Proibizionismo o legalizzazione? La prostituzione oggi nel mondo, fra passato e presente
LUCCA, 4 settembre - In clima di crisi economica e di manovre finanziarie dirette a tagliare molte risorse, il sindaco di Altopascio Maurizio Marchetti ha recentemente risfoderato la proposta di legalizzare la prostituzione attraverso la creazione di quartieri comunali a luci rosse, con controlli severi e una gestione pubblica dei proventi.
La notizia, pubblicata anche sul nostro quotidiano, ha destato interrogativi, critiche e approvazioni.
Quello che ci si domanda: è veramente sbagliato voler autorizzare e regolare il “mestiere più antico del mondo” offrendo certezza nei controlli e trasparenza nella gestione delle ricchezze che quest’attività può produrre? Non è controproducente reprimere un fenomeno che, anzichè scomparire, appare in aumento malgrado i buoni propositi della vecchia legge Merlin?
Quando si parla di prostituzione normalmente lo si fa in un’accezione negativa, pensando al mercato nero e alla mercificazione dei corpi.
Però forse i più non sanno che la prostituzione ha avuto trattamenti diversi nelle diverse epoche storiche.
Difficile da credersi, ma anticamente l’atto del prostituirsi era considerato alla stregua di un rituale sacro, nel quale le donne si concedevano alle divinità impersonate dai re, dagli imperatori e dai potenti in generale.
Scriveva a riguardo Erodoto: “In tempi passati la donna che si concedeva era una sacerdotessa dedicata agli dei e dandosi a qualcuno essa eseguiva un grande atto di adorazione. Aveva il rispetto degli altri e gli uomini nell’usare di lei la onoravano”.
Nell’antica Babilonia, inoltre, vigeva una legge per cui almeno una volta nella vita le donne dovevano andare al tempio della Dea Militta per concedersi sessualmente a un cliente, il quale avrebbe simbolicamente offerto loro del denaro gettandolo sul loro ventre o sulle loro ginocchia come atto sacrale; da qui che nasce il pagamento della prestazione sessuale.
Nell’antica società greca poi, la prostituzione, sia femminile che maschile, era regolata da leggi; coloro che la esercitavano erano trattati con assoluto rispetto in quanto erano considerati persone influenti e indipendenti che, peraltro, pagavano regolarmente le tasse.
Non solo i greci, ma anche i romani avevano provveduto a disciplinare il fenomeno della prostituzione che era praticata nei lupanari (ndr. bordelli), edifici siti fuori dalle città, aperti soltanto nelle ore notturne, ma tutelati e controllati dallo Stato. In quei luoghi le prostitute o meretrici, generalmente schiave o appartenenti ai ceti più bassi, accoglievano per lo più il popolo più povero. Per i patrizi, invece, era moralmente indecente recarsi in simili locali e pertanto gli “incontri” erano generalmente organizzati alle terme o in occasione di spettacoli, in modo da salvaguardarsi la reputazione.
I bordelli, inoltre, erano una vera e propria fonte di ricchezza per lo Stato.
Basti pensare che nel IV secolo d.C., durante l’impero di Costantino, prostitute e tenutari di case chiuse, dovevano versare la c.d. “collatio lustralis”, imposta prevista per tutti gli “atti di commercio”, da pagarsi ogni cinque anni.
Si sono quindi susseguiti periodi di tolleranza e periodi in cui la prostituzione era considerata “atto immondo”, così come nell'insegnamento della Chiesa.
Facendo un salto nella storia arriviamo all’Italia di Cavour ed assistiamo alla nascita delle case di tolleranza statali disciplinate dal “Regolamento del servizio di sorveglianza della prostituzione” del 1859 (trasformato in legge il 15 febbraio 1860) con cui si autorizzava l'apertura di case controllate dallo Stato per l'esercizio della prostituzione in Lombardia; il suo ambito di applicazione fu successivamente esteso all’intero paese dopo l’unità d’Italia. Il regolamento fu adottato per lo più per l’esigenza di contenere i numerosi casi di malattie contratte dai soldati sabaudi.
La legge fissava le tariffe adeguandole all’inflazione: dalle cinque lire per le case di lusso alle due lire per quelle popolari. Altre norme prevedevano la necessità di una licenza per aprire una casa, l’obbligo del pagamento delle tasse a carico dei tenutari ed i controlli medici da compiere sulle prostitute in modo da contenere le malattie veneree. Esisteva una norma specifica che prevedeva il ricovero coatto in ospedale per le prostitute che fossero state contagiate.
Nel 1891, inoltre, si decise di abbassare le tariffe praticate nelle case chiuse per evitare il dilagarsi della prostituzione libera, priva dei controlli di legge.
Con il regime fascista la prostituzione fu disciplinata in maniera compiuta con il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza del 1931 (r.d. 18-6-1931, n. 773) che impose misure restrittive nei confronti delle prostitute, obbligatoriamente schedate dall’autorità. La prostituzione era ritenuta necessaria perché i bordelli erano considerati "luoghi di celebrazione della virilità del maschio". Vi era un'attenta cura dell’igiene: le donne erano sottoposte a viste ginecologiche costanti su disposizione dell’autorità e in caso di malattia si doveva immediatamente interrompere l’attività.
Al termine della seconda guerra mondiale iniziò un lungo dibattito che condusse alla legge n. 75 del 20 febbraio 1958 (legge Merlin) con cui l’Italia abolì le norme che regolavano la prostituzione e contestualmente avviò, al pari degli altri paesi, la lotta contro lo sfruttamento della stessa; furono così soppresse le case di tolleranza.
Questa legge dette esecuzione alla Convenzione Onu del 1949-1951 sulla prostituzione e la tratta delle persone, nata con l’obiettivo di reprimere la malavita collegata al fenomeno, nel rispetto della dignità e del valore della persona umana.
In sostanza, secondo la predetta convenzione, l’attività di prostituzione assume i caratteri di una libera professione sprovvista, tuttavia, di un riconoscimento formale.
La legge n. 75 del 1958, all’art. 3, vieta l’esercizio di case di prostituzione nel territorio italiano e punisce con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 260 a euro 10.400 chiunque abbia la proprietà, l’esercizio, diriga, controlli o amministri una casa di prostituzione; con la stessa sanzione essa punisce chi conceda in locazione un immobile a tale scopo o il proprietario di un luogo ricettivo (albergo, circolo, locale da ballo ecc.) che tolleri persone che abitualmente si danno alla prostituzione o chi recluti o agevoli una persona a prostituirsi o che comunque compia atti di lenocinio.
L’art. 4 della legge Merlin contiene anche ipotesi aggravate del reato di favoreggiamento e di sfruttamento della prostituzione, mentre, all’art. 5, prevede una sanzione amministrativa pecuniaria (da euro 16 a euro 93) per chi, indipendentemente dal sesso, inviti al libertinaggio in modo scandaloso e molesto o segua persone per la strada invitandole, con atti e parole, al libertinaggio.
In sostanza, in Italia la prostituzione è lecita ma non può essere esercitata in case chiuse o come attività organizzata poiché è vietata sia la gestione dell’attività da parte di terzi che il c.d "meretricio di Stato", ovvero, ogni forma di sfruttamento o favoreggiamento della stessa.
Vani sono stati i tentativi di modificare la legge Merlin, nonostante le aspre critiche in quanto essa non ha fatto altro che consentire la mercificazione del corpo in totale assenza di controlli sia di carattere fiscale – tributario che sanitario.
Le statistiche riferiscono che, in seguito all’entrata in vigore della legge del 1958, la prostituzione e la criminalità ad essa collegata, anziché diminuire, hanno assunto valori allarmanti proprio per il mancato controllo che un tempo era esercitato dallo Stato. Sono aumentati altresì i casi di tratta dall'estero di donne, uomini e perfino bambini.
Com'è la situazione nel panorama mondiale?
Il modello proibizionista assoluto in cui la prostituzione è illegale è quello adottato dai paesi musulmani (alcuni dei quali prevedono per essa la pena di morte) e dai paesi dell’Europa dell’est (salvo Polonia e Bulgaria).
Nell’Europa del nord (Svezia, Norvegia e Islanda), invece, si punisce il cliente, ma non il soggetto che si prostituisce, considerato vittima di sfruttamento.
Altro paese proibizionista è l’America del nord ad eccezione dello stato del Nevada.
La prostituzione è considerata illegale anche nella maggior parte dei paesi africani, asiatici e in Oceania.
Esiste poi il modello abolizionista, come quello italiano, che non vieta la prostituzione, ma punisce il favoreggiamento, l’induzione, il reclutamento, nonché la gestione di case chiuse; esso è presente anche in Francia, nel Regno Unito, in Canada, in Portogallo nonché in alcuni paesi del sud America (Brasile, Cina, Argentina) e dell’Asia (India, Hong Kong, Giappone).
Differente è, invece, il modello per il quale la prostituzione è lecita e regolamentata da norme pubblicistiche che impongono tasse e controlli sanitari obbligatori e stabiliscono i luoghi adibiti all'esercizio di tale attività.
In Olanda la prostituzione è lecita e regolata dal 1815 e, dal 2000, lo sono anche le case di appuntamento.
La legge olandese tratta la prostituzione come una normale professione, a condizione che sia svolta da soggetti maggiorenni e residenti nel paese. L'esercizio dell'attività deve avvenire in specifiche zone, devono essere pagate determinate imposte e si è sottoposti a controlli periodici medici, fiscali e di ordine pubblico.
In Germania dal 2002 la prostituzione è considerata un lavoro tout court con relativa assicurazione sanitaria, sussidio di disoccupazione, permessi, pensione e la prestazione è sovente esercitata nelle case chiuse.
In Austria la prostituzione è consentita di norma nelle case chiuse, tollerata in alcune zone all’aperto e, in ogni caso, è obbligatoria la registrazione.
In Grecia chi esercita la prostituzione deve iscriversi in appositi registri e sottoporsi a regolari controlli medici per l’autorizzazione dell’attività.
Ancora. In Spagna è vietato l’adescamento per strada e punito lo sfruttamento, ma esistono club ad hoc (c.d. "puticlub") legali. Egualmente regolamentata è la prostituzione nei seguenti Stati: Nevada, Messico, Colombia, Turchia e Libano.
Alla luce di questo excursus, può davvero ritenersi controproducente in Italia una regolamentazione che permetta di controllare sotto il profilo sanitario, fiscale e previdenziale un fenomeno comunque inarrestabile?
Commenti sottoscritti da amici della gnocca:
04-09-2011 / SALLUSTIO
Bell'argomentino. Ecco alcuni spunti di riflessione:
a) la prostituzione E' INDEBELLABILE, o nelle case o sulle strade o nei vicoli o nei salotti bene o nei palazzi patrizi che diventano luoghi di orgia al modello di Eyes Wide Shut
b) la prostituzione in strada è non solo uno spettacolo indecoroso in molti casi (aspetto sicuramente tra i minori da prendere in considerazione) ma è veicolo di scarsissima igiene, pratica assolutamente incontrollata, veicolo di introiti per malavita locale di ogni genere e specie.
c) le case di tolleranza, a fronte di un fenomeno lo ripeto NOMINALMENTE E PRATICAMENTE INDEBELLABILE, senza falsi moralismi e senza illusioni pie fatte più per alimentare anche altri tipi di commerci (tra cui le comunità di recupero delle donne di strada, cose anche utili ma che poi, all'atto pratico, alla fine del percorso di comunità , ti ributtano nella mischia come prima e meglio di prima. Ma c'è chi ci si ingrassa, spesso nel nome di Dio) che altro, sarebbero la giusta soluzione. da un punto di vista sanitario, legale (per i controlli), visivo (per i benpensanti, che poi magari vanno anche essi in bordello per sano svago).
e) certo mi chiedo, Corona docet, nell'era della comunicazione iperveloce, ci pensate le code di paparazzi e detectives e giornalisti e giornalai di fronte ai bordelli, armati di telefonini videocamerine cvideoaggeggi ipad ipod e roba varia, che in trenta secondi schiaffano online tutti quelli che vanno ad usufruire dei servizi delle "professioniste" del sesso? Vi immaginate che razza di casino mediatico? Che arma potente in mano ai forti poteri che, forse, sarebbero persino disposti a cedere al motto storico che dice che "Le rivoluzioni nascon nei bordelli" piuttosto di rinunciare a comodi elementi di ricatto per chicchessia?
f) o se a fronte id questo dilemma cornuto cominciassero i signori quotidiani a dare il bell'esempio di moralizzazione dei costumi, EVITANDO TUTTI I GIORNI DI PUBBLICARE ANNUNCI "PERSONALI" DI SIGNORINE E SIGNORINI CHE SI SVENDONO CON APPOSITA INSERZIONE IN OGNI PARTE DELLA PENISOLA? Di quello non dice nulla nessuno e lo spaete perchè? perchè la patata, cari signori, è il più fiorente mercato italico, dove tutti mangiano a quattro palmenti. E mangiano non solo purè ma ben altri prelibati cibi.
Potremmo quindi dire, non senza un filo di humour, che "è un bel casino". Ops...
04-09-2011 / AD
"... I greci — senz'altro in analogia con altre culture — hanno visto nell'eros innanzitutto l'ebbrezza, la sopraffazione della ragione da parte di una « pazzia divina » che strappa l'uomo alla limitatezza della sua esistenza e, in questo essere sconvolto da una potenza divina, gli fa sperimentare la più alta beatitudine. Tutte le altre potenze tra il cielo e la terra appaiono, così, d'importanza secondaria: « Omnia vincit amor », afferma Virgilio nelle Bucoliche — l'amore vince tutto — e aggiunge: « et nos cedamus amori » — cediamo anche noi all'amore [2]. Nelle religioni questo atteggiamento si è tradotto nei culti della fertilità, ai quali appartiene la prostituzione « sacra » che fioriva in molti templi. L'eros venne quindi celebrato come forza divina, come comunione col Divino.
A questa forma di religione, che contrasta come potentissima tentazione con la fede nell'unico Dio, l'Antico Testamento si è opposto con massima fermezza, combattendola come perversione della religiosità. Con ciò però non ha per nulla rifiutato l'eros come tale, ma ha dichiarato guerra al suo stravolgimento distruttore, poiché la falsa divinizzazione dell'eros, che qui avviene, lo priva della sua dignità, lo disumanizza. Infatti, nel tempio, le prostitute, che devono donare l'ebbrezza del Divino, non vengono trattate come esseri umani e persone, ma servono soltanto come strumenti per suscitare la « pazzia divina »: in realtà, esse non sono dee, ma persone umane di cui si abusa. Per questo l'eros ebbro ed indisciplinato non è ascesa, «estasi» verso il Divino, ma caduta, degradazione dell'uomo. Così diventa evidente che l'eros ha bisogno di disciplina, di purificazione per donare all'uomo non il piacere di un istante, ma un certo pregustamento del vertice dell'esistenza, di quella beatitudine a cui tutto il nostro essere tende." (Deus Caritas Est, Benedetto XVI).
05-09-2011 / Q. D. P.
Ha ragione Marchetti, basta candidature dall'alto!
05-09-2011 / GIOVAN SERGIO BENEDETTI
Prostituzione.
Anzitutto bisogna precisare di che prostituzione si parla, perché i si prostituisce in tanti modi e quella sessuale oggi è forse la forma più sana di prostituzione che ci sia, quindi niente giudizi morali.
E poi se vogliamo davvero andare alle radici, per estirparle, c’è tutta una insensata cultura cattolica del sesso di tipo repressivo a cui bisognerebbe mettere mano, che fa danni dall’età infantile alla vecchiaia e li fa innanzitutto nel ceto ecclesiastico, dove si intravvedono le prime ribellioni.
Fa scandalo, nella realtà, più un bacio omo che un rapporto sessuale e andatevi a rivedere “cinema paradiso con tutti quegli spezzoni di pellicola tagliati perché contenevano normali baci tra un uomo e una donna.
E’ un’ossessione sessuofobica che ci viene inculcata fin dall’infanzia.
Liberiamoci di quella e poi potremo parlare serenamente di prostituzione.
05-09-2011 / Ugo
Le prostitute sfruttate dalla malavita che fanno "bella" mostra di loro agli angoli delle strade sono una roba incivile, da paese del terzo mondo. Anche l'Italia deve seguire l'esempio di nazioni illuminate come olanda, germania, austria, grecia e spagna. Basta con tutta questa ipocrisia, legalizziamo!!!
05-09-2011 / AD
GIOVAN SERGIO BENEDETTI o non ha letto il mio commento o non ha capito niente di quello che v'è scritto: la cultura cattolica ha una visione della sessualità affatto repressiva. Certo se si intende vivere la sessualità come libertà di farlo con chiunque, anziché con il proprio legittimo consorte, allora sono un altro paio di maniche, ma così come riesco a farlo io - che non ho niente di speciale - possono riuscirci tutti...
05-09-2011 / marco a
Se a Napoli c'è il pattume per strada tutti bla.bla.bla, ma in fondo è a Napoli, mica in Fillungo.
Se esiste il turismo sessuale (anche pedofilo magari) è immorale, ci scandalizza, ma in fondo non è un nostro problema. Nessuno guarda porno, nessuno va a t..ie, e se ci va è bene vada in trasferta.
Ma quando le ragazze sono sotto case, allora...
Tutti pronti ad indicare la soluzione: riapriamo i casini!!!!!
Ma vi sembra un modo serio di ragionare?
05-09-2011 / marco a
A proposito di legalizzare...
La prostituzione attualmente è legale!
Rinchiudendola in strutture organizzate non sarebbe più libera. O no?
Ma davvero in Nevada, in grecia, olanda etc. siamo sicuri che non vi siano interessi da parte di certi gruppi che poi sono gli stessi che gestiscono droga, gioco, appalti e che penetrerebbero indenni nel nuovo sistema diversamente organizzato.
Domandatevi quanto resisteva nell'attività delle "case" una prostituta prima di ammalarsi ? Ma vi siete mai chiesti se i controlli siano stati a garanzia del cliente o della prostituta? Ma a parte la prostituta chi era, o sarebbe, il controllore della salute del cliente?
Un tempo conoscevamo solo patologie abbastanza evidenti di malattie sessuali, ma oggi che conosciamo epatiti ed aids ed altro, facendo un controllo ogni 15 giorni scopriremmo qualcosa.
Se lo stato (ministero interni e parlamento) volessero controllare il territorio in maniera diversa, avrebbero la possibilità di limitare il fenomeno senza bisogno di ristabilire "legalmente" schiavitu' egualmente perverse ed incontrollabili rispetto o cosa avviene oggi.
05-09-2011 / TA TA
Legalizziamo l'ipocrisia visto che è presente in ogni proposta che riguarda tutte le posizioni politiche.Ritengo l'ipocrisia una delle peggiori forme di prostituzione per la raccolta del consenso.
05-09-2011 / ASIA
LA PROSTITUZIONE NON E' ILLEGALE LO E' LO SFRUTTAMENTO.
05-09-2011 / Dredd
la prostituzione non regolamentata serve solo ad agevolare la criminalita' organizzata e lo sfruttamento/schiavizzazione delle povere ragazze!
05-09-2011 / Ritorno al futuro
riguardo alla legge Merlin:delle volte bisogna fare un passo indietro per andare avanti.
05-09-2011 / alf
Basta con le ipocrisie.
Un operaio vende al padrone l'utilizzo delle proprie braccia per la catena di montaggio. Un camionista vende l'utilizzo di braccia e gambe per guidare un automezzo.
Un agente di marketing vende l'utilizzo della propria mente e della propria creatività per sponsorizzare prodotti e lavare il cervello alla gente. Perché allora dovremmo proibire la vendita del proprio corpo per prestazioni sessuali? Legalizzare la prostituzione in modo serio è l'unica soluzione sensata a questo problema millenario.
Far finta che non esista, seguendo un certo perbenismo ipocrita e politically correct di sinistra, si è rivelata una strategia fallimentare. Quindi si ritorna al vecchio sistema.
06-09-2011 / marco a
Leggendo alcuni interventi, sono veramente avvilito.
Supportare i propri convincimenti con un minimo di ragionamento dovrebbe essere doveroso per prima cosa nei confronti di noi stessi. Il problema della povertà delle prostitute e della povertà culturale dei clienti sembra non interessare. Siamo al "SI MA NON NEL MIO GIARDINO" che sta distruggendo l'occidente in un'orgia di egoismo suicida.
06-09-2011 / fabry
non c''e nessuna legge che vieta la prostituzione basta fare un giro sul web digitare incontri adulti e la citta'...o su i quotidiani lucchesi inserzioni...c'e' tutto cio' che volete anche il numero telefonico per prenotare un ora o piu' ore con donne, uomini o trans... in casa...e la foto della persona che incontrerete...
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18/04/2012 | 06:47
Silver
Proibizionismo o legalizzazione? La prostituzione oggi nel mondo, fra passato e presente
LUCCA, 4 settembre - In clima di crisi economica e di manovre finanziarie dirette a tagliare molte risorse, il sindaco di Altopascio Maurizio Marchetti ha recentemente risfoderato la proposta di legalizzare la prostituzione attraverso la creazione di quartieri comunali a luci rosse, con controlli severi e una gestione pubblica dei proventi.
La notizia, pubblicata anche sul nostro quotidiano, ha destato interrogativi, critiche e approvazioni.
Quello che ci si domanda: è veramente sbagliato voler autorizzare e regolare il “mestiere più antico del mondo” offrendo certezza nei controlli e trasparenza nella gestione delle ricchezze che quest’attività può produrre? Non è controproducente reprimere un fenomeno che, anzichè scomparire, appare in aumento malgrado i buoni propositi della vecchia legge Merlin?
Quando si parla di prostituzione normalmente lo si fa in un’accezione negativa, pensando al mercato nero e alla mercificazione dei corpi.
Però forse i più non sanno che la prostituzione ha avuto trattamenti diversi nelle diverse epoche storiche.
Difficile da credersi, ma anticamente l’atto del prostituirsi era considerato alla stregua di un rituale sacro, nel quale le donne si concedevano alle divinità impersonate dai re, dagli imperatori e dai potenti in generale.
Scriveva a riguardo Erodoto: “In tempi passati la donna che si concedeva era una sacerdotessa dedicata agli dei e dandosi a qualcuno essa eseguiva un grande atto di adorazione. Aveva il rispetto degli altri e gli uomini nell’usare di lei la onoravano”.
Nell’antica Babilonia, inoltre, vigeva una legge per cui almeno una volta nella vita le donne dovevano andare al tempio della Dea Militta per concedersi sessualmente a un cliente, il quale avrebbe simbolicamente offerto loro del denaro gettandolo sul loro ventre o sulle loro ginocchia come atto sacrale; da qui che nasce il pagamento della prestazione sessuale.
Nell’antica società greca poi, la prostituzione, sia femminile che maschile, era regolata da leggi; coloro che la esercitavano erano trattati con assoluto rispetto in quanto erano considerati persone influenti e indipendenti che, peraltro, pagavano regolarmente le tasse.
Non solo i greci, ma anche i romani avevano provveduto a disciplinare il fenomeno della prostituzione che era praticata nei lupanari (ndr. bordelli), edifici siti fuori dalle città, aperti soltanto nelle ore notturne, ma tutelati e controllati dallo Stato. In quei luoghi le prostitute o meretrici, generalmente schiave o appartenenti ai ceti più bassi, accoglievano per lo più il popolo più povero. Per i patrizi, invece, era moralmente indecente recarsi in simili locali e pertanto gli “incontri” erano generalmente organizzati alle terme o in occasione di spettacoli, in modo da salvaguardarsi la reputazione.
I bordelli, inoltre, erano una vera e propria fonte di ricchezza per lo Stato.
Basti pensare che nel IV secolo d.C., durante l’impero di Costantino, prostitute e tenutari di case chiuse, dovevano versare la c.d. “collatio lustralis”, imposta prevista per tutti gli “atti di commercio”, da pagarsi ogni cinque anni.
Si sono quindi susseguiti periodi di tolleranza e periodi in cui la prostituzione era considerata “atto immondo”, così come nell'insegnamento della Chiesa.
Facendo un salto nella storia arriviamo all’Italia di Cavour ed assistiamo alla nascita delle case di tolleranza statali disciplinate dal “Regolamento del servizio di sorveglianza della prostituzione” del 1859 (trasformato in legge il 15 febbraio 1860) con cui si autorizzava l'apertura di case controllate dallo Stato per l'esercizio della prostituzione in Lombardia; il suo ambito di applicazione fu successivamente esteso all’intero paese dopo l’unità d’Italia. Il regolamento fu adottato per lo più per l’esigenza di contenere i numerosi casi di malattie contratte dai soldati sabaudi.
La legge fissava le tariffe adeguandole all’inflazione: dalle cinque lire per le case di lusso alle due lire per quelle popolari. Altre norme prevedevano la necessità di una licenza per aprire una casa, l’obbligo del pagamento delle tasse a carico dei tenutari ed i controlli medici da compiere sulle prostitute in modo da contenere le malattie veneree. Esisteva una norma specifica che prevedeva il ricovero coatto in ospedale per le prostitute che fossero state contagiate.
Nel 1891, inoltre, si decise di abbassare le tariffe praticate nelle case chiuse per evitare il dilagarsi della prostituzione libera, priva dei controlli di legge.
Con il regime fascista la prostituzione fu disciplinata in maniera compiuta con il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza del 1931 (r.d. 18-6-1931, n. 773) che impose misure restrittive nei confronti delle prostitute, obbligatoriamente schedate dall’autorità. La prostituzione era ritenuta necessaria perché i bordelli erano considerati "luoghi di celebrazione della virilità del maschio". Vi era un'attenta cura dell’igiene: le donne erano sottoposte a viste ginecologiche costanti su disposizione dell’autorità e in caso di malattia si doveva immediatamente interrompere l’attività.
Al termine della seconda guerra mondiale iniziò un lungo dibattito che condusse alla legge n. 75 del 20 febbraio 1958 (legge Merlin) con cui l’Italia abolì le norme che regolavano la prostituzione e contestualmente avviò, al pari degli altri paesi, la lotta contro lo sfruttamento della stessa; furono così soppresse le case di tolleranza.
Questa legge dette esecuzione alla Convenzione Onu del 1949-1951 sulla prostituzione e la tratta delle persone, nata con l’obiettivo di reprimere la malavita collegata al fenomeno, nel rispetto della dignità e del valore della persona umana.
In sostanza, secondo la predetta convenzione, l’attività di prostituzione assume i caratteri di una libera professione sprovvista, tuttavia, di un riconoscimento formale.
La legge n. 75 del 1958, all’art. 3, vieta l’esercizio di case di prostituzione nel territorio italiano e punisce con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 260 a euro 10.400 chiunque abbia la proprietà, l’esercizio, diriga, controlli o amministri una casa di prostituzione; con la stessa sanzione essa punisce chi conceda in locazione un immobile a tale scopo o il proprietario di un luogo ricettivo (albergo, circolo, locale da ballo ecc.) che tolleri persone che abitualmente si danno alla prostituzione o chi recluti o agevoli una persona a prostituirsi o che comunque compia atti di lenocinio.
L’art. 4 della legge Merlin contiene anche ipotesi aggravate del reato di favoreggiamento e di sfruttamento della prostituzione, mentre, all’art. 5, prevede una sanzione amministrativa pecuniaria (da euro 16 a euro 93) per chi, indipendentemente dal sesso, inviti al libertinaggio in modo scandaloso e molesto o segua persone per la strada invitandole, con atti e parole, al libertinaggio.
In sostanza, in Italia la prostituzione è lecita ma non può essere esercitata in case chiuse o come attività organizzata poiché è vietata sia la gestione dell’attività da parte di terzi che il c.d "meretricio di Stato", ovvero, ogni forma di sfruttamento o favoreggiamento della stessa.
Vani sono stati i tentativi di modificare la legge Merlin, nonostante le aspre critiche in quanto essa non ha fatto altro che consentire la mercificazione del corpo in totale assenza di controlli sia di carattere fiscale – tributario che sanitario.
Le statistiche riferiscono che, in seguito all’entrata in vigore della legge del 1958, la prostituzione e la criminalità ad essa collegata, anziché diminuire, hanno assunto valori allarmanti proprio per il mancato controllo che un tempo era esercitato dallo Stato. Sono aumentati altresì i casi di tratta dall'estero di donne, uomini e perfino bambini.
Com'è la situazione nel panorama mondiale?
Il modello proibizionista assoluto in cui la prostituzione è illegale è quello adottato dai paesi musulmani (alcuni dei quali prevedono per essa la pena di morte) e dai paesi dell’Europa dell’est (salvo Polonia e Bulgaria).
Nell’Europa del nord (Svezia, Norvegia e Islanda), invece, si punisce il cliente, ma non il soggetto che si prostituisce, considerato vittima di sfruttamento.
Altro paese proibizionista è l’America del nord ad eccezione dello stato del Nevada.
La prostituzione è considerata illegale anche nella maggior parte dei paesi africani, asiatici e in Oceania.
Esiste poi il modello abolizionista, come quello italiano, che non vieta la prostituzione, ma punisce il favoreggiamento, l’induzione, il reclutamento, nonché la gestione di case chiuse; esso è presente anche in Francia, nel Regno Unito, in Canada, in Portogallo nonché in alcuni paesi del sud America (Brasile, Cina, Argentina) e dell’Asia (India, Hong Kong, Giappone).
Differente è, invece, il modello per il quale la prostituzione è lecita e regolamentata da norme pubblicistiche che impongono tasse e controlli sanitari obbligatori e stabiliscono i luoghi adibiti all'esercizio di tale attività.
In Olanda la prostituzione è lecita e regolata dal 1815 e, dal 2000, lo sono anche le case di appuntamento.
La legge olandese tratta la prostituzione come una normale professione, a condizione che sia svolta da soggetti maggiorenni e residenti nel paese. L'esercizio dell'attività deve avvenire in specifiche zone, devono essere pagate determinate imposte e si è sottoposti a controlli periodici medici, fiscali e di ordine pubblico.
In Germania dal 2002 la prostituzione è considerata un lavoro tout court con relativa assicurazione sanitaria, sussidio di disoccupazione, permessi, pensione e la prestazione è sovente esercitata nelle case chiuse.
In Austria la prostituzione è consentita di norma nelle case chiuse, tollerata in alcune zone all’aperto e, in ogni caso, è obbligatoria la registrazione.
In Grecia chi esercita la prostituzione deve iscriversi in appositi registri e sottoporsi a regolari controlli medici per l’autorizzazione dell’attività.
Ancora. In Spagna è vietato l’adescamento per strada e punito lo sfruttamento, ma esistono club ad hoc (c.d. "puticlub") legali. Egualmente regolamentata è la prostituzione nei seguenti Stati: Nevada, Messico, Colombia, Turchia e Libano.
Alla luce di questo excursus, può davvero ritenersi controproducente in Italia una regolamentazione che permetta di controllare sotto il profilo sanitario, fiscale e previdenziale un fenomeno comunque inarrestabile?
Commenti sottoscritti da amici della gnocca:
04-09-2011 / SALLUSTIO
Bell'argomentino. Ecco alcuni spunti di riflessione:
a) la prostituzione E' INDEBELLABILE, o nelle case o sulle strade o nei vicoli o nei salotti bene o nei palazzi patrizi che diventano luoghi di orgia al modello di Eyes Wide Shut
b) la prostituzione in strada è non solo uno spettacolo indecoroso in molti casi (aspetto sicuramente tra i minori da prendere in considerazione) ma è veicolo di scarsissima igiene, pratica assolutamente incontrollata, veicolo di introiti per malavita locale di ogni genere e specie.
c) le case di tolleranza, a fronte di un fenomeno lo ripeto NOMINALMENTE E PRATICAMENTE INDEBELLABILE, senza falsi moralismi e senza illusioni pie fatte più per alimentare anche altri tipi di commerci (tra cui le comunità di recupero delle donne di strada, cose anche utili ma che poi, all'atto pratico, alla fine del percorso di comunità , ti ributtano nella mischia come prima e meglio di prima. Ma c'è chi ci si ingrassa, spesso nel nome di Dio) che altro, sarebbero la giusta soluzione. da un punto di vista sanitario, legale (per i controlli), visivo (per i benpensanti, che poi magari vanno anche essi in bordello per sano svago).
e) certo mi chiedo, Corona docet, nell'era della comunicazione iperveloce, ci pensate le code di paparazzi e detectives e giornalisti e giornalai di fronte ai bordelli, armati di telefonini videocamerine cvideoaggeggi ipad ipod e roba varia, che in trenta secondi schiaffano online tutti quelli che vanno ad usufruire dei servizi delle "professioniste" del sesso? Vi immaginate che razza di casino mediatico? Che arma potente in mano ai forti poteri che, forse, sarebbero persino disposti a cedere al motto storico che dice che "Le rivoluzioni nascon nei bordelli" piuttosto di rinunciare a comodi elementi di ricatto per chicchessia?
f) o se a fronte id questo dilemma cornuto cominciassero i signori quotidiani a dare il bell'esempio di moralizzazione dei costumi, EVITANDO TUTTI I GIORNI DI PUBBLICARE ANNUNCI "PERSONALI" DI SIGNORINE E SIGNORINI CHE SI SVENDONO CON APPOSITA INSERZIONE IN OGNI PARTE DELLA PENISOLA? Di quello non dice nulla nessuno e lo spaete perchè? perchè la patata, cari signori, è il più fiorente mercato italico, dove tutti mangiano a quattro palmenti. E mangiano non solo purè ma ben altri prelibati cibi.
Potremmo quindi dire, non senza un filo di humour, che "è un bel casino". Ops...
04-09-2011 / AD
"... I greci — senz'altro in analogia con altre culture — hanno visto nell'eros innanzitutto l'ebbrezza, la sopraffazione della ragione da parte di una « pazzia divina » che strappa l'uomo alla limitatezza della sua esistenza e, in questo essere sconvolto da una potenza divina, gli fa sperimentare la più alta beatitudine. Tutte le altre potenze tra il cielo e la terra appaiono, così, d'importanza secondaria: « Omnia vincit amor », afferma Virgilio nelle Bucoliche — l'amore vince tutto — e aggiunge: « et nos cedamus amori » — cediamo anche noi all'amore [2]. Nelle religioni questo atteggiamento si è tradotto nei culti della fertilità, ai quali appartiene la prostituzione « sacra » che fioriva in molti templi. L'eros venne quindi celebrato come forza divina, come comunione col Divino.
A questa forma di religione, che contrasta come potentissima tentazione con la fede nell'unico Dio, l'Antico Testamento si è opposto con massima fermezza, combattendola come perversione della religiosità. Con ciò però non ha per nulla rifiutato l'eros come tale, ma ha dichiarato guerra al suo stravolgimento distruttore, poiché la falsa divinizzazione dell'eros, che qui avviene, lo priva della sua dignità, lo disumanizza. Infatti, nel tempio, le prostitute, che devono donare l'ebbrezza del Divino, non vengono trattate come esseri umani e persone, ma servono soltanto come strumenti per suscitare la « pazzia divina »: in realtà, esse non sono dee, ma persone umane di cui si abusa. Per questo l'eros ebbro ed indisciplinato non è ascesa, «estasi» verso il Divino, ma caduta, degradazione dell'uomo. Così diventa evidente che l'eros ha bisogno di disciplina, di purificazione per donare all'uomo non il piacere di un istante, ma un certo pregustamento del vertice dell'esistenza, di quella beatitudine a cui tutto il nostro essere tende." (Deus Caritas Est, Benedetto XVI).
05-09-2011 / Q. D. P.
Ha ragione Marchetti, basta candidature dall'alto!
05-09-2011 / GIOVAN SERGIO BENEDETTI
Prostituzione.
Anzitutto bisogna precisare di che prostituzione si parla, perché i si prostituisce in tanti modi e quella sessuale oggi è forse la forma più sana di prostituzione che ci sia, quindi niente giudizi morali.
E poi se vogliamo davvero andare alle radici, per estirparle, c’è tutta una insensata cultura cattolica del sesso di tipo repressivo a cui bisognerebbe mettere mano, che fa danni dall’età infantile alla vecchiaia e li fa innanzitutto nel ceto ecclesiastico, dove si intravvedono le prime ribellioni.
Fa scandalo, nella realtà, più un bacio omo che un rapporto sessuale e andatevi a rivedere “cinema paradiso con tutti quegli spezzoni di pellicola tagliati perché contenevano normali baci tra un uomo e una donna.
E’ un’ossessione sessuofobica che ci viene inculcata fin dall’infanzia.
Liberiamoci di quella e poi potremo parlare serenamente di prostituzione.
05-09-2011 / Ugo
Le prostitute sfruttate dalla malavita che fanno "bella" mostra di loro agli angoli delle strade sono una roba incivile, da paese del terzo mondo. Anche l'Italia deve seguire l'esempio di nazioni illuminate come olanda, germania, austria, grecia e spagna. Basta con tutta questa ipocrisia, legalizziamo!!!
05-09-2011 / AD
GIOVAN SERGIO BENEDETTI o non ha letto il mio commento o non ha capito niente di quello che v'è scritto: la cultura cattolica ha una visione della sessualità affatto repressiva. Certo se si intende vivere la sessualità come libertà di farlo con chiunque, anziché con il proprio legittimo consorte, allora sono un altro paio di maniche, ma così come riesco a farlo io - che non ho niente di speciale - possono riuscirci tutti...
05-09-2011 / marco a
Se a Napoli c'è il pattume per strada tutti bla.bla.bla, ma in fondo è a Napoli, mica in Fillungo.
Se esiste il turismo sessuale (anche pedofilo magari) è immorale, ci scandalizza, ma in fondo non è un nostro problema. Nessuno guarda porno, nessuno va a t..ie, e se ci va è bene vada in trasferta.
Ma quando le ragazze sono sotto case, allora...
Tutti pronti ad indicare la soluzione: riapriamo i casini!!!!!
Ma vi sembra un modo serio di ragionare?
05-09-2011 / marco a
A proposito di legalizzare...
La prostituzione attualmente è legale!
Rinchiudendola in strutture organizzate non sarebbe più libera. O no?
Ma davvero in Nevada, in grecia, olanda etc. siamo sicuri che non vi siano interessi da parte di certi gruppi che poi sono gli stessi che gestiscono droga, gioco, appalti e che penetrerebbero indenni nel nuovo sistema diversamente organizzato.
Domandatevi quanto resisteva nell'attività delle "case" una prostituta prima di ammalarsi ? Ma vi siete mai chiesti se i controlli siano stati a garanzia del cliente o della prostituta? Ma a parte la prostituta chi era, o sarebbe, il controllore della salute del cliente?
Un tempo conoscevamo solo patologie abbastanza evidenti di malattie sessuali, ma oggi che conosciamo epatiti ed aids ed altro, facendo un controllo ogni 15 giorni scopriremmo qualcosa.
Se lo stato (ministero interni e parlamento) volessero controllare il territorio in maniera diversa, avrebbero la possibilità di limitare il fenomeno senza bisogno di ristabilire "legalmente" schiavitu' egualmente perverse ed incontrollabili rispetto o cosa avviene oggi.
05-09-2011 / TA TA
Legalizziamo l'ipocrisia visto che è presente in ogni proposta che riguarda tutte le posizioni politiche.Ritengo l'ipocrisia una delle peggiori forme di prostituzione per la raccolta del consenso.
05-09-2011 / ASIA
LA PROSTITUZIONE NON E' ILLEGALE LO E' LO SFRUTTAMENTO.
05-09-2011 / Dredd
la prostituzione non regolamentata serve solo ad agevolare la criminalita' organizzata e lo sfruttamento/schiavizzazione delle povere ragazze!
05-09-2011 / Ritorno al futuro
riguardo alla legge Merlin:delle volte bisogna fare un passo indietro per andare avanti.
05-09-2011 / alf
Basta con le ipocrisie.
Un operaio vende al padrone l'utilizzo delle proprie braccia per la catena di montaggio. Un camionista vende l'utilizzo di braccia e gambe per guidare un automezzo.
Un agente di marketing vende l'utilizzo della propria mente e della propria creatività per sponsorizzare prodotti e lavare il cervello alla gente. Perché allora dovremmo proibire la vendita del proprio corpo per prestazioni sessuali? Legalizzare la prostituzione in modo serio è l'unica soluzione sensata a questo problema millenario.
Far finta che non esista, seguendo un certo perbenismo ipocrita e politically correct di sinistra, si è rivelata una strategia fallimentare. Quindi si ritorna al vecchio sistema.
06-09-2011 / marco a
Leggendo alcuni interventi, sono veramente avvilito.
Supportare i propri convincimenti con un minimo di ragionamento dovrebbe essere doveroso per prima cosa nei confronti di noi stessi. Il problema della povertà delle prostitute e della povertà culturale dei clienti sembra non interessare. Siamo al "SI MA NON NEL MIO GIARDINO" che sta distruggendo l'occidente in un'orgia di egoismo suicida.
06-09-2011 / fabry
non c''e nessuna legge che vieta la prostituzione basta fare un giro sul web digitare incontri adulti e la citta'...o su i quotidiani lucchesi inserzioni...c'e' tutto cio' che volete anche il numero telefonico per prenotare un ora o piu' ore con donne, uomini o trans... in casa...e la foto della persona che incontrerete...
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