In Austria il maxi bordello d'Europa.
Espulse dai quartieri, le prostitute di Vienna affollano il parco. In attesa che sia ultimato il bordello più grande d'Europa.
Alternative non ce ne sono. Con la nuova legge anti-prostituzione, all'aperto le lucciole di Vienna possono lavorare solo in due luoghi pubblici: i prati del grande Auhof, tra l'autostrada e i parcheggi per camion della periferia Ovest, e i marciapiedi poco illuminati del Prater di Vienna, tra il Danubio e la grande ruota panoramica.
Di notte, il più antico parco divertimenti d'Europa si popola di “papponi” che marcano a vista il territorio. Da quando, nel novembre 2011, l'amministrazione cittadina ha vietato alle squillo i quartieri residenziali, gli spazi per il mestiere si sono ristretti e le prostitute hanno dovuto affidarsi a corpulenti protettori, per far fronte alla concorrenza.
Gli abitanti delle zone liberate dal sesso di strada gongolano. Ma non altrettanto bene se la passano le lucciole ghettizzate e, alla fine, nemmeno gli amministratori.
DAL PRATER AL SUPERMERCATO. Se si escludono i bordelli autorizzati, una quarantina, fiorisce il sottobosco di locali borderline, dalle tutele minime e in mano a giri loschi.
I vecchi alberghi a ore nei quartieri offlimit sono inaccessibili - si rischiano dai 300 ai 1.600 euro di multa -, così prostitute e clienti finiscono per ripiegare negli anfratti dell'autosilo dei giardini del Prater. Dove, per frenare il degrado, di giorno la polizia ha intensificato i controlli.
I magnati del business a luci rosse una soluzione al Comune l'hanno proposta: costruire, entro il 2014, un maxi outlet del sesso che ospiti, 24 ore su 24, dalle 80 alle 120 squillo. Ma l'idea fa discutere, e non poco.
Dal 2014, oltre 1.000 clienti: a Vienna il bordello più grande d'Europa
Per raggiungere il Fun Motel (motel del divertimento) il più grande bordello d'Europa progettato alle porte di Vienna, Wermer Schmuch e Peter Laskaris, due impresari del 'settore', hanno pensato anche a un servizio navetta.
Con 147 camere per i clienti, 350 posti auto e «abbastanza spazio per rispettare le esigenze di privacy di ognuno», come recita il progetto, il megastore del sesso, dal costo preventivato di almeno 15 milioni di euro, è concepito per accogliere «un migliaio di clienti al giorno».
Non stupisce, che gli imprenditori non abbiano voluto rivelarne la location, per timore dell'insorgere dei comitati di quartiere. Neppure le prostitute sono un granché soddisfatte della prospettiva, visto che, per esercitarvi la professione, dovranno pagare ai proprietari un ticket di 100 euro al giorno.
VERDI E SOCIALISI DIVISI. Prezzi stardard, certo. Ma per i Verdi eletti nelle varie circoscrizioni cittadine questo meccanismo non farà altro che richiudere le squillo di Vienna in una sorta di riserva indiana per avventori.
La soluzione, invece, per la consigliera e attivista Brigit Hebein dovrebbe essere quella di riconoscere, come in Germania dal 2001, il mestiere più antico del mondo come libera e autonoma professione, titolare di diritti e doveri.
I socialdemocratici dell'Spö, al contrario, sono favorevoli a concentrare la prostituzione in posti chiusi come il Fun Motel, per «renderla più sicura e controllarne le devianze». Vietandone, al limite, del tutto l'esercizio sconveniente all'aperto, anche lontano dalle abitazioni.
Quartieri interdetti e prostitute registrate: l'Austria divisa tra legalizzazione e tabù
Ma le critiche arrivano anche da altri fronti. Per esempio tra alcuni operatori del settore. Christian Knappik, manager del portale del sesso Sexworker.at, il maxi-bordello viennese che farà concorrenza ai templi del sesso di Berlino sarà solo un (enorme) business per pochi. «Dentro, le lavoratrici saranno ghettizzate e sfruttate. Fuori, molte preferiranno lavorare a casa in nero, come escort, per non pagare l'affitto».
In Austria, il dibattito è acceso e la politica è divisa - anche a sinistra - tra legalizzazione e vecchi tabù. A Salisburgo, per esempio, la prostituzione di strada è proibita da anni. Nel Land federale di Vorarlberg i bordelli sono illegali. Nella capitale, l'interdizione dai quartieri, pattugliati dalla polizia, ha creato un divieto de facto.
UN ALBO PER PRATICHE «IMMORALI». Nonostante, dall'aprile 2012, in tutto il Paese le lucciole, maggiorenni e in possesso di permesso di soggiorno, abbiano la possibilità di registrarsi in un albo e diritto a una visita medica settimanale, le prestazioni sessuali a pagamento non sono ancora riconosciute come lavoro oggetto di vincoli contrattuali.
Il cliente che scappa senza pagare, per esempio, non può essere denunciato, perché, per legge, beneficiario di una «pratica immorale».
Soltanto di recente, una sentenza della Corte di Cassazione austriaca ha fatto cadere questa clausola discriminante. Si è aperto un varco, ma le contraddizioni restano all'ordine del giorno: tra lucrosi bordelli, quartieri vietati e schedature.
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Gnoccatravels
10/12/2012 | 12:12
Admin
In Austria il maxi bordello d'Europa.
Espulse dai quartieri, le prostitute di Vienna affollano il parco. In attesa che sia ultimato il bordello più grande d'Europa.
Alternative non ce ne sono. Con la nuova legge anti-prostituzione, all'aperto le lucciole di Vienna possono lavorare solo in due luoghi pubblici: i prati del grande Auhof, tra l'autostrada e i parcheggi per camion della periferia Ovest, e i marciapiedi poco illuminati del Prater di Vienna, tra il Danubio e la grande ruota panoramica.
Di notte, il più antico parco divertimenti d'Europa si popola di “papponi” che marcano a vista il territorio. Da quando, nel novembre 2011, l'amministrazione cittadina ha vietato alle squillo i quartieri residenziali, gli spazi per il mestiere si sono ristretti e le prostitute hanno dovuto affidarsi a corpulenti protettori, per far fronte alla concorrenza.
Gli abitanti delle zone liberate dal sesso di strada gongolano. Ma non altrettanto bene se la passano le lucciole ghettizzate e, alla fine, nemmeno gli amministratori.
DAL PRATER AL SUPERMERCATO. Se si escludono i bordelli autorizzati, una quarantina, fiorisce il sottobosco di locali borderline, dalle tutele minime e in mano a giri loschi.
I vecchi alberghi a ore nei quartieri offlimit sono inaccessibili - si rischiano dai 300 ai 1.600 euro di multa -, così prostitute e clienti finiscono per ripiegare negli anfratti dell'autosilo dei giardini del Prater. Dove, per frenare il degrado, di giorno la polizia ha intensificato i controlli.
I magnati del business a luci rosse una soluzione al Comune l'hanno proposta: costruire, entro il 2014, un maxi outlet del sesso che ospiti, 24 ore su 24, dalle 80 alle 120 squillo. Ma l'idea fa discutere, e non poco.
Dal 2014, oltre 1.000 clienti: a Vienna il bordello più grande d'Europa
Per raggiungere il Fun Motel (motel del divertimento) il più grande bordello d'Europa progettato alle porte di Vienna, Wermer Schmuch e Peter Laskaris, due impresari del 'settore', hanno pensato anche a un servizio navetta.
Con 147 camere per i clienti, 350 posti auto e «abbastanza spazio per rispettare le esigenze di privacy di ognuno», come recita il progetto, il megastore del sesso, dal costo preventivato di almeno 15 milioni di euro, è concepito per accogliere «un migliaio di clienti al giorno».
Non stupisce, che gli imprenditori non abbiano voluto rivelarne la location, per timore dell'insorgere dei comitati di quartiere. Neppure le prostitute sono un granché soddisfatte della prospettiva, visto che, per esercitarvi la professione, dovranno pagare ai proprietari un ticket di 100 euro al giorno.
VERDI E SOCIALISI DIVISI. Prezzi stardard, certo. Ma per i Verdi eletti nelle varie circoscrizioni cittadine questo meccanismo non farà altro che richiudere le squillo di Vienna in una sorta di riserva indiana per avventori.
La soluzione, invece, per la consigliera e attivista Brigit Hebein dovrebbe essere quella di riconoscere, come in Germania dal 2001, il mestiere più antico del mondo come libera e autonoma professione, titolare di diritti e doveri.
I socialdemocratici dell'Spö, al contrario, sono favorevoli a concentrare la prostituzione in posti chiusi come il Fun Motel, per «renderla più sicura e controllarne le devianze». Vietandone, al limite, del tutto l'esercizio sconveniente all'aperto, anche lontano dalle abitazioni.
Quartieri interdetti e prostitute registrate: l'Austria divisa tra legalizzazione e tabù
Ma le critiche arrivano anche da altri fronti. Per esempio tra alcuni operatori del settore. Christian Knappik, manager del portale del sesso Sexworker.at, il maxi-bordello viennese che farà concorrenza ai templi del sesso di Berlino sarà solo un (enorme) business per pochi. «Dentro, le lavoratrici saranno ghettizzate e sfruttate. Fuori, molte preferiranno lavorare a casa in nero, come escort, per non pagare l'affitto».
In Austria, il dibattito è acceso e la politica è divisa - anche a sinistra - tra legalizzazione e vecchi tabù. A Salisburgo, per esempio, la prostituzione di strada è proibita da anni. Nel Land federale di Vorarlberg i bordelli sono illegali. Nella capitale, l'interdizione dai quartieri, pattugliati dalla polizia, ha creato un divieto de facto.
UN ALBO PER PRATICHE «IMMORALI». Nonostante, dall'aprile 2012, in tutto il Paese le lucciole, maggiorenni e in possesso di permesso di soggiorno, abbiano la possibilità di registrarsi in un albo e diritto a una visita medica settimanale, le prestazioni sessuali a pagamento non sono ancora riconosciute come lavoro oggetto di vincoli contrattuali.
Il cliente che scappa senza pagare, per esempio, non può essere denunciato, perché, per legge, beneficiario di una «pratica immorale».
Soltanto di recente, una sentenza della Corte di Cassazione austriaca ha fatto cadere questa clausola discriminante. Si è aperto un varco, ma le contraddizioni restano all'ordine del giorno: tra lucrosi bordelli, quartieri vietati e schedature.
A cura di Barbara Ciolli di lettera43.it
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