad arte (per capriccio, vendetta, ricatto, interesse di risarcimento o gratuita volontà di distruzione della vita dell'altro). Già così si rischia sulla sola parola della donna, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza, di essere allontanati dalla casa, dai figli e costretti a sostenere i rischi e i costi di un processo per violenza (per non dire per pedofilia su false accuse), e se l'ex trova un'amica pronta a testimoniare (di aver visto anche solo uno schiaffo), pure di essere arrestati prima del processo. Vorreste forse tu o i media filo-boldriniani che di fatto citi implicitamente come fonte di autorità con lo stesso termine "femminicidio", la “legge integrale” spagnola, per cui si può addirittura finire in galera come criminali, privati di ogni bene, di ogni libertà, di ogni rispettabilità sociale e di ogni speranza materiale e morale di ricostruirsi una vita, non solo senza prove ma pure senza processo?

Beyazid_II
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21/05/2018 | 17:46

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@FlautoMagico said:
Ci sono ancora troppi femminicidi in giro, quando i maschi rinunceranno a fare fuori le femmine che disobbediscono allora si potrà cominciare a parlare di diritti del maschio.

Sicuramente non se ne parlerà finché, persino nel virtuale e nell’anonimato, certi uomini si sentono più “moderni”, più “morali”, più “apprezzati”, più “cool” (se la morale era l’istinto del gregge nel singolo, la moda – intesa come tendenza dello spirito più che del costume - ne sta facendo certamente le veci in un mondo dove Dio sarà pure morto – apparire “fighi e di moda” ha preso il posto dell’apparire “buoni e giusti” - ma chi lo ha inventato per tiranneggiare gli uomini in suo nome no e in cui, ora come allora, pochi, fra le umane pecore, osano davvero riflettere con la propria testa “al di là del bene e del male”, fregandosene del facile e ottuso senso comune) a prendere per vere le imposture della propaganda femminista occidentale odierna!

Prima ancora di entrare nel merito nella questione, è doveroso far notare la gravità della tua battuta (che non è percepita come tale solo perché ormai indistinguibile dal coro antimaschile della “cultura” mainstream). Secondo la tua sconcertante argomentazione, io dovrei accettare di vedere sospesi i miei diritti perché qualcuno appartenente al mio stesso “gruppo umano” commette un reato (o comunque agisce in maniera deprecabile).

Spero tu ti renda conto che, se questo ragionamento fosse applicato ad una qualunque delle “minoranze” che nella narrazione novecentesca sono storicamente perseguitate, potrebbe essere tacciato di “istigazione all’odio” o comunque di vicinanza al razzismo o di giustificazione delle persecuzioni.
Argomentazioni come “faremo diritti ai Rom quando smetteranno di rubare a casa mia” o “daremo pieni diritti agli Ebrei quando Soros e compagnia smettaranno di speculare contro l’Italia” sarebbero immediatamente percepite come inaccettabili in uno stato di diritto e intrisecamente “naziste”.
Perché allora, quando la stessa violazione del diritto e della ragione (operata dallo scivolamento dal piano delle dimostrabili responsabilità individuali a quello delle presunte colpe collettive) avviene non solo per i Rom, non solo per gli Ebrei, ma per TUTTI gli uomini (che tu hai qui significativamente declassato a "maschi", come del resto "è di moda"), diviene “accettabile”, anzi, per qualche ex-carica dello stato pure “auspicabile”?

Mi permetto per una volta di rispondere ad una domanda retorica: perché, proprio laddove più chiassosa e folkoristica è la retorica “antifascista”, “antirazzista”, “democratica”, l’occidente si mostra, nella sostanza delle leggi e dei costumi, NAZI-femminista. La "distruzione della ragione", e con essa il progressivo (progressista?) smantellamento dello stato di diritto (cosa sono le crociate "anti-violenza", "anti-molestie", "anti-machiste", "anti-prostituzione", se non armi di distrazione di massa per giustificare l'inversione dell'onere della prova, l'abolizione della certezza del diritto, l'induzione del concetto di "colpa collettiva", per non dire colpa naturale, e l'intromissione nelle scelte di vita privata e sessuale dei cittadini?) è in corso proprio laddove si promuovono addirittura guerre nel nome dei "diritti universali" (vero Macron?).

P.S.
Per rispondere con un’altra provocazione: se la concessione di diritti e libertà civili alle donne dovesse essere condizionata all’obbligo di far scendere entro una percentuale accettabile il numero di femmine umane che usano l’arma della bellezza o i loro privilegi di cultura e natura per ferire, irridere, umiliare o sbranare in senso economico-sentimentale un uomo (in maniera ancora peggiore di quanto i peggiori fra gli uomini facciano usando la forza fisica), le donne stesse non solo non avrebbero il diritto di voto, ma dovrebbero pure portare il burqua.

Beyazid_II
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13/04/2018 | 16:38

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@zaimon

….Nemica della LORO libertà di tiranneggiarci nei corteggiamenti, di stronzeggiare su di noi nell'approccio, di permettersi qualunque ferimento intimo, qualunque irrisione al disio, qualunque umiliazione pubblica e privata, qualunque inflizione di dolore al corpo ed alla psiche in qualunque rapporto, dal più occasionale per via o in disco, al più lungo e sentimentale, E QUINDI amica delle NOSTRA libertà di vivere sopportabilmente, di sfuggire a tutto ciò appagando il naturale bisogno di bellezza e piacere dei sensi e delle idee semplicemente pagando il biglietto ad un'attrice disposta a recitare il sogno estetico dell'anima contemporanea.
Lasciamo pure perdere le favole liberali (da piccolo ci credevo anch'io, e argomentavo a favore della prostituzione proprio citando l'inviolabilità della sfera privata e sessuale da parte di pretese legislative dello stato o della morale) sulla libertà di scelta degli individui (anche se sarebbe bello veder definito per coerenza qualsiasi rapporto di lavoro come "schiavitù" nella quale "una parte vuole e l'altra no, ma deve accettare per bisogno", quando proprio su quel bisogno si fonda tutta la retorica del "lavoro" e del suo "dovere" e della sua "dignità"), perché ben vediamo tutti l'infondatezza di certe premesse ottocentesche di fronte agli effetti del potere finanziario mondialista e l'incoerenza di un certo filosofare sulla libertà in un mondo contemporaneo in cui pensiero unico e mercato unico formano una tirannide in cui il femminismo (almeno quello “mainstream”) ha perso ogni credibilità quale forza individualista, libertaria ed emancipatrice, ed in cui la teoria dei "diritti umani" ha, epistemologicamente parlando, una mera funzione esornativa, quando non giustificativa di guerre, invasioni, colpi di stato, soprusi internazionali, bombardamenti e violazione di sovranità.
Veniamo al dunque: se è vero che in genere la donna "non vuole" (o, meglio, vuole meno spesso, con meno insistenza e meno precipitosamente, meno indistintamente, meno prescindendo da "tutto il resto"), ciò dipende semplicemente dalle diversità (meglio, dalla dualità) dei ruoli che la Natura ha dato in sorte ai due sessi. Se noi abbiamo il faticoso ed ingrato onere di propagare la vita (e quindi, mossi a disiare la bellezza con la rapidità del fulmine e l'intensità del tuono non appena essa si rende sensibile nelle lunghe chiome, nel claro viso, nell'angelico seno, nelle lunghe membra modellate come da un divino artefice, nella pelle liscia ed indorata come sabbia baciata dal sole, nel ventre piatto e levigato e nell'altre grazie che, per riprendere Dante, "è bello tacere", siamo spinti a mirarla, seguirla e cercare di ottenerla nella vastità multiforme delle creature femminine), esse hanno l'assai più comodo e grato compito di selezionare la vita, (e quindi, mosse dall'opposto-complementare istinto a sentirsi in ogni tempo e luogo belle e disiabili, per poter attirare tutti - anche quando non hanno intenzione di conoscere uomo alcuno, poiché non è la mente ma l'istinto a decidere qui - mettere tutti alla prova e selezionare fra tutti chi eccelle nelle doti volute perché qualificanti la specie, possono stare comodamente sedute sul piedistallo della bellezza ad attirare e selezionare, quando non, come detto, ad irridere e deridente).
Ben pochi argomenti degni di nota hanno i sostenitori del "gender" per contraddirmi qua: se ciò fosse debole costruzione sociale e non salda radice di natura, in natura non esisterebbe la selezione sessuale (la quale non può prescindere da una parte che disia di più e dall'altra che è disiata a prescindere).
Da questa disparità di desideri discende non solo il loro minore (o comunque diverso) bisogno naturale di ebbrezza dei sensi, ma pure la loro (assai) maggiore possibilità di scelta e di forza contrattuale in qualunque rapporto: avendo un disio che non si accende al primo istante, non risente della necessità immediata e stringente dell'appagamento sensuale, e non si distingue mai dall'indagine sulla presenza o meno nella controparte di quelle doti di sentimento o intelletto volute soggettivamente per un rapporto (né, sovente, da quelle sociali oggettivamente necessarie alla "bella vita", propria e dell'eventuale prole), sono sempre loro "a scegliere" (come peraltro non perdono occasione di vantarsi dietro i paraventi del vittimismo e del politically correct), a "decidere" (di fatto unilateralmente, data la costanza del desiderio altrui e la variabilità del proprio) "se", "dove", "come e quando", e "con chi" (strano che se si aggiunge anche "perché" e questo “perché” è economico, la propaganda femminista possa parlare di "non scelta") e, potenzialmente, a permettersi di infliggere (e di ottenere) di tutto su (e da) chi, ad ogni abbozzo di tentativo, angustiato dal desiderio, si trova necessariamente sottoposto alla tensione di un esame di cui peraltro non conosce i criteri (affidati al capriccio momentaneo o alle strategia premeditata di una controparte che può già rilassarsi e divertirsi), ed è comunque costretto dalla struttura dell'amor naturale a "fare qualcosa" nella speranza, se non di "conquista", almeno di essere notato e non disprezzato.
Negligere questa verità di fatto naturale in nome di una mitologica uguaglianza, la quale, nella realtà, si traduce (soprattutto in Occidente) nel doppio gioco femminile di tenersi assieme sempiterni privilegi e moderni diritti, ovvero di sfruttare senza limiti remore nè regole la descritta naturale preminenza nel "mondo come volontà" proprio mentre si pretendono "pari opportunità" in tutto quanto, nel "mondo come rappresentazione", i migliori e i più saggi fra gli uomini avevano edificato per dare anche all'uomo le stesse possibilità di scelta e la stessa forza contrattuale in quanto davvero conta innanzi alla natura, alla discende, ed alle felicità individuale, è un monumento alla sempiterna perfidia femminile unita alla stupidità maschile contemporanea.
I fondatori delle nostre antiche civiltà (indoeuropee), tanto pacati nell'osservazione della natura quanto attivi nella costruzione della cultura (intesa qui Spenglerianamente come "Kultur"), avevano ideato mirabili strutture, nell'arte come nella religione, nella politica come nella storia, nel pensiero come nella società, non già per opprimere (chè non è l'obiettivo dei savi), bensì per non essere oppressi.
Basti osservare le società matriarcali presenti in natura (dall'estremo delle api, presso le quali i fuchi sono uccisi nell'accoppiamento se vincono e lasciati morire di fame se perdono, a quello degli elefanti, ove i maschi vivono comunque apolidi e in sempiterna frustrazione d'ogni disio) e immaginarsi cosa potessero essere quelle storiche (basti pensare a quella sottospecie di stato di natura che era l'età scolare, sia quando da fanciulli ogni nostro bene e male discendeva dal capriccio di giornata delle maestre e del loro femmineo sentire e valutare eravamo prigionieri, da una gabbia morale guardando le grandiose azioni degli eroi omerici a ben altre morali ispirate, sia quando da adolescenti vedevamo fiorire la bellezza sulle coetanee prima che potessimo conquistare socialmente qualche mezzo per compensarla e restavamo perciò - quando non completamente negletti dal sesso opposto, in quanto "troppo piccoli" per competere con cantanti ed altri “idoli delle masse” o anche solo con i maggiorenni che potevano offrire passaggi e concerti, e quindi da usare soltanto qual fossimo freddi specchi su cui provare l'avvenenza - semplici pezzi di legno innanzi a cui permettersi di tutto, piccoli uomini episodici da attrarre e respingere per scherzo sadico, da sollevare nell'illusione e gettare nella delusione con il massimo dell'irrisione, del dolore e dell'umiliazione possibili, non già per studiata malvagità, ma per semplice conseguenza di una disparità di potere di cui è universalmente umano approfittare) per comprendere quanto sia necessario compensare con la posizione sociale, lo studio, il lavoro, il denaro, la cultura, il potere, e quant'altro possa conseguire da merito (o fortuna) individuale tutto quanto in desiderabilità e potere è dato alle donne per natura dalle disparità di numeri e desideri nell'amore sessuale cui abbiamo accennato e da quelle psicologiche correlate alla predisposizione all'esser madre di cui già parlava il Rousseau.
Con l'arrivo delle crisi economiche finanziario-globaliste (che antimeritocraticamente stroncano le possibilità di ascesa sociale praticamente di tutta la classe media, a prescindere totalmente dalle doti di studio, di impegno e d’intelletto dei singoli) e il dilagare delle "quote rosa" (più o meno dirette o indirette, più o meno costituzionalmente legali), la libera prostituzione resta una delle ultime (nonché sempre più costose, ma comunque meno del matrimonio anche in termini di rischio) possibilità per l'uomo di sfuggire ad tipo di rapporto che, tanto in natura quanto in società risulta, dietro le apparenza pseudo-sentimentali di un sedicente "romanticismo" femmineo e quelle pseudo-egalitarie del sedicente "mondo libero" occidentale, disumanamente crudele e psicologicamente (e non solo) impari.

Che si tratti di offrire, sotto varie forme e modi, appariscenti doni votivi, oggetti costosi, vacanze da sogno (ciò in cui voi identificate "l'indipay"), di prospettare l'accesso ad un dorato mondo altrimenti precluso (lo spettacolo, la televisione, ovvero una carriera privilegiata all'università o in un'azienda e tutto quanto, pur non costituendo un "diritto naturale", viene tanto implicitamente quanto inspiegabilmente considerato tale da chi chiama questo "do ut des" "molestia sessuale" o addirittura "abuso"), ovvero facili ed immediati contanti (nel culto di venere prostituta propriamente detto che le femministe vorrebbero criminalizzare), l'uomo, davanti alla bella donna, deve sempre poter offrire qualcosa verso cui ella sia mossa da bisogno e brama di intensità e natura pari a quanto da lui provato per le di lei grazie. E ciò non certo per "costringerla" ad un rapporto non voluto o ad un ricatto odiato, ma, al contrario, per renderle gradito l'accettare una proposta (a cui c'è tutta la libertà di dire di no, o, meglio, quello stesso grado di libertà che ogni persona consenziente in grado di scegliere fra decisioni aventi pro e contro: come il ragazzo che impara a conoscere fin da subito quanto sono dolorose e avvilenti le forche caudine del corteggiamento e, in seguito, quanto sia amaro sottostare alle tirannia erotico-sentimentali di chi dovrebbe essere una "dolce metà", ma anche quanto sia improbabile incontrare una bella fanciulla o quanto sarà difficile, raro e costoso trovare e poter conquistare un'altra fidanzata, come l'uomo che valuta quanto sia faticoso accettare lavori noiosi solo per denaro, ma anche quanto è sconveniente guadagnare poco, non certo come l'illuso sessantottino perennemente convinto che sesso libero significhi immotivato e che, in generale, esista un concetto di libertà parente del caso e del capriccio, addirittura della freudiana “libido”, anziché figlio, come risulta nell'ordo rerum, della necessità e della ragione, la quale significa ultimativamente "misura", "rapporto", "valutazione", “calcolo”), per farle "amare" l'ipotesi di poter condividere segmenti di vita con chi può realizzare alcuni desideri (dallo shopping più banale e compulsivo alla più raffinata vita intellettuale o alla più aristocraticamente meditata delle vite agiate degna, per dirla col Vate, di una principessa rinascimentale "fra cani, cavalli e belli arredi"), fino al punto di essere ella stessa a farsi avanti e ad insistere per potersi "offrire" in tale "scambio" economico-amoroso (sublime è per me vedere le ragazze degli FKK contente di darmela e addirittura in lotta feroce fra loro per essere scelte per prime).
Il resto, per parafrasare Nietzsche, è stoltezza, o, meglio, disposizione a mettersi alla mercé della stronza di turno, del capriccio momentaneo di chi può trattarci da punching-ball sessuali, quando non a passare il resto della propria vita a "fare all'amore col telescopio" (tanto per citare anche Leopardi) aspettando che per "mostro e miracolo" qualche vaga stella dell'orsa risponda alle nostre confidenze sentimentali.

P.S.
Per cosa hai segnalato questo ennesimo articolo di propaganda nazifemminista? Per ricordarci come le proibizioniste siano abili a falsificare i dati quando si parla di prostituzione (solo con una sistematica opera di falsificazione si può affermare che il modello tedesco sia stato fallimentare)? Per sottolineare come sia facile per uno stato che "vieta" qualcosa dire che la cosa vietata sia "sparita" (certo che se qualcosa è reato, è ovvio risulti più nascosto alle cifre ufficiali)? Per continuare la litania donbenziana del "sono tutte schiave" (cosa che in pochi ormai possono affermare se anche per caso si sono imbattuti in qualche prostituta reale). O per rammentarci che la risoluzione del parlamento europeo sia stata basata proprio su questa ideologia (che ha escluso a priori dal "report scientifico" le ricercatrici non orientate aprioristicamente in tal senso, vedi la dott.ssa Danna dell'Università di Trento)?
O forse per segnalarci che anche tu stai dalla loro parte, dall'alto delle tue ovvie doti di "conquistatore che non ha bisogno di pagare"? Si chiama "cupidigia di vanagloria" ed è già stata condannata da Dante.

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