Copio e incollo qui due righe scritte in precedenza in altro topic con l'intento di provare a puntualizzare con una riflessione il contenuto della famosa regola del "le ragazze sono libere professioniste", troppo spesso usata con un'elasticità tale da arrivare a riempirla di qualsiasi contenuto a seconda di chi ne sia l'interprete, nonché come paravento di comodo.
Cosa vuol dire e, soprattutto, cosa implica che "le ragazze sono libere professioniste"? Qualcuno usa l'argomento a contrario per indurre, maliziosamente, che le ragazze di fatto e nella sostanza non sarebbero libere professioniste perché: "possono forse chiedere quantum diversi a clienti diversi per la stessa prestazione?" Chiedo allora io: vi risulta forse che, fino a molto poco tempo fa, tutti gli altri cd. liberi professionisti ufficiali fossero completamente liberi di stabilire loro stessi il prezzo delle proprie prestazioni professionali o non vi erano piuttosto dei minimi e massimi? Oltre che tutta una serie di regole stabilite dai vari Ordini di appartenenza?
In secondo luogo, le ragazze non operano a casa loro, né in uno spazio pubblico (non sono in una piazza etc.), ma in uno spazio privato in tutto e per tutto (e vorrei anche vedere visto che il privato proprietario ci ha investito milioni di euro su quello spazio) seppur "aperto al pubblico" (sono due cose diverse). Ed è la ragione per cui in più o meno qualsiasi fkk o saunaclub in cui ci si rechi si troveranno delle ragazze che chiedono gli stessi prezzi per le stesse prestazioni, tendenzialmente unanimi su ciò che è extra e su ciò che non lo è, nonché osservanti tutta una serie di piccole regole che servono per dare un po' del necessario ordine vitale anche per un "casino" (scusate lo stupido gioco di parole). Se no, chi me lo spiega perché dopo 10 anni di World lì le ragazze sono da sempre e tutt'ora total naked, nessuna ragazza si sogna di chiedere extra per fk piuttosto che per non so che - e se se lo sognasse il tutto s'infrangerebbe subito in una grassa risata del cliente di turno - etc.? Immagino che l'assunto alla base di tutto sia questo: io, proprietà del locale, metto a disposizione di te cliente uomo e di te cliente donna i miei spazi, comprese le regole che ho stabilito debbano regolare gli scambi all'interno di essi, in cambio di un prezzo. Senza che per ciò venga minimamente scalfita l'AUTONOMIA delle ragazze che vi esercitano la professione, autonomia che - è chiaro - a qualsiasi legislatore od autorità giurisdizionale del luogo interessa intesa come autonomia NEI RICAVI: e cioè a dire che nessun collegamento vi può né potrà mai essere tra quanto guadagnano le ragazze dai clienti e gli introiti del locale, poiché i primi, solo e a nessun altro che alle ragazze che ciascuna li ha guadagnati competono.
Chiedo scusa a tutti quelli che ho fatto addormentare!
Avrei voluto rispondere subito a questo post, ma ho atteso che fosse spostato per senso di disciplina, anche se la posizione di questo 3d é tale che temo resterà con pochi commenti. Sarebbe stato meglio lasciarlo dov'era, anche se leggermente OT. Mi auguro di sbagliare e che i commenti siano molti.
Le regole sono indispensabili in qualunque attività e, spesso, per le attività libero professionali sono chiamate codice deontologico.
Ed é un codice deontologico quello che si chiede alle ragazze che pretendono di esercitare. Questo non ha nulla a che fare con l'autonomia del professionista. Che é un'autonomia di tipo diverso.
Quanto alla imposizione di un tariffario uniforme, il discorso si fa più difficile, e pur essendo in linea di massima auspicabile, mi lascia qualche perplessità, salvo intenderlo come "tariffario massimo consigliato". Giustamente (Titano dice) un cliente ripetitivo potrebe godere di sconti che l'occasonale non ha.
é un argomento non facile. Ma si potrebbe approfondire.
Per essere ancora più chiaro, in breve riassumendo quanto intendevo dire sopra:
a mio avviso, l'autonomia delle ragazze sta nell'AUTONOMIA dei RICAVI, e cioè nel fatto che esse niente ed a nessuno debbono con riferimento a quanto guadagnano con le camere che fanno;
postulato questo, è chiaro e va da sé che in nulla scalfisce la loro autonomia il fatto che la direzione di ciascun locale ponga alcune regole del tipo "non masticare la gomma in sala", "in sala si sta total naked oppure in lingerie", "quel giorno della settimana è dedicato al tema lingerie e quindi dovete prepararvi in tal senso", "non potete avvicinarvi ad un cliente se non vi ha prima lui invitato a farlo" etc.; tutte cose che peraltro accadono normalmente in tutti gli fkk;
parimenti non scalfisce l'autonomia delle ragazze la determinazione di un prezzo per la prestazione standard e per gli extra, e di ciò che è extra e no; dopo di che è chiaro che una ragazza potrà, se lo riterrà, benissimo chiedere - facciamo conto di essere in Germania - 70 anziché 50 per la prestazione standard, ma è altrettanto chiaro che il locale non la tutelerà in questa sua pretesa, e sarà compito della ragazza chiarire bene al cliente prima della camera che lei chiede 70 e non 50. Se al cliente starà bene consumeranno, altrimenti no. Allo stesso modo una ragazza potrà esigere di meno da un cliente affezionato o per qualsiasi altra ragione; confesso che è cosa che mi è capitata in almeno un paio di occasioni all'Andiamo, e che lo stesso è capitato per certo ad amici in altri fkk tedeschi in occasione di sessioni di una certa durata maggiore della canonica mezz'ora.
"@Titano, a proposito della libera professione: vorrei chiedere una tua opinione sul fatto che tale libera professionista sia cosi poco "professionista" e cosi tanto "libera" da chiedere per 35 minuti la corresponsione di un'ora? Non lo farebbe se non fosse "spalleggiata" dal locale..All'Andiamo vecchia maniera, sono capitati episodi da chiamata in "Questura" e non da parte della ragazza che non ne ha grandi capacità. .Non voglio far polemica, voglio solo chiederti una tuo parere e non come moderatore, ma come Punter!! Dove sta scritta sta roba, no tanto per tornare al discorso dell'@Universo, sull'autonomo esercizio del mestiere! In realtà sono sindacaliste, spesso scorrette, da Triplice (con l'appoggio del Banco) perché un artigiano vero, esaurito il diritto di chiamata (la prima mezzora) poi lo paghi a tempo e non a corpo! "
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"
Mi unisco alla discussione visto il mio interesse a sapere se il locale ha indicato alle girls quali sono gli extra e a quali prezzi debbano proporli infatti entrando in un FKK mi aspetto che tutte rispettino lo stesso "listino" come si fa del resto in Germania.
Anzitutto ringrazio @Universo_FKK per avere raccolto l’invito ad aprire un topic ad hoc sull’argomento. Argomento a mio avviso sicuramente interessante.
Visto che sono stato invitato a dire la mia, e l’argomento mi stimola eccomi.
Come ho scritto, il post di apertura si presta – a mio avviso – ad alcune obiezioni.
Capisco l’estremizzazione nell’apertura del topic, ma di sicuro non ritengo calzante l’accostamento tout court a i liberi professionisti “nostrani”, men che meno al fatto che questi soggiacciano ai dettami degli Ordini Professionali (cosa assolutamente corretta, sia chiaro, ma per altre libere professionalità)!
Concordo poi, con una precisazione, sul concetto di “luogo aperto al pubblico” e con la differenza rispetto a luogo “pubblico”, ma non vi vedo un nesso stringente tra luogo e richiesta economica, o “livellamento” della stessa.
Concordo poi solo in parte con il concetto di autonomia intesa come “autonomia dei ricavi”.
Ora spiego il mio punto di vista.
Io ritengo, molto più semplicemente e banalmente, che con il concetto di “libera professione” (che va scinto da quello di “autonomia”) si intenda che le ragazze non sono lavoratrici dipendenti del locale.
Questo non solo per il rispetto del codice penale, aspetto tutt’altro da sottovalutare, e che vedrebbe – diversamente e laddove lo fossero – il fatto che le prestazioni dovrebbero essere pagate al locale da cui dipendono, che poi le girerebbe alle “dipendenti”, prestandosi questo a fattispecie penalmente rilevanti.
In ogni ordinamento, e proprio per la peculiarità della “professione” è sempre stata esclusa la possibilità di includerla e assoggettarla ai precetti del lavoro dipendente.
Chiarito questo, derivano dal concetto una serie di corollari.
Anzitutto le ragazze possono chiedere e contrattare (o non contrattare, dato che come sappiamo le ragazze possono benissimo rifiutare la camera) con il cliente l’onorario per i propri servizi, ben potendo – in astratto – chiedere quantum diversi a clienti diversi per la stessa prestazione. Che poi vi sia una sorta di “cartello” sul prezzo – creato dalle ragazze, non dal locale, sia chiaro – per cui non si scende al di sotto né si sale al di sopra di una certa tariffa, non cambia la sostanza delle cose.
Astrattamente la libertà di chiedere di più (o di meno) della “tariffa standard” sussiste.
E la libertà di chiedere contempla e assorbe anche la libertà di non chiedere.
Sul concetto di “luogo aperto al pubblico” su cui concordo – voglio fare una puntualizzazione.
Per i clienti maschi (come dici correttamente anche le ragazze sono clienti e pagano l’ingresso) è un luogo di solo svago. Ma per le “clienti donne” è anche un luogo di lavoro, quindi per loro bisogna fare alcune puntualizzazioni.
Come ho scritto non vedo alcun nesso tra la tipologia di luogo di esercizio e la richiesta economica.
Piuttosto lo vedo nel fornire “istruzioni” ai clienti nell’uso della struttura.
Il locale infatti non può avanzare richieste o impartire ordini alle ragazze su quanto chiedere ai clienti, ma ben può dire alle ragazze di non avere rapporti al cinema, di non tenere le scarpe sui divanetti, di non utilizzare l’area wellness fino ad un certo orario, di non masticare gomme, ovvero tutte cose strettamente connesse all’utilizzo della struttura.
Quindi rientra ampiamente nel potere del titolare, proprio perché “luogo aperto al pubblico”, dettare regole diverse tra i clienti uomini e le clienti donne, anche in materia di orario di accesso alla stessa.
Chiudo sul terzo punto. L’autonomia intesa come autonomia dei ricavi, a mio avviso è concetto corretto ma incompleto. Certo il locale non può guadagnare nulla da quanto percepiscono le ragazze dal cliente (tant’è che sul braccialetto, per esempio, non possono essere caricate le prestazioni che ricevo dalle ragazze, che vanno pagate a loro, né posso pagarle con carta di credito facendole transitare sul conto del locale, ma solo in contanti alle stesse, mentre posso benissimo pagare con carta l’ingresso, le consumazioni supplementari, le vip room, etcetcetc perché sono tutti serviti resi dal locale). Le ragazze possono infatti benissimo assentarsi nel corso della giornata, ritirandosi nelle loro stanze, e godono di autonomia anche circa il “vestiario” (passatemi il termine ma ci siamo intesi) da adottare. Infatti, quando dico che il locale può poco in questo senso, ovvero l’all naked – che piacerebbe anche a me, come ho scritto in moltissimi post – che tutti vorremmo, lo faccio a ragion veduta, atteso che non vi è nesso tra come vestono le ragazze e l’utilizzo della struttura intesa come detto sopra. Quindi, paradossalmente, il locale può dire alle ragazze di non tenere le scarpe sui divanetti, ma non può “obbligarle” a stare in topless, così come non può vietare ad un cliente di tenere il costume o gli slip sotto l’accappatoio.
Questo è il mio pensiero. Prolisso, scusatemi.
@coglilfrutto, se l’argomento sarà di interesse, lo sarà a prescindere da dove è inserito. Grazie di avere scritto qui e non avere inquinato altri topic con OT.
Anche per il tuo commento ritengo inconferente il richiamo al Codice Deontologico, vuoi perché è una professione che non ne ha uno, quindi a nulla rileva un suo richiamo, vuoi perché un eventuale Codice Deontologico se lo devono dare gli stessi professionisti (tramite i loro rappresentanti) e non può essere dato dal locale, né calato dall’alto, vuoi infine perché comunque una eventuale violazione di un eventuale Codice Deontologico comporterebbe sanzioni che per questa professione sarebbero sia di difficile determinabilità (cosa fai? Le fai radiare dall’Albo delle prostitute?) che di difficile applicabilità (chi dovrebbe radiarle? Il Consiglio Europeo delle prostitute?).
Non sarà nelle tue intenzioni, ma la vis polemica del tuo post è in re ipsa nella terminologia adottata.
Parli di “spalleggiare”, “Andiamo vecchia maniera”, “episodi da chiamata in questura”, “sindacaliste scorrette…spesso da Triplice (con l’appoggio del Banco)”.
Il mio parere sul punto “sforamento di 5 minuti” è questo. Mezz’ora sono 30 minuti. Non 35, né 25. Ovvietà, ma tanto vale ribadirla. Non tutte le ragazze allo sforamento chiedono di pagare la mezz’ora successiva, sebbene sia nel loro diritto. E’ nel loro diritto, ribadisco. Non è un dovere. Essendo un diritto, direi proprio disponibile, possono benissimo rinunciarvi, oppure ridurre “la pretesa” alzandola solo di poco rispetto alla prima mezz’ora.
Ma se voglio l’ora DEVI pagarla.
Certo è che poi tu puoi rimanere – pretendo la ragazza anche il pagamento della successiva – anche il residuo del tempo sino a completare un’altra mezz’ora.
Anche qui ogni ragazza e ogni camera fa storia a sé.
“Questa roba” non sta scritta da nessuna parte.
Tante cose non sono scritte da nessuna parte, ma vanno seguite ugualmente.
Non c’è scritto da nessuna parte che se compri un biglietto dell’autobus e lo timbri sottoscrivi un contratto di trasporto, né che se entri in un ospedale sottoscrivi un contratto di spedalità, ma è così.
Ci sono molti contratti verbali.
E se sali con una ragazza in camera hai sottoscritto un contratto, devi pagare per il tempo concordato, passato il quale il tariffario sale, poco ma sicuro.
L’esempio con “l’artigiano vero” – come per quanto detto sopra a Universo_FKK - non è assolutamente conferente, vuoi per la peculiarità della professione, che non è assolutamente accostabile, vuoi perché un artigiano è un libero professionista, ma non tutti i liberi professionisti sono artigiani, ed ognuno con il compenso si regola, per quanto detto sopra, come crede.
Con questo rispondo anche a @Joker. Il locale non può (né deve!) intervenire in certi aspetti.
Come ho scritto io ancora oggi - e credetemi che vado a locali da molto tempo e ne ho girati parecchi - chiedo sempre. E’ più corretto, e si evitano sorprese.
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"
Caro Titano, mi complimento per la tua dotta disquisizione che chiarisce in modo certo molti punti.
Per quel riguarda il "codice deontologico" che d'ora in poi possiamo chiamare "regole di comportamento" per evitare fraintendimenti, non intendevo certo asserire che le ragazze ne abbiano uno, ne' che l'Ordine delle Puttane ne abbia uno,
ma che ragazze e, meglio,
il locale, dovrebbero darselo. (ho scritto infatti "é un codice deontologico quello che si chiede alle ragazze")
Come il cliente uomo che assume comportamenti non consoni all'ambiente (pur senza direttamente infrangere la legge) viene ripreso ed eventualmente allontanato, così la prostituta che infranga il codice comportamentale del locale dovrebbe essere (e probabilmente è) allontanata (si veda, a quel che si dice, il caso del CP di qualche giorno fa)
Si tratta semplicemente di definire quali sono i comportamenti "non consoni" e tra questi potrebbero ricadere anche richieste economiche atte a pregiudicare il buon nome del locale.
Apprezzo molto l'articolato riscontro di Titano alla mia riflessione: in primo luogo perché l'articolazione appunto e l'ampio respiro dello stesso mi piace pensare siano segnale di una certa considerazione dell'argomento, in secondo luogo perché - credo sia evidente a tutti - è chiaro che dal modo in cui scrive, dal contenuto di ciò che scrive, Titano è persona che unisce il possesso di determinate conoscenze alla capacità di maneggiarle logicamente.
Concordo con te sull'arditezza dell'accostamento tra la libera professionalità delle pay-girls e dei liberi professionisti ufficiali. Nota però che ho usato quell'accostamento non già per asserire sillogicamente che "poichè anche i liberi professionisti soggiaciono a delle regole", "se le pay-girls sono libere professioniste" allora "anch'esse possono/debbono soggiacere a delle regole"; bensì per, con procedimento inverso, affermare e difendere la libera professionalità delle ragazze - da qualcuno messa in dubbio con l'argomento che le ragazze non potrebbero chiedere con completa libertà il prezzo che vogliono per la prestazione - stanti anche delle indicazioni esterne su quel prezzo.
Ho invece usato, questo sì, l'argomento del luogo aperto al pubblico ma non pubblico, bensì privato, che le ragazze utilizzano per incontrarsi con i potenziali clienti, per giustificare la legittimità di porre delle regole ad opera del locale. Tu, molto correttamente a mio avviso, vai più a fondo, e nello sviluppo di quella premessa precisi l'ulteriore distinguo che deve essere fatto tra regole attinenti l'utilizzo degli spazi della struttura - legittimamente poste - e regole "ultrònee" - che, se poste, lo sarebbero non del tutto legittimamente -. Annoveri tra le prime "orari di utilizzo dei vari spazi della struttura, divieto di consumazione nel kino, di masticare gomma americana etc.", tra le seconde "prescrizioni sul vestiario, etc.". La prima obiezione - di nulla importanza - che mi verrebbe da farti è: quale differenza corre tra una regola sul divieto di masticare gomma americana ed una sul vestiario da indossare per far rientrare la prima nel novero delle regole attinenti l'utilizzo degli spazi della struttura ed escludere la seconda? Non sarebbero forse da escludere entrambe? Cosa c'entra il masticare gomma americana con una certa modalità di utilizzo degli spazi?
Io, pur rimanendo perfettamente concorde metodologicamente sull'introduzione del distinguo di cui sopra, ne preciserei il contenuto in modo leggermente diverso. Ragionerei così: il locale mette a disposizione degli spazi, con una pluralità di finalità: relax dei clienti per la parte wellness, il giardino, la piscina, e non ultima quella sessuale rispondente ad esigenze ludiche per la parte maschile di clientela, lavorative per la parte femminile. Sarà dunque nell'interesse e nel diritto legittimo del locale - che da ciò (cioè dalla messa a disposizione degli spazi con finalità di incontro sessuale) trae la maggior fonte di business - porre delle regole sia sull'utilizzo in senso stretto degli spazi, sia più ampiamente sui comportamenti da tenere all'interno di quegli spazi, anche con riguardo alla finalità di incontro sessuale. Senza che ciò faccia venir meno l'autonomia delle ragazze che vi esercitano. In estrema sintesi: "tu ragazza scegli liberamente, per procacciarti i clienti, di fare uso dello spazio che io locale metto a disposizione? Benissimo, sappi che io locale, che ho tutto l'interesse ed il diritto legittimo alla massimizzazione dell'utilizzo di quello spazio, ho, in questa prospettiva, posto delle regole che secondo le mie valutazioni ciò agevoleranno. Se ti stanno bene, sei la benvenuta; se no, sarai la benvenuta altrove in spazi con regole diverse più confacenti alle tue esigenze". Tutto qui. E, personalmente, farei rientrare tra queste regole quelle del tipo "non masticare la gomma", quelle sul vestiario, su eventuali orari di utilizzo degli spazi della struttura, su divieto o meno di approccio del cliente etc. Mi rendo anche perfettamente conto che, arrivati a questo punto, ci stiamo muovendo su di un terreno in cui preponderanti diventano le soggettive diversa sensibilità e percezione; con la conseguenza che più che legittime e rispettabili sono anche interpretazioni e letture del fenomeno diverse rispecchianti soggettività diverse.
Mi permetto di chiosare, anche se non richiesto, sul punto "35 minuti". Io, fossi la proprietà di un locale, adotterei il comportamento del Palace di FFM. Chi ci è stato lo sa: quando entri per la prima volta, in reception ti fanno vedere un disegnino che illustra chiaramente la loro politica: quando la lancetta supera i 30 minuti e fino ai 40 sei in colore prima arancione dal 30° al 35°, poi rosso dal 35° al 40°; dal 40° e 1'' entri nel verde della seconda mezz'ora. E cioè: trascorso il 30° minuto, la ragazza ha tutto il diritto, anche se il cliente non è ancora venuto, di alzarsi e considerare esaurita la propria prestazione. Se però deciderà di fermarsi, potrà certo sempre chiedere al cliente di pagare la seconda mezz'ora per intero o qualcosa in più rispetto alla prima mezz'ora, ma starà al cliente. Il locale prenderà le difese della ragazza per il pagamento, anche "forzoso", della seconda mezzora solo dal 40°' e 1'' in poi. Mi pare la risposta più equilibrata e di buon senso. Paragone ardito, ma esemplifica: avete mai sentito, che so io, di uno psicologo che trascorsa l'ora o la mezz'ora od i 45 minuti di seduta chieda al cliente un doppio onorario per i 5 minuti successivi? Io no. Ben potrà però il professionista, trascorso il tempo prestabilito, farlo notare al paziente e rinviarlo alla prossima seduta. Cosa che credo normalmente e tutti i giorni avvenga.
@coglilfrutto, ti ringrazio del tuo intervento e stai tranquillo, non hai scritto "stronzate". Fino a che si resta nel rispetto del regolamento e degli interlocutori, una propria opinione, legittimamente espressa, non può mai considerarsi tale. Ribadisco - se rileggi il passaggio nel mio lungo post lo vedrai - che un eventuale Codice Deontologico dovrebbero darselo SOLO le ragazze, e non il locale (come ho scritto non può darlo un terzo, nè essere "calato" dall'alto). Le "regole di comportamento" ci sono e le ragazze devono rispettarle, così come i clienti, ma non possono che riguardare la struttura ed il suo godimento. Il punto - a mio avviso - è fino a dove queste regole possano spingersi. Se il locale dettasse delle "regole di comportamento" che coinvolgessero anche i costi e gli extra delle prestazioni, non sarebbero più regole di comportamento, ma abusi a scapito della "libera professionalità" della ragazza, insita nella nozione stessa di "libero professionista". La ragazza infatti può chiedere quanto vuole a chi vuole e il locale non può sindacare su quanto guadagna, proprio perchè non ha alcun interesse (economico) dalla prestazione della ragazza! Regolamentare - da parte del locale - anche l'aspetto economico delle prestazione dimostrerebbe una ingerenza intollerabile.
@Universo_FKK, grazie delle parole. Ti assicuro che nessuno come me è strenuo difensore della "libertà professionale" delle ragazze nei locali. Ripeto che ancora oggi, io chiedo sempre. Invito anche gli amici a farlo. Veramente non costa nulla, non c'è da vergognarsi e a mio avviso denota rispetto.
Ti rimando alla mia risposta a @coglilfrutto circa le regole (che definirei) "legittime" che può porre il locale, rispetto agli aspetti cui è opportuno non intervenga, e vengo al tuo post partendo da qui.
Il non masticare gomma a mio avviso riguarda la struttura, dal momento in cui si è notato (in altri Club, sia chiaro; peraltro non so neppure se questa prescrizione ci sia al Wellcum, ma tanto è un esempio, quindi prendiamolo per quello che è...) che qualche ragazza "poco corretta" attacava le cicche dietro i divanetti, oppure se erano messe nei portaceneri senza essere accartocciate nella carta, rendevano molto ardua la pulizia degli stessi. Questi aspetti riguardano la struttura. Come sono vestite le ragazze no. Riguarda un aspetto della loro "esecuzione della prestazione" in cui il locale non può accampare pretese, a mio avviso, potendo solamente - come accade - limitarsi a suggerire alle ragazze come vorrebbe fossero "abbigliate". Prendiamo ad esempio la giornata lingerie. In genere le ragazze sanno che un giorno alla settimana il locale fa adottare questo vestiario alle ragazze. Ma - ripeto - è solo un suggerimento. Se una ragazza durante la giornata lingerie volesse stare all naked (come accade!) cosa dovrebbe fare il locale? Obbligarla a rivestirsi o cacciarla? No, perchè ha pagato un ingresso come tutti gli altri clienti, e anche lei è "ospite".
Se invece la ragazza non adempie prescrizioni relative la struttura, quelle si legittimamente imposte, potrebbe essere allontanata (ad esempio, hai fatto sesso al cinema mentre io lo avevo vietato? Caccio te e anche il cliente che era con te. Sei andata a fare una sauna o in idromassaggio fuori dall'orario per te previsto? Ti allontano).
Chiudo dicendo che fare come il Palace è un modo, ma a mio avviso non corretto, perchè di fatto, sapendo i clienti che possono "spingersi" fino ai 40 minuti senza di fatto avere avere problemi, la camera standard diverrebbe di quel minutaggio, e non più di 30. E già mi vedo le code di ragazze e clienti in reception per le diatribe sui minuti dal 30 al 40. Vai poi a dimostrare che con la ragazza per i 10 minuti in più non si era concordato alcunchè oppure una cifra diversa da quella che lei pretende!Troppo macchinoso. Preferisco il modello Globe. Quando prende la chiave per la camera viene registrato l'orario. Alla riconsegna si calcola il tempo trascorso in camera. Sei stato 30 minuti? Paghi 120 euro. 35 minuti? 140 euro. 40 minuti? 160 euro. 45 minuti? 180 euro etcetcetc. Se sei stato meno il locale chiede come mai (dato che il cliente paga la mezz'ora e anche lui va tutelato) e se ci sono stati problemi, con due feedback negativi da parte dei clienti, la ragazza è allontanata. Se invece sei sceso perchè ti andava bene così, allora nessun problema. Semplice e chiaro.
Certo l'argomento è delicato, mi rendo conto, e si presta a diverse letture.
La mia è questa, ed in ogni caso mi sembra siamo tutti daccordo che il superamento del termine della mezz'ora comporti la necessità di pagare ulteriori somme. Sul quantum poi possiamo discutere. Il mio parere poi è chiaro così come l'ho espresso nel post precedente.
Così come stanno le cose, se vogliono l'ora DEVI pagare (rimanendo in camera il tempo che ti resta, sia chiaro!). Poi sta anche alla intelligenza della professionista.
Toccasse a me pagherei senza battere ciglio, come ho sempre fatto, ma personalmente non credo proprio risalirei con lei, quindi perderebbe il cliente, e segnalerei la cosa anche nel Forum come alert per i futuri amici che volessero salirci.
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"
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universo_fkk
30/12/2014 | 20:04
Newbie
Copio e incollo qui due righe scritte in precedenza in altro topic con l'intento di provare a puntualizzare con una riflessione il contenuto della famosa regola del "le ragazze sono libere professioniste", troppo spesso usata con un'elasticità tale da arrivare a riempirla di qualsiasi contenuto a seconda di chi ne sia l'interprete, nonché come paravento di comodo.
Cosa vuol dire e, soprattutto, cosa implica che "le ragazze sono libere professioniste"? Qualcuno usa l'argomento a contrario per indurre, maliziosamente, che le ragazze di fatto e nella sostanza non sarebbero libere professioniste perché: "possono forse chiedere quantum diversi a clienti diversi per la stessa prestazione?" Chiedo allora io: vi risulta forse che, fino a molto poco tempo fa, tutti gli altri cd. liberi professionisti ufficiali fossero completamente liberi di stabilire loro stessi il prezzo delle proprie prestazioni professionali o non vi erano piuttosto dei minimi e massimi? Oltre che tutta una serie di regole stabilite dai vari Ordini di appartenenza?
In secondo luogo, le ragazze non operano a casa loro, né in uno spazio pubblico (non sono in una piazza etc.), ma in uno spazio privato in tutto e per tutto (e vorrei anche vedere visto che il privato proprietario ci ha investito milioni di euro su quello spazio) seppur "aperto al pubblico" (sono due cose diverse). Ed è la ragione per cui in più o meno qualsiasi fkk o saunaclub in cui ci si rechi si troveranno delle ragazze che chiedono gli stessi prezzi per le stesse prestazioni, tendenzialmente unanimi su ciò che è extra e su ciò che non lo è, nonché osservanti tutta una serie di piccole regole che servono per dare un po' del necessario ordine vitale anche per un "casino" (scusate lo stupido gioco di parole). Se no, chi me lo spiega perché dopo 10 anni di World lì le ragazze sono da sempre e tutt'ora total naked, nessuna ragazza si sogna di chiedere extra per fk piuttosto che per non so che - e se se lo sognasse il tutto s'infrangerebbe subito in una grassa risata del cliente di turno - etc.? Immagino che l'assunto alla base di tutto sia questo: io, proprietà del locale, metto a disposizione di te cliente uomo e di te cliente donna i miei spazi, comprese le regole che ho stabilito debbano regolare gli scambi all'interno di essi, in cambio di un prezzo. Senza che per ciò venga minimamente scalfita l'AUTONOMIA delle ragazze che vi esercitano la professione, autonomia che - è chiaro - a qualsiasi legislatore od autorità giurisdizionale del luogo interessa intesa come autonomia NEI RICAVI: e cioè a dire che nessun collegamento vi può né potrà mai essere tra quanto guadagnano le ragazze dai clienti e gli introiti del locale, poiché i primi, solo e a nessun altro che alle ragazze che ciascuna li ha guadagnati competono.
Chiedo scusa a tutti quelli che ho fatto addormentare!
INCONTRA DONNE VOGLIOSEcoglilfrutto
31/12/2014 | 00:01
Newbie
Avrei voluto rispondere subito a questo post, ma ho atteso che fosse spostato per senso di disciplina, anche se la posizione di questo 3d é tale che temo resterà con pochi commenti. Sarebbe stato meglio lasciarlo dov'era, anche se leggermente OT. Mi auguro di sbagliare e che i commenti siano molti.
.................
Quoto @universo_fkk, ma con qualche distinguo.
Le regole sono indispensabili in qualunque attività e, spesso, per le attività libero professionali sono chiamate codice deontologico.
Ed é un codice deontologico quello che si chiede alle ragazze che pretendono di esercitare. Questo non ha nulla a che fare con l'autonomia del professionista. Che é un'autonomia di tipo diverso.
Quanto alla imposizione di un tariffario uniforme, il discorso si fa più difficile, e pur essendo in linea di massima auspicabile, mi lascia qualche perplessità, salvo intenderlo come "tariffario massimo consigliato". Giustamente (Titano dice) un cliente ripetitivo potrebe godere di sconti che l'occasonale non ha.
é un argomento non facile. Ma si potrebbe approfondire.
TROVA HOSTESS PER CENEuniverso_fkk
31/12/2014 | 00:47
Newbie
@coglilfrutto
Mi sfuggono i tuoi distinguo.
Per essere ancora più chiaro, in breve riassumendo quanto intendevo dire sopra:
a mio avviso, l'autonomia delle ragazze sta nell'AUTONOMIA dei RICAVI, e cioè nel fatto che esse niente ed a nessuno debbono con riferimento a quanto guadagnano con le camere che fanno;
postulato questo, è chiaro e va da sé che in nulla scalfisce la loro autonomia il fatto che la direzione di ciascun locale ponga alcune regole del tipo "non masticare la gomma in sala", "in sala si sta total naked oppure in lingerie", "quel giorno della settimana è dedicato al tema lingerie e quindi dovete prepararvi in tal senso", "non potete avvicinarvi ad un cliente se non vi ha prima lui invitato a farlo" etc.; tutte cose che peraltro accadono normalmente in tutti gli fkk;
parimenti non scalfisce l'autonomia delle ragazze la determinazione di un prezzo per la prestazione standard e per gli extra, e di ciò che è extra e no; dopo di che è chiaro che una ragazza potrà, se lo riterrà, benissimo chiedere - facciamo conto di essere in Germania - 70 anziché 50 per la prestazione standard, ma è altrettanto chiaro che il locale non la tutelerà in questa sua pretesa, e sarà compito della ragazza chiarire bene al cliente prima della camera che lei chiede 70 e non 50. Se al cliente starà bene consumeranno, altrimenti no. Allo stesso modo una ragazza potrà esigere di meno da un cliente affezionato o per qualsiasi altra ragione; confesso che è cosa che mi è capitata in almeno un paio di occasioni all'Andiamo, e che lo stesso è capitato per certo ad amici in altri fkk tedeschi in occasione di sessioni di una certa durata maggiore della canonica mezz'ora.
coglilfrutto
31/12/2014 | 08:24
Newbie
@universo_fkk,
messa così non può non trovare tutti d'accordo. Hai chiarito il tuo pensiero molto bene >:/
INCONTRA DONNE VOGLIOSETITANO
31/12/2014 | 11:27
Gold
@licantropo teutonico ha scritto
"@Titano, a proposito della libera professione: vorrei chiedere una tua opinione sul fatto che tale libera professionista sia cosi poco "professionista" e cosi tanto "libera" da chiedere per 35 minuti la corresponsione di un'ora? Non lo farebbe se non fosse "spalleggiata" dal locale..All'Andiamo vecchia maniera, sono capitati episodi da chiamata in "Questura" e non da parte della ragazza che non ne ha grandi capacità. .Non voglio far polemica, voglio solo chiederti una tuo parere e non come moderatore, ma come Punter!! Dove sta scritta sta roba, no tanto per tornare al discorso dell'@Universo, sull'autonomo esercizio del mestiere! In realtà sono sindacaliste, spesso scorrette, da Triplice (con l'appoggio del Banco) perché un artigiano vero, esaurito il diritto di chiamata (la prima mezzora) poi lo paghi a tempo e non a corpo! "
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"
joker
31/12/2014 | 12:48
Naples | 36-50
Silver
Mi unisco alla discussione visto il mio interesse a sapere se il locale ha indicato alle girls quali sono gli extra e a quali prezzi debbano proporli infatti entrando in un FKK mi aspetto che tutte rispettino lo stesso "listino" come si fa del resto in Germania.
Valeu,Joker
TITANO
31/12/2014 | 13:23
Gold
Anzitutto ringrazio @Universo_FKK per avere raccolto l’invito ad aprire un topic ad hoc sull’argomento. Argomento a mio avviso sicuramente interessante.
Visto che sono stato invitato a dire la mia, e l’argomento mi stimola eccomi.
Come ho scritto, il post di apertura si presta – a mio avviso – ad alcune obiezioni.
Capisco l’estremizzazione nell’apertura del topic, ma di sicuro non ritengo calzante l’accostamento tout court a i liberi professionisti “nostrani”, men che meno al fatto che questi soggiacciano ai dettami degli Ordini Professionali (cosa assolutamente corretta, sia chiaro, ma per altre libere professionalità)!
Concordo poi, con una precisazione, sul concetto di “luogo aperto al pubblico” e con la differenza rispetto a luogo “pubblico”, ma non vi vedo un nesso stringente tra luogo e richiesta economica, o “livellamento” della stessa.
Concordo poi solo in parte con il concetto di autonomia intesa come “autonomia dei ricavi”.
Ora spiego il mio punto di vista.
Io ritengo, molto più semplicemente e banalmente, che con il concetto di “libera professione” (che va scinto da quello di “autonomia”) si intenda che le ragazze non sono lavoratrici dipendenti del locale.
Questo non solo per il rispetto del codice penale, aspetto tutt’altro da sottovalutare, e che vedrebbe – diversamente e laddove lo fossero – il fatto che le prestazioni dovrebbero essere pagate al locale da cui dipendono, che poi le girerebbe alle “dipendenti”, prestandosi questo a fattispecie penalmente rilevanti.
In ogni ordinamento, e proprio per la peculiarità della “professione” è sempre stata esclusa la possibilità di includerla e assoggettarla ai precetti del lavoro dipendente.
Chiarito questo, derivano dal concetto una serie di corollari.
Anzitutto le ragazze possono chiedere e contrattare (o non contrattare, dato che come sappiamo le ragazze possono benissimo rifiutare la camera) con il cliente l’onorario per i propri servizi, ben potendo – in astratto – chiedere quantum diversi a clienti diversi per la stessa prestazione. Che poi vi sia una sorta di “cartello” sul prezzo – creato dalle ragazze, non dal locale, sia chiaro – per cui non si scende al di sotto né si sale al di sopra di una certa tariffa, non cambia la sostanza delle cose.
Astrattamente la libertà di chiedere di più (o di meno) della “tariffa standard” sussiste.
E la libertà di chiedere contempla e assorbe anche la libertà di non chiedere.
Sul concetto di “luogo aperto al pubblico” su cui concordo – voglio fare una puntualizzazione.
Per i clienti maschi (come dici correttamente anche le ragazze sono clienti e pagano l’ingresso) è un luogo di solo svago. Ma per le “clienti donne” è anche un luogo di lavoro, quindi per loro bisogna fare alcune puntualizzazioni.
Come ho scritto non vedo alcun nesso tra la tipologia di luogo di esercizio e la richiesta economica.
Piuttosto lo vedo nel fornire “istruzioni” ai clienti nell’uso della struttura.
Il locale infatti non può avanzare richieste o impartire ordini alle ragazze su quanto chiedere ai clienti, ma ben può dire alle ragazze di non avere rapporti al cinema, di non tenere le scarpe sui divanetti, di non utilizzare l’area wellness fino ad un certo orario, di non masticare gomme, ovvero tutte cose strettamente connesse all’utilizzo della struttura.
Quindi rientra ampiamente nel potere del titolare, proprio perché “luogo aperto al pubblico”, dettare regole diverse tra i clienti uomini e le clienti donne, anche in materia di orario di accesso alla stessa.
Chiudo sul terzo punto. L’autonomia intesa come autonomia dei ricavi, a mio avviso è concetto corretto ma incompleto. Certo il locale non può guadagnare nulla da quanto percepiscono le ragazze dal cliente (tant’è che sul braccialetto, per esempio, non possono essere caricate le prestazioni che ricevo dalle ragazze, che vanno pagate a loro, né posso pagarle con carta di credito facendole transitare sul conto del locale, ma solo in contanti alle stesse, mentre posso benissimo pagare con carta l’ingresso, le consumazioni supplementari, le vip room, etcetcetc perché sono tutti serviti resi dal locale). Le ragazze possono infatti benissimo assentarsi nel corso della giornata, ritirandosi nelle loro stanze, e godono di autonomia anche circa il “vestiario” (passatemi il termine ma ci siamo intesi) da adottare. Infatti, quando dico che il locale può poco in questo senso, ovvero l’all naked – che piacerebbe anche a me, come ho scritto in moltissimi post – che tutti vorremmo, lo faccio a ragion veduta, atteso che non vi è nesso tra come vestono le ragazze e l’utilizzo della struttura intesa come detto sopra. Quindi, paradossalmente, il locale può dire alle ragazze di non tenere le scarpe sui divanetti, ma non può “obbligarle” a stare in topless, così come non può vietare ad un cliente di tenere il costume o gli slip sotto l’accappatoio.
Questo è il mio pensiero. Prolisso, scusatemi.
@coglilfrutto, se l’argomento sarà di interesse, lo sarà a prescindere da dove è inserito. Grazie di avere scritto qui e non avere inquinato altri topic con OT.
Anche per il tuo commento ritengo inconferente il richiamo al Codice Deontologico, vuoi perché è una professione che non ne ha uno, quindi a nulla rileva un suo richiamo, vuoi perché un eventuale Codice Deontologico se lo devono dare gli stessi professionisti (tramite i loro rappresentanti) e non può essere dato dal locale, né calato dall’alto, vuoi infine perché comunque una eventuale violazione di un eventuale Codice Deontologico comporterebbe sanzioni che per questa professione sarebbero sia di difficile determinabilità (cosa fai? Le fai radiare dall’Albo delle prostitute?) che di difficile applicabilità (chi dovrebbe radiarle? Il Consiglio Europeo delle prostitute?).
@licantropo teutonico
Non sarà nelle tue intenzioni, ma la vis polemica del tuo post è in re ipsa nella terminologia adottata.
Parli di “spalleggiare”, “Andiamo vecchia maniera”, “episodi da chiamata in questura”, “sindacaliste scorrette…spesso da Triplice (con l’appoggio del Banco)”.
Il mio parere sul punto “sforamento di 5 minuti” è questo. Mezz’ora sono 30 minuti. Non 35, né 25. Ovvietà, ma tanto vale ribadirla. Non tutte le ragazze allo sforamento chiedono di pagare la mezz’ora successiva, sebbene sia nel loro diritto. E’ nel loro diritto, ribadisco. Non è un dovere. Essendo un diritto, direi proprio disponibile, possono benissimo rinunciarvi, oppure ridurre “la pretesa” alzandola solo di poco rispetto alla prima mezz’ora.
Ma se voglio l’ora DEVI pagarla.
Certo è che poi tu puoi rimanere – pretendo la ragazza anche il pagamento della successiva – anche il residuo del tempo sino a completare un’altra mezz’ora.
Anche qui ogni ragazza e ogni camera fa storia a sé.
“Questa roba” non sta scritta da nessuna parte.
Tante cose non sono scritte da nessuna parte, ma vanno seguite ugualmente.
Non c’è scritto da nessuna parte che se compri un biglietto dell’autobus e lo timbri sottoscrivi un contratto di trasporto, né che se entri in un ospedale sottoscrivi un contratto di spedalità, ma è così.
Ci sono molti contratti verbali.
E se sali con una ragazza in camera hai sottoscritto un contratto, devi pagare per il tempo concordato, passato il quale il tariffario sale, poco ma sicuro.
L’esempio con “l’artigiano vero” – come per quanto detto sopra a Universo_FKK - non è assolutamente conferente, vuoi per la peculiarità della professione, che non è assolutamente accostabile, vuoi perché un artigiano è un libero professionista, ma non tutti i liberi professionisti sono artigiani, ed ognuno con il compenso si regola, per quanto detto sopra, come crede.
Con questo rispondo anche a @Joker. Il locale non può (né deve!) intervenire in certi aspetti.
Come ho scritto io ancora oggi - e credetemi che vado a locali da molto tempo e ne ho girati parecchi - chiedo sempre. E’ più corretto, e si evitano sorprese.
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"
coglilfrutto
31/12/2014 | 16:59
Newbie
Caro Titano, mi complimento per la tua dotta disquisizione che chiarisce in modo certo molti punti.
Per quel riguarda il "codice deontologico" che d'ora in poi possiamo chiamare "regole di comportamento" per evitare fraintendimenti, non intendevo certo asserire che le ragazze ne abbiano uno, ne' che l'Ordine delle Puttane ne abbia uno,
ma che ragazze e, meglio,
il locale, dovrebbero darselo. (ho scritto infatti "é un codice deontologico quello che si chiede alle ragazze")
Come il cliente uomo che assume comportamenti non consoni all'ambiente (pur senza direttamente infrangere la legge) viene ripreso ed eventualmente allontanato, così la prostituta che infranga il codice comportamentale del locale dovrebbe essere (e probabilmente è) allontanata (si veda, a quel che si dice, il caso del CP di qualche giorno fa)
Si tratta semplicemente di definire quali sono i comportamenti "non consoni" e tra questi potrebbero ricadere anche richieste economiche atte a pregiudicare il buon nome del locale.
scusate se per caso ho scritto stronzate
TROVA HOSTESS PER CENEcoglilfrutto
31/12/2014 | 17:01
Newbie
Ancora buon anno a tutti
Leggi le recensioni ESCORT e non farti fregare, trova la ESCORT nella tua cittàuniverso_fkk
31/12/2014 | 17:21
Newbie
Apprezzo molto l'articolato riscontro di Titano alla mia riflessione: in primo luogo perché l'articolazione appunto e l'ampio respiro dello stesso mi piace pensare siano segnale di una certa considerazione dell'argomento, in secondo luogo perché - credo sia evidente a tutti - è chiaro che dal modo in cui scrive, dal contenuto di ciò che scrive, Titano è persona che unisce il possesso di determinate conoscenze alla capacità di maneggiarle logicamente.
Concordo con te sull'arditezza dell'accostamento tra la libera professionalità delle pay-girls e dei liberi professionisti ufficiali. Nota però che ho usato quell'accostamento non già per asserire sillogicamente che "poichè anche i liberi professionisti soggiaciono a delle regole", "se le pay-girls sono libere professioniste" allora "anch'esse possono/debbono soggiacere a delle regole"; bensì per, con procedimento inverso, affermare e difendere la libera professionalità delle ragazze - da qualcuno messa in dubbio con l'argomento che le ragazze non potrebbero chiedere con completa libertà il prezzo che vogliono per la prestazione - stanti anche delle indicazioni esterne su quel prezzo.
Ho invece usato, questo sì, l'argomento del luogo aperto al pubblico ma non pubblico, bensì privato, che le ragazze utilizzano per incontrarsi con i potenziali clienti, per giustificare la legittimità di porre delle regole ad opera del locale. Tu, molto correttamente a mio avviso, vai più a fondo, e nello sviluppo di quella premessa precisi l'ulteriore distinguo che deve essere fatto tra regole attinenti l'utilizzo degli spazi della struttura - legittimamente poste - e regole "ultrònee" - che, se poste, lo sarebbero non del tutto legittimamente -. Annoveri tra le prime "orari di utilizzo dei vari spazi della struttura, divieto di consumazione nel kino, di masticare gomma americana etc.", tra le seconde "prescrizioni sul vestiario, etc.". La prima obiezione - di nulla importanza - che mi verrebbe da farti è: quale differenza corre tra una regola sul divieto di masticare gomma americana ed una sul vestiario da indossare per far rientrare la prima nel novero delle regole attinenti l'utilizzo degli spazi della struttura ed escludere la seconda? Non sarebbero forse da escludere entrambe? Cosa c'entra il masticare gomma americana con una certa modalità di utilizzo degli spazi?
Io, pur rimanendo perfettamente concorde metodologicamente sull'introduzione del distinguo di cui sopra, ne preciserei il contenuto in modo leggermente diverso. Ragionerei così: il locale mette a disposizione degli spazi, con una pluralità di finalità: relax dei clienti per la parte wellness, il giardino, la piscina, e non ultima quella sessuale rispondente ad esigenze ludiche per la parte maschile di clientela, lavorative per la parte femminile. Sarà dunque nell'interesse e nel diritto legittimo del locale - che da ciò (cioè dalla messa a disposizione degli spazi con finalità di incontro sessuale) trae la maggior fonte di business - porre delle regole sia sull'utilizzo in senso stretto degli spazi, sia più ampiamente sui comportamenti da tenere all'interno di quegli spazi, anche con riguardo alla finalità di incontro sessuale. Senza che ciò faccia venir meno l'autonomia delle ragazze che vi esercitano. In estrema sintesi: "tu ragazza scegli liberamente, per procacciarti i clienti, di fare uso dello spazio che io locale metto a disposizione? Benissimo, sappi che io locale, che ho tutto l'interesse ed il diritto legittimo alla massimizzazione dell'utilizzo di quello spazio, ho, in questa prospettiva, posto delle regole che secondo le mie valutazioni ciò agevoleranno. Se ti stanno bene, sei la benvenuta; se no, sarai la benvenuta altrove in spazi con regole diverse più confacenti alle tue esigenze". Tutto qui. E, personalmente, farei rientrare tra queste regole quelle del tipo "non masticare la gomma", quelle sul vestiario, su eventuali orari di utilizzo degli spazi della struttura, su divieto o meno di approccio del cliente etc. Mi rendo anche perfettamente conto che, arrivati a questo punto, ci stiamo muovendo su di un terreno in cui preponderanti diventano le soggettive diversa sensibilità e percezione; con la conseguenza che più che legittime e rispettabili sono anche interpretazioni e letture del fenomeno diverse rispecchianti soggettività diverse.
Mi permetto di chiosare, anche se non richiesto, sul punto "35 minuti". Io, fossi la proprietà di un locale, adotterei il comportamento del Palace di FFM. Chi ci è stato lo sa: quando entri per la prima volta, in reception ti fanno vedere un disegnino che illustra chiaramente la loro politica: quando la lancetta supera i 30 minuti e fino ai 40 sei in colore prima arancione dal 30° al 35°, poi rosso dal 35° al 40°; dal 40° e 1'' entri nel verde della seconda mezz'ora. E cioè: trascorso il 30° minuto, la ragazza ha tutto il diritto, anche se il cliente non è ancora venuto, di alzarsi e considerare esaurita la propria prestazione. Se però deciderà di fermarsi, potrà certo sempre chiedere al cliente di pagare la seconda mezz'ora per intero o qualcosa in più rispetto alla prima mezz'ora, ma starà al cliente. Il locale prenderà le difese della ragazza per il pagamento, anche "forzoso", della seconda mezzora solo dal 40°' e 1'' in poi. Mi pare la risposta più equilibrata e di buon senso. Paragone ardito, ma esemplifica: avete mai sentito, che so io, di uno psicologo che trascorsa l'ora o la mezz'ora od i 45 minuti di seduta chieda al cliente un doppio onorario per i 5 minuti successivi? Io no. Ben potrà però il professionista, trascorso il tempo prestabilito, farlo notare al paziente e rinviarlo alla prossima seduta. Cosa che credo normalmente e tutti i giorni avvenga.
INCONTRA DONNE VOGLIOSETITANO
31/12/2014 | 18:08
Gold
@coglilfrutto, ti ringrazio del tuo intervento e stai tranquillo, non hai scritto "stronzate". Fino a che si resta nel rispetto del regolamento e degli interlocutori, una propria opinione, legittimamente espressa, non può mai considerarsi tale. Ribadisco - se rileggi il passaggio nel mio lungo post lo vedrai - che un eventuale Codice Deontologico dovrebbero darselo SOLO le ragazze, e non il locale (come ho scritto non può darlo un terzo, nè essere "calato" dall'alto). Le "regole di comportamento" ci sono e le ragazze devono rispettarle, così come i clienti, ma non possono che riguardare la struttura ed il suo godimento. Il punto - a mio avviso - è fino a dove queste regole possano spingersi. Se il locale dettasse delle "regole di comportamento" che coinvolgessero anche i costi e gli extra delle prestazioni, non sarebbero più regole di comportamento, ma abusi a scapito della "libera professionalità" della ragazza, insita nella nozione stessa di "libero professionista". La ragazza infatti può chiedere quanto vuole a chi vuole e il locale non può sindacare su quanto guadagna, proprio perchè non ha alcun interesse (economico) dalla prestazione della ragazza! Regolamentare - da parte del locale - anche l'aspetto economico delle prestazione dimostrerebbe una ingerenza intollerabile.
@Universo_FKK, grazie delle parole. Ti assicuro che nessuno come me è strenuo difensore della "libertà professionale" delle ragazze nei locali. Ripeto che ancora oggi, io chiedo sempre. Invito anche gli amici a farlo. Veramente non costa nulla, non c'è da vergognarsi e a mio avviso denota rispetto.
Ti rimando alla mia risposta a @coglilfrutto circa le regole (che definirei) "legittime" che può porre il locale, rispetto agli aspetti cui è opportuno non intervenga, e vengo al tuo post partendo da qui.
Il non masticare gomma a mio avviso riguarda la struttura, dal momento in cui si è notato (in altri Club, sia chiaro; peraltro non so neppure se questa prescrizione ci sia al Wellcum, ma tanto è un esempio, quindi prendiamolo per quello che è...) che qualche ragazza "poco corretta" attacava le cicche dietro i divanetti, oppure se erano messe nei portaceneri senza essere accartocciate nella carta, rendevano molto ardua la pulizia degli stessi. Questi aspetti riguardano la struttura. Come sono vestite le ragazze no. Riguarda un aspetto della loro "esecuzione della prestazione" in cui il locale non può accampare pretese, a mio avviso, potendo solamente - come accade - limitarsi a suggerire alle ragazze come vorrebbe fossero "abbigliate". Prendiamo ad esempio la giornata lingerie. In genere le ragazze sanno che un giorno alla settimana il locale fa adottare questo vestiario alle ragazze. Ma - ripeto - è solo un suggerimento. Se una ragazza durante la giornata lingerie volesse stare all naked (come accade!) cosa dovrebbe fare il locale? Obbligarla a rivestirsi o cacciarla? No, perchè ha pagato un ingresso come tutti gli altri clienti, e anche lei è "ospite".
Se invece la ragazza non adempie prescrizioni relative la struttura, quelle si legittimamente imposte, potrebbe essere allontanata (ad esempio, hai fatto sesso al cinema mentre io lo avevo vietato? Caccio te e anche il cliente che era con te. Sei andata a fare una sauna o in idromassaggio fuori dall'orario per te previsto? Ti allontano).
Chiudo dicendo che fare come il Palace è un modo, ma a mio avviso non corretto, perchè di fatto, sapendo i clienti che possono "spingersi" fino ai 40 minuti senza di fatto avere avere problemi, la camera standard diverrebbe di quel minutaggio, e non più di 30. E già mi vedo le code di ragazze e clienti in reception per le diatribe sui minuti dal 30 al 40. Vai poi a dimostrare che con la ragazza per i 10 minuti in più non si era concordato alcunchè oppure una cifra diversa da quella che lei pretende!Troppo macchinoso. Preferisco il modello Globe. Quando prende la chiave per la camera viene registrato l'orario. Alla riconsegna si calcola il tempo trascorso in camera. Sei stato 30 minuti? Paghi 120 euro. 35 minuti? 140 euro. 40 minuti? 160 euro. 45 minuti? 180 euro etcetcetc. Se sei stato meno il locale chiede come mai (dato che il cliente paga la mezz'ora e anche lui va tutelato) e se ci sono stati problemi, con due feedback negativi da parte dei clienti, la ragazza è allontanata. Se invece sei sceso perchè ti andava bene così, allora nessun problema. Semplice e chiaro.
Certo l'argomento è delicato, mi rendo conto, e si presta a diverse letture.
La mia è questa, ed in ogni caso mi sembra siamo tutti daccordo che il superamento del termine della mezz'ora comporti la necessità di pagare ulteriori somme. Sul quantum poi possiamo discutere. Il mio parere poi è chiaro così come l'ho espresso nel post precedente.
Così come stanno le cose, se vogliono l'ora DEVI pagare (rimanendo in camera il tempo che ti resta, sia chiaro!). Poi sta anche alla intelligenza della professionista.
Toccasse a me pagherei senza battere ciglio, come ho sempre fatto, ma personalmente non credo proprio risalirei con lei, quindi perderebbe il cliente, e segnalerei la cosa anche nel Forum come alert per i futuri amici che volessero salirci.
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"