Secondo stime della polizia tedesca a Berlino sono attive dalle 8000 alle 10000 prostitute. In Germania dal 2001 è in vigore una legge che regola questo mestiere, la cosiddetta Prostitutionsgesetz (legge sulla prostituzione) ed anche a Berlino questa legge, come in tutti gli altri Ländern, viene regolarmente applicata. La normativa ha portato certamente un po’ di ordine e regole nella professione; essa genera inoltre degli introiti, che provengono dalle tasse rilevate sulle dichiarazione dei redditi delle professioniste del sesso e dai bordelli. Le prostitute infatti in base alla legge del 2001 hanno (quasi) gli stessi diritti e doveri di qualsiasi lavoratori/trici: se esercitano la professione da libere professioniste devono pagare le tasse, come gli altri professionisti; se esercitano la professione come lavoratrici dipendenti, quindi sotto contratto in un bordello o altra impresa del sesso, versano i contributi alla cassa malattia, per la pensione ecc. come tutti i lavorativi dipendenti. I prelievi vengono operati direttamente in busta paga. Il senso della ProstitutionsG non era quello di sostenere un settore professionale che è ancora associato, anche qui in Germania, a qualcosa di moralmente poco condivisibile, ma piuttosto quello di salvaguardare la salute delle operatrici del sesso, distruggere il commercio di corpi (soprattutto dall’Est Europa) e tenero sotto controllo i bordelli. I risultati sono difficili da misurare. A Berlino non ci sono strade del sesso con donne che si spogliano in vetrine, mentre passanti e turisti si fermano ad guardare come a Bruxelles o Amsterdam. Esistono certamente delle strade note, dove le prostitute gentilmente cercano di rimorchiare i clienti, come sulla Oranienburgerstrasse a Mitte o Kurfürstenstraße; ma soprattutto ci sono però tantissime case chiuse, bordelli, locali per 'massaggi tailandesi' e case del sesso. Difficile dire quante ne siano, si stimano circa 2000 tali impresi, la maggior parte sono discrete, ma esistono anche delle vere e proprie fabbriche del sesso, altamente specializzate, assolutamente legali come l’Artemis, il Fruedenhaus e tanti altri. Esistono anche bordelli dove viene offerta una tariffa flat: paghi per esempio 100 € all’entrata e scopi quanto vuoi. Il problema è che anche se la ProstitutionsG pur avendo apportato un po’ di disciplina, non è riuscita ad eliminare certi fenomeni come casi di riduzione in schiavitù di un numero imprecisato di donne ogni anno, prestazioni sessuali senza protezione, guerra tra povere prostitute per accalappiare i clienti, difficoltà ad abbandonare la professione ecc.. Infatti l’esistenza di problemi complessi si spiega anche con il lavoro di associazioni come Hydra che, sostenute con soldi del ministero della famiglia e della regione, cercano di offrire un sostegno alle operatrici del sesso che decidono di cambiare mestieri. Ma la professione sembra trovarsi in una situazione di forti cambiamenti. Se da una parte con l’arrivo di prostitute dall’Est Europa e rispettivi papponi il prezzo delle prestazioni è diminuito, dall’altra parte si registra anche una mutazione nella domanda di performance specifiche. Lungi dall’essere delle vittime molte donne scelgono la prostituzione, a tempo pieno o parziale, per fare soldi ma anche per vivere un proprio progetto professionale, accumulando una serie di competenze che possono vendere in un mercato in continua trasformazione.
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Viaggiatore2126
05/02/2013 | 12:17
Gold
Fonte:http://www.myberlino.com
Secondo stime della polizia tedesca a Berlino sono attive dalle 8000 alle 10000 prostitute. In Germania dal 2001 è in vigore una legge che regola questo mestiere, la cosiddetta Prostitutionsgesetz (legge sulla prostituzione) ed anche a Berlino questa legge, come in tutti gli altri Ländern, viene regolarmente applicata. La normativa ha portato certamente un po’ di ordine e regole nella professione; essa genera inoltre degli introiti, che provengono dalle tasse rilevate sulle dichiarazione dei redditi delle professioniste del sesso e dai bordelli. Le prostitute infatti in base alla legge del 2001 hanno (quasi) gli stessi diritti e doveri di qualsiasi lavoratori/trici: se esercitano la professione da libere professioniste devono pagare le tasse, come gli altri professionisti; se esercitano la professione come lavoratrici dipendenti, quindi sotto contratto in un bordello o altra impresa del sesso, versano i contributi alla cassa malattia, per la pensione ecc. come tutti i lavorativi dipendenti. I prelievi vengono operati direttamente in busta paga. Il senso della ProstitutionsG non era quello di sostenere un settore professionale che è ancora associato, anche qui in Germania, a qualcosa di moralmente poco condivisibile, ma piuttosto quello di salvaguardare la salute delle operatrici del sesso, distruggere il commercio di corpi (soprattutto dall’Est Europa) e tenero sotto controllo i bordelli. I risultati sono difficili da misurare. A Berlino non ci sono strade del sesso con donne che si spogliano in vetrine, mentre passanti e turisti si fermano ad guardare come a Bruxelles o Amsterdam. Esistono certamente delle strade note, dove le prostitute gentilmente cercano di rimorchiare i clienti, come sulla Oranienburgerstrasse a Mitte o Kurfürstenstraße; ma soprattutto ci sono però tantissime case chiuse, bordelli, locali per 'massaggi tailandesi' e case del sesso. Difficile dire quante ne siano, si stimano circa 2000 tali impresi, la maggior parte sono discrete, ma esistono anche delle vere e proprie fabbriche del sesso, altamente specializzate, assolutamente legali come l’Artemis, il Fruedenhaus e tanti altri. Esistono anche bordelli dove viene offerta una tariffa flat: paghi per esempio 100 € all’entrata e scopi quanto vuoi. Il problema è che anche se la ProstitutionsG pur avendo apportato un po’ di disciplina, non è riuscita ad eliminare certi fenomeni come casi di riduzione in schiavitù di un numero imprecisato di donne ogni anno, prestazioni sessuali senza protezione, guerra tra povere prostitute per accalappiare i clienti, difficoltà ad abbandonare la professione ecc.. Infatti l’esistenza di problemi complessi si spiega anche con il lavoro di associazioni come Hydra che, sostenute con soldi del ministero della famiglia e della regione, cercano di offrire un sostegno alle operatrici del sesso che decidono di cambiare mestieri. Ma la professione sembra trovarsi in una situazione di forti cambiamenti. Se da una parte con l’arrivo di prostitute dall’Est Europa e rispettivi papponi il prezzo delle prestazioni è diminuito, dall’altra parte si registra anche una mutazione nella domanda di performance specifiche. Lungi dall’essere delle vittime molte donne scelgono la prostituzione, a tempo pieno o parziale, per fare soldi ma anche per vivere un proprio progetto professionale, accumulando una serie di competenze che possono vendere in un mercato in continua trasformazione.
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