Questa vale per tutte le recensioni che non ho scritto, in un precario, difficile e intenso secondo semestre d’anno. Prendetela con benevolenza, dunque.
Nuvole in cielo, mentre sollevo lo sguardo, prima che svaniscano le parole dalla mia mente e dai pezzi di carta a quadretti che ho davanti, segnati con scrittura precaria su una mensola dell’interno di un armadietto, sotto uno spicchio di luce mentre il corsivo fugge confuso.
Scrittura al limite della stenografia, posta su pizzini di cui modifico l’ordine e che creano labirinti di tempo e di spazio.
Qualcuno affermerà sia davvero avvenuto, mentre altri la riterranno una leggenda metropolitana; tra i due, io, con le mie mani che si calano sopra una tastiera.
Finalmente c’è pace, sopra il mare agitato.
Un paio di gite tra fine giugno e inizio agosto. Altre due a dicembre.
La prima a Villach sotto un diluvio iniziato giusto all’arrivo nel locale che ha reso impraticabile l’area esterna, favorendo l’uso dell’impeccabile SPA interna.
Sempre poche ore, sempre accoglienza eccellente. Tra le venti e le trenta ragazze come da plan, tra le quali “le avvantaggiate” della giornata sono Liv, dall’alto della sua abbronzatura, che indossa solo un costumino due pezzi dorato e che conferma quanto di buono si legge su di lei.
La camera è un crescendo wagneriano, da cui invocare disperatamente un esorcista, tanto è infervorata.
E poi l’immancabile Freya che non rifuggo mai di stanzare quando posso, avvolta in uno dei suoi completini fluo di cui farebbe bene a liberarsi, ma il cui abbandonarsi commovente dopo una breve consueta lotta all’inizio della camera fa perdonare anche l’infelice scelta di tali improbabili capi.
Ha gli occhi di chi cerca qualcosa di più, e la timidezza di chi non vuole incomodare il mondo.
Due persone smarrite, io e lei, che perdono l’attimo ed è già troppo tardi quando varcano la soglia della camera.
Ma seguo le tracce del filo di Arianna delle sue pochissime parole.
La migliore come qualità della camera, che non significa la camera migliore.
Clienti adulti e non nuovi, per lo più, a locali di genere.
Per il resto, alcune matrone che vanno a vetrine di moda, e pochi ragazzini in gruppo serrati come pulcini fradici di pioggia.
Eccellenti come sempre gli accorgimenti del Direttore ed i pasti, in questo caso solo il pranzo, dato che il tempo tiranno non ci ha consentito di arrivare alla cena.
Zona SPA goduta in solitaria dato l’esiguo numero di avventori in questa bagnata e anonima giornata pre-estiva infrasettimanale.
La seconda giornata, sempre all’Andiamo, è sotto il sole cocente di un’inoltrata torrida estate, invece, in un giorno di quelli appartenenti al margine del periodo estivo che sconsiglio.
Molte presenze polari che portano immancabilmente gente che non sa trovarsi il culo con le mani e della quale non ci si può liberare perché pagano il biglietto per tenere in piedi la giostra.
Animata specialmente l’area all’esterno per godersi anche le ragazze ammollo in piscina su giganteschi gonfiabili.
L’ho passata - salvo una parentesi con Sara - praticamente solo con Ade (fortunatamente rientrata per il periodo natalizio).
A volte succede che narri le gesta di fiori che sbocciano spaccando il cemento.
Riporto il post che scrissi di getto, a beneficio degli utenti dei Forum, dopo la gita “*sempre all'Andiamo...sempre rubate...sempre di pochissime ore...e sempre positive...tra le nuove Sara, fisico da omicidio; tenere tra i denti i suoi capezzoli con il piercing è come assaporare un'ostrica...senti il freddo metallico che si impasta alla tua saliva salata. Come avere in bocca l'acqua dell'oceano… e vedrò di rimediare dopo le vacanze dalla mia latitanza forumistica.
Ma non mi sarei perdonato se prima del meritato relax non avessi speso qualche parola su questa fanciulla.
Ade, il suo nome, mutuato dall'omonimo Dio e dal luogo che governava.
Il nome maschile d'impatto che cercava la ragazza non poteva essere più azzeccato, e per chi come me ama i Classici era di per sé meritevole di approfondimento.
L'inferno in cui conduce è noto, e ne ha parlato anche Dante nella sua opera più celebre.
Canto V. Cerchio II.
Quando poi all'aperto mi ha offerto una sigarettina rollata da lei, condita da brillante dialogo, non poteva finire diversamente.
Precisione e manualità che non lasciano indifferenti sono degli ottimi indicatori.
Una certa risata. Un certo sguardo.
Ha un interessante lato psicologico, la minuta bresciana.
Occhi azzurri meravigliosi e sinceri, e lunghi capelli castani.
Bocca e denti perfetti.
Accento di una simpatia che ti stende.
Al suo esordio non è stata fissa in un posto, probabilmente perché ancora in fase esplorativa della nuova (per lei) realtà FKK.
Avvistata infatti dentro, fuori...dappertutto.
A occhio come postazione predilige(ra') la zona bar.
Ha fatto due cambi di abbigliamento.
Un completo intimo due pezzi verde/dorato e un mini abito nero tipo asiatico/orientale.
Magra, un bel seno piccolo (ma non troppo) e naturale.
Nessun tatuaggio.
Così maledettamente autentica.
L'abitino è stato una bomba.
In camera una Dea, corretta e che ti fa sentire a tuo agio: è ciò che cerchi.
Sei a casa. Nel mondo, a casa.
Un'oasi per chi attraversa il deserto in solitaria.
Il tempo con lei è un po' veleggiare, e alla fine ti dispiace di dovere ormeggiare e discendere...mentre il labirinto disegnato sulla sabbia è spazzato via dal vento del mare.
Non sono prodigo di complimenti, ma un plauso al diabolico amico Cristiano, impagabile come sempre, o a chi ha scovato questa perla.
Come si dice: preferisco il Paradiso per il clima, ma l'Inferno per la compagnia.
Dedico queste righe a chi, come me, non cerca vecchie canzoni. Ma ricordi.
Ci sarebbe molto altro da dire ma chiudo qui: in bocca al lupo Ade*”.
Personalmente oramai da non poco prediligo l’atmosfera che si respira un po' più distante dal confine. La musica giusta al volume corretto, che favorisce l’approccio da parte di ambo i sessi; certe accortezze nei confronti dei clienti; pochi piatti ma ben presentati; un livello di clientela a me più congeniale, se devo condividerci una giornata.
Un trionfo di avvenimenti effimeri magistralmente orchestrati, che sommati creano una giornata.
Io, giuro, ho provato a scrivere queste cose, ma - per quello che ho visto poco tempo fa - è stato inutile.
E temo, pur essendo pervicace come le mie parole, che anch’esse siano inutili e destinate a perdersi nel labirinto dell’etere.
Circa le altre due gite, come detto recentissime, la prima subito dopo il confine ad Arnoldstein in una bellissima giornata tardo autunnale, dopo un viaggio accecati dal riverbero del sole sull’asfalto. Anche questa al limite dello sconfinamento nel periodo invernale che sconsiglio a chi vuole trovare l’ambiente, per come io lo ritengo, ideale.
Bene l’accoglienza, nonostante abbia dovuto fare tre tentativi per trovare un accappatoio con entrambi i passanti (manca Barbara che li cuciva seduta stante…), e ottimo il pranzo con tonno scottato, verdure, maiale, riso con peperoni, e con la divertente parentesi di un saluto a Polina (che non sarebbe stata della giornata) in pigiama/tutona di pile e ciabatte intenta a fare colazione. Altre ragazze “non operative”, anche nel corso della giornata, entreranno con quella mise pure in arena, lasciandomi perplesso. Eviterei di fare vedere ste cose.
In arena Anca, che indossa una lunga canottiera rosa trasparente glitterata, è intenta a parlare con Cayenne (già Emma) in total naked, occhi scuri e tranquilli e volto lungo e pallido, rientrata dopo non so più neppure quanto, che per il resto della giornata stazionerà, per capirci, nel divanetto di Bruna e Anisia (non presenti) e cui mi lega una sorta di contratto affettivo, sebbene non ci salirò quel giorno, probabilmente per via del suo sguardo perplesso e dell’essere tirata come una sfoglia sottile, con quell’occhialino appeso alla figura asciutta.
Sembrava impossibile capire cosa stesse succedendo ma allo stesso tempo si rafforzava la sensazione evidente e limpida di essere legato a doppio filo alla “vecchia guardia” e al loro bisbigliare rapido e sommesso.
Conversiamo un po' noi tre, infatti, e poi salgo con la prima. Ragazze e camere che non invecchiano mai. Ottima, l’ennesima con Anca. Un miracolo unico ed irripetibile, che però si replica ad ogni salita. Bevo da lei come il vino delle Nozze di Cana.
In arena il leit motiv sarà una devastante e insopportabile musica trap italiana…roba da fare sanguinare le orecchie. “Testi” demenziali parlati con annesso autotune, al limite della sirena di una nave, sparati ad un volume improbabile. Ogni nota brucia e avvelena. Supplico con queste righe chi di dovere di cambiare musica di sottofondo, perché è uno strazio che innervosisce pure le ragazze che ho sentito durante la giornata.
Sul punto molto meglio Villach, senza neppure discutere.
Non pretendo che un silenzio reverenziale scenda nella sala, e sono vecchio, stanco e disincantato, ma lo ricordo bene il tempo in cui la rarefazione, complice anche il sottofondo, faceva perdere la percezione del tempo. La sensazione simultanea di breve ed eterno. Già il mondo è insensato e malvagio, gli anni sono frecce ed il tempo è un facile bersaglio, e tutti ci ritroviamo, alla fine, a realizzare che la nostra vita è fuggita da casa, mentre noi ci siamo affossati un pomeriggio a sorbirci pessima “musica”, suoni che entrano nelle narici e negli occhi e non c’è più aria da respirare né cielo stellato, ma solo buio.
Poi un piccolo episodio con il bar, che mi sento di riportare. Uscito dal pranzo rientro e mi va un caffè. Al bancone non ci sono clienti. Chiedo un caffè al barista inoperoso, che mi invita a prendermelo al dispenser. Gli faccio cenno che ci sono diverse ragazze che si stanno servendo lì davanti, e gli chiedo se me lo può fare, e così è. Ora, capisco che oramai per lo più le consumazioni siano autogestite, ma se non c’è nessuno al bancone un caffè puoi anche prepararlo, anziché accodare le persone. Mi chiedo se non ci fossero state ragazze al dispenser cosa sarebbe successo, anche se un’idea ce l’ho. Avrei altre domande, ma è inutile chiedere, perché so che la risposta te la devi dare da te…e deve essere su misura.
Nel corso del pomeriggio sono approcciato piuttosto maldestramente da diverse ragazze, tra cui segnalerei Tina (minuscola sedicente bulgara con occhi azzurro-contattati, labbra a papera, sopracciglia vistosamente tatuate, costumino retato nero, capelli neri piastrati) e Amalia (biondotinta con occhialoni, gran bel seno naturale e pure lato B non malvagio, total naked salvo per un gonnellino nero sfrangiato, tipo le tende a fili delle porte delle abitazioni o esercizi di una volta per intenderci, che la accomunava ad altre ragazze, ma quello che mi ha fatto desistere è stata la fiatella da soricelu mentre parlava).
Molto bene invece l’approccio della simpatica Simmina (con capelli biondi raccolti in codine e un bel microgonellino con motivi scozzesi, che ha sempre il suo fascino) che almeno ha occhi sinceri, e chissà in futuri momenti, quando smetterà quella voce indecisa che inciampa cautamente nella richiesta di una camera...
Ragazze che hanno fatto un poco di tutto, sempre senza crederci troppo.
Io purtroppo ero già promesso a Talia (solito look con autoreggenti e reggicalze) da quando era entrata in arena. La ragazza ha accennato un sorriso, voltato il capo ed accennato un passo di danza, mentre muoveva le mani a cercare pile e sigarette per uscire. Il suo fare da gattamorta, unito a quei profondi occhi di velluto vagamente a mandorla, quasi strafottenti, con cui ti guarda mi scatenano un riflesso pavloviano… un odore…uno sfioramento… mentre ti parla con una bocca ad un sospiro da quelle labbra che vorresti baciare. In camera si lava accovacciata in doccia senza che uno schizzo d’acqua le bagni quello che non è il sesso.
Ad annacquare il fuoco che brucia.
A letto sempre notevole, e prima di scendere mi chiede se la trovo ingrassata. Così, di botto.
La rassicuro sul fatto che sia ancora “ampiamente scopabile” (testuali parole), cosa che ripeto mentre onoro la prestazione alle cassette di sicurezza.
Spettatore innocente di un inizio settimana, eccomi assistere distratto in sala ad un crescente numero di avventori, ombre che fluttuano da e verso la scalinata.
Affannati a rincorrere una disperata camera.
In silenzio le ragazze aspettano, come gechi che cacciano in attesa del pasto serotino.
Ma manca una regina indiscussa. E anche qualche sua ancella.
Per lo più quelle che si muovono rimestano le solite parole.
Salire quindi lo vedo complicato e difficile, anche perché il livello medio non brilla, in questa giornata di inizio settimana.
La descritta musica mi costringeva a trovare spesso rifugio all’esterno, sui divanetti a bordo piscina riscaldati da lampade poste al di sopra degli stessi.
Qualcuna usciva a sedersi a fumare, sfidando il freddo con i plaid e le lampade, nell’esterno azzurro gelido che alitava.
Al crepuscolo saliva il vapore dalla piscina, e confondeva le immagini illuminate dei finti animali in giardino con motivi di viola e blu scuro, mentre il paesaggio si faceva vetro
Come per altra recensione, acqua della deserta piscina troppo fredda, quindi un bel giro di saune prima.
Ritemprato si rientra in arena e noto Debra (già Inna) in total naked con capelli biondi mossi (a differenza di Villach dove li piastrava) seduta con un’altra notevole bellezza al “tavolo del maniaco” nell’immediata adiacenza dello spogliatoio femminile.
Scambio un paio di parole non essendoci nuovi, e lavorerà molto, ma sono più attratto dall’altra, ossia Talida (anch’essa molto attiva), occhi azzurri, capelli castano-biondo, molto alta, in total naked salvo per una specie di top nero con lunghe frange sotto il balconcino che le scendevano fino al ventre, mentre la schiena ed il resto erano nude.
Magra con seno naturale leggermente cadente, piccolo scorpione tatuato sul ventre. Grandi labbra pendenti.
Parliamo un po' e mi manda ottime vibrazioni, quindi salgo, anche perché poi si sarebbe aperto il ristorante e dopocena dovevamo eclissarci.
Scesa dalle GPS è comunque alta, e la prestazione è molto buona, a tariffa standard.
Posso dire che è una di quelle ragazze che tenderebbe a volere guidare la camera, a meno che non sia il partner a farle capire che lo vuole fare lui, come nel mio caso.
Direi quindi che è il caso la affrontino persone con un filo di esperienza, o potrebbe risultare deludente.
Dunque guidate voi il movimento del vortice che vi afferra.
Anche lei lavorerà molto e non fatico a capirne il motivo, stagliandosi dalla media.
Il pomeriggio poi è il solito tripudio di sguardi, musica (ahimé), sorrisi, corpi che si sfiorano.
Rifletto poi sul fatto che lei e Debra sono l’antitesi dell’archetipo del resto della quasi totalità delle ragazze presenti in Carinzia nei due principali locali.
Praticamente acqua e sapone… “naturali”.
Per il resto, troppo.
Troppe sopracciglia vistosamente tatuate. Troppe ciglia finta folte come materassi. Troppi enormi tatuaggi di dubbio gusto. Troppe labbra innaturali. Troppi seni improponibili. Troppa plastica, che credevo andasse messa fuori la sera infrasettimana. Troppa carne prestata a chirurghi plastici da arrestare. Troppe andature incerte su ripide calzature improbabili cui cercano di rimanere aggrappate piantandole al suolo.
Forse è il caso che le “proporzioni canoniche da bordello” vengano sovvertite per avere un risultato ottimale, come con le ragazze stanzate, Anca e Talida, oltre che con Talia (comunque molto poco ritoccata e artefatta, rispetto a quanto visto nelle sale) come eccezione che conferma la regola, e lo stesso per quelle che leggerete a seguire di Villach.
Anche la cena è ottima con salmone e notevoli mezzi hamburger con pulled pork e salsa BBQ, e ovviamente il straordinario tiramisù. Insisto sul fatto che i cuochi debbano indossare un cappello e, se sia possibile, perché venga messa una lavagnetta con la descrizione delle pietanze.
Ho mangiato molto bene ad Arnoldstein, ho fatto camere molto buone, eppure… sembrano lampi che squarciano il buio, e ci sono molti margini di miglioramento affinché ogni momento sia un unicum.
Chiudo con l’ultima gita a Villach in prossimità di un fine d’anno in cui non mi avvicinavo a locali da molti anni, ma le mie occasioni sono rarissime quindi – pur non essendo uso – infrango questa regola per un breve viaggio sotto un cielo grigio piombo che si aprirà oltreconfine, con una temperatura simil-primaverile.
Molto bene il pranzo, con dell’ottima carne di vitello in bocconcini, uova e dei nudeln con verdure. Rilassante la perfetta musica interna, che grazie alla migliore acustica consente persino di comprendere cosa ti dice il tuo interlocutore.
Ho riconosciuto molte facce note, alcune mi hanno fatto un cenno con il capo, altre sono venute a proporsi in maniera educatissima e mai insistente. Presenti, tra le altre, Liv, Ella, Daniela, Freya, Serena, Amalia e più tardi Ade, Maya, Holly, Roberta, per un totale di una quarantina di ragazze durante la giornata su due turni. Diverse presenze di ragazze nuove, come indicate nel plan. Livello direi medio, con qualche punta, esattamente come al Wellcum visitato qualche giorno prima e di cui ho scritto. Molto buono anche il numero di avventori, e nessun disservizio.
In arena vengo folgorato da una ragazza che occupa la zona che fu di Inna, dove ora sono stati messi dei tavolini rettangolari più grandi rispetto ai precedenti circolari, e più sgabelli. E’ Iris. Lavora sporadicamente in periodi festivi in cui resto distante dai locali, per quello non l’avevo mai incrociata.
Una statua. Total naked, capello biondo a caschetto, occhi azzurri, pelle d’un pallore alabastrino, magra, gran bel seno naturale. Altissima sulle GPS. Riferisce etnia rumena e ungherese, di cui trovo conferma, e parla solo inglese.
Unico neo per le labbra mal ritoccate: una crepa nella porcellana.
Ma complessivamente è molto bella e simpatica, quindi saliamo.
Smesse le calzature è comunque molto alta, e come notiamo entrambi ci accomuna la passione per il carattere lapidario romano.
In camera squarcia l’aria con i suoi fremiti, mentre le si tendono le vene del collo, nei pochi intervalli vuoti come battiti di ciglia sotto la luce pomeridiana che filtra dalla finestra in questo autunno-inverno che tarda a venire, lasciando spazio alla primavera che sboccia anche in camera con lei.
Si diverte e ti fa divertire.
Molto avvenente, molto partecipativa, molto corretta.
Lei è uno dei motivi per cui vale ancora la pena vagare per locali.
Poteva un simile miracolo essere destinato a ripetersi?
Scendo e penso che il giorno è ancora giovane, e tutto potrebbe accadere.
Nel pomeriggio mi perdo in una magia che qui è ancora possibile trovare.
Atmosfera rilassata e frizzante, con dialoghi sereni tra avventori e tra loro con le ragazze, che comunque lavorano non poco.
In questo luogo la poesia non si è ancora smarrita.
Nessuna fretta, né frenesia.
Merito di Cristiano e del suo enorme lavoro, spesso oscuro e sovente ingrato.
Come per le altre volte, crea una “comunità” tra ragazze e clienti raccolti attorno all’isola del bar.
A volte basta poco: una battuta… un sorriso… un pizzico di interessamento…una strizzata d’occhio.
Lo dico senza secondi fini, ma per puro senso giustizia: che resti scritto chiaramente che lui è una delle certezze del locale.
Il Direttore arriverà solo nel tardo pomeriggio perché l’organizzazione del party di San Silvestro assorbe molto, come è immaginabile.
Assieme a lui entrerà in arena Ade, con meraviglioso vestitino nero da geisha.
Mi rolla la solita sigaretta che ci fumiamo appoggiati fuori.
All’esterno non indossa il pile colorato che accomuna le altre, ma una vestaglietta nera molto stilosa che passo al setaccio: “Sono italiana, io!”, mi fa. Che classe!
In camera è prodigiosa.
E come osservo poi in arena sta facendo proseliti essendo sempre attorniata da uno o più orsi.
Ma interpreta meravigliosamente il locale, con pacatezza e distensione, anche di fronte a veri e propri racconti viventi in accappatoio.
Appena apre il ristorante per cena, siamo presenti: opto per la carne di manzo ai ferri con verdure e per una mousse al cioccolato.
Poi caffè e qualche battuta con il Direttore, che ci illustra così dettagliatamente il programma dell’ultimo party dell’anno che le cose sembrano apparire magicamente dove le indica…
Quel giorno poi avrebbe dovuto iniziare una nuova ragazza italiana che per ritardo con i treni è arrivata in serata, e avrebbe iniziato l’indomani.
Al nostro fianco al bar c’è Freya, con nuovo taglio e colore, i cui occhi mi intercettavano squadrandomi ogni salita e discesa della scalinata, che ascoltandomi almeno quel giorno ha levato i completini di cui sopra e indossava solo un perizoma con cinghietta e il consueto portentoso fisico.
Pian piano mi stacco dalla conversazione con i miei ospiti per approntarne una con lei, da cui subisco una sorta di vaglio.
Il tempo per un’ultima camera c’è, e non posso che replicare qui alla lettera quanto la riguarda e che avete letto sopra circa l’estata appena passata.
Ma era tempo di ricongiungere le mie due nature, con accappatoio e senza, al termine della giornata, e di levare gli ormeggi, congedandoci da chi aveva riempito la nostra giornata.
Qualcosa, di questa lunghissima maturità mi è rimasto cucito addosso e riesce sempre a togliermi un po' d’anni, penso, mentre mi accomiato dai due locali e dall’anno che sta per terminare, oltre che da chi legge queste pagine.
Tuttavia per me vale sempre più prepotentemente il detto dell’immenso scrittore russo “Non c’è sorte peggiore di chi vive in un tempo non suo”.
Ci sono cose così evidenti che le noti persino se guardi distrattamente.
Trovo sempre meno placido appoggio nelle gite…per lo più ragazze da dimenticare il giorno dopo, i cui disastri in camera riesco persino ad annusare parlandoci…forse dovrei rassegnarmi all’evidenza…ai dolci e disperati ricordi improvvisi.
A quando il mondo, questo “mondo”, era ancora intatto.
Continuo a scrivere, ma non ho fedi in un mondo migliore a venire, in un’altra occasione.
Diversamente si rischia di fare la fine di quelli che la notte vanno a cercare ciò che perdono di giorno.
Il Maestro Brat, che ho citato in tanti scritti, ebbe a dire, una volta, tra le tante, una frase che non ho più scordato: non voltare lo sguardo, cogli l’attimo e insisti a camminare, a cercare. Noi continuiamo…stiamo continuando, e ogni tanto il viso assume un’espressione di felice ostinazione quando il “Dio dei Punter” ti consente di imbatterti in qualche divinità implorata, temuta e insultata.
C’è una lampada a schiarire sul foglio virtuale il sangue d’inchiostro, e mentre salvo queste righe, che già appartengono al vecchio anno, un refolo di paura e rabbia sferza il 2024 – il nuovo anno, con il suo carico di attese e speranze, ma che inizierà, ahinoi, molto male dati gli aumenti che per ora toccheranno il solo locale oltreconfine – forse a farci capire che oramai manca poco alla battaglia che noi punter di lungo corso siamo destinati a perdere, ma che ancora la nostra provvida natura ci porta a combattere irremovibilmente.
Alla fine, posso fingere che tutto è a posto, nella disperazione dolceamara del tempo che si dilegua, portandosi via, là da qualche parte, i resti di un uomo.
Sospirando penso: posso perdere un altro pezzetto, per oggi.
Tanto mi restano parole e sogni.
E sparigliati rimorsi su pezzi di carta a quadretti.
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"
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TITANO
29/12/2023 | 21:30
Gold
“In volo libero sugli anni andati ormai…”
MK
Questa vale per tutte le recensioni che non ho scritto, in un precario, difficile e intenso secondo semestre d’anno. Prendetela con benevolenza, dunque.
Nuvole in cielo, mentre sollevo lo sguardo, prima che svaniscano le parole dalla mia mente e dai pezzi di carta a quadretti che ho davanti, segnati con scrittura precaria su una mensola dell’interno di un armadietto, sotto uno spicchio di luce mentre il corsivo fugge confuso.
Scrittura al limite della stenografia, posta su pizzini di cui modifico l’ordine e che creano labirinti di tempo e di spazio.
Qualcuno affermerà sia davvero avvenuto, mentre altri la riterranno una leggenda metropolitana; tra i due, io, con le mie mani che si calano sopra una tastiera.
Finalmente c’è pace, sopra il mare agitato.
Un paio di gite tra fine giugno e inizio agosto. Altre due a dicembre.
La prima a Villach sotto un diluvio iniziato giusto all’arrivo nel locale che ha reso impraticabile l’area esterna, favorendo l’uso dell’impeccabile SPA interna.
Sempre poche ore, sempre accoglienza eccellente. Tra le venti e le trenta ragazze come da plan, tra le quali “le avvantaggiate” della giornata sono Liv, dall’alto della sua abbronzatura, che indossa solo un costumino due pezzi dorato e che conferma quanto di buono si legge su di lei.
La camera è un crescendo wagneriano, da cui invocare disperatamente un esorcista, tanto è infervorata.
E poi l’immancabile Freya che non rifuggo mai di stanzare quando posso, avvolta in uno dei suoi completini fluo di cui farebbe bene a liberarsi, ma il cui abbandonarsi commovente dopo una breve consueta lotta all’inizio della camera fa perdonare anche l’infelice scelta di tali improbabili capi.
Ha gli occhi di chi cerca qualcosa di più, e la timidezza di chi non vuole incomodare il mondo.
Due persone smarrite, io e lei, che perdono l’attimo ed è già troppo tardi quando varcano la soglia della camera.
Ma seguo le tracce del filo di Arianna delle sue pochissime parole.
La migliore come qualità della camera, che non significa la camera migliore.
Clienti adulti e non nuovi, per lo più, a locali di genere.
Per il resto, alcune matrone che vanno a vetrine di moda, e pochi ragazzini in gruppo serrati come pulcini fradici di pioggia.
Eccellenti come sempre gli accorgimenti del Direttore ed i pasti, in questo caso solo il pranzo, dato che il tempo tiranno non ci ha consentito di arrivare alla cena.
Zona SPA goduta in solitaria dato l’esiguo numero di avventori in questa bagnata e anonima giornata pre-estiva infrasettimanale.
La seconda giornata, sempre all’Andiamo, è sotto il sole cocente di un’inoltrata torrida estate, invece, in un giorno di quelli appartenenti al margine del periodo estivo che sconsiglio.
Molte presenze polari che portano immancabilmente gente che non sa trovarsi il culo con le mani e della quale non ci si può liberare perché pagano il biglietto per tenere in piedi la giostra.
Animata specialmente l’area all’esterno per godersi anche le ragazze ammollo in piscina su giganteschi gonfiabili.
L’ho passata - salvo una parentesi con Sara - praticamente solo con Ade (fortunatamente rientrata per il periodo natalizio).
A volte succede che narri le gesta di fiori che sbocciano spaccando il cemento.
Riporto il post che scrissi di getto, a beneficio degli utenti dei Forum, dopo la gita “*sempre all'Andiamo...sempre rubate...sempre di pochissime ore...e sempre positive...tra le nuove Sara, fisico da omicidio; tenere tra i denti i suoi capezzoli con il piercing è come assaporare un'ostrica...senti il freddo metallico che si impasta alla tua saliva salata. Come avere in bocca l'acqua dell'oceano… e vedrò di rimediare dopo le vacanze dalla mia latitanza forumistica.
Ma non mi sarei perdonato se prima del meritato relax non avessi speso qualche parola su questa fanciulla.
Ade, il suo nome, mutuato dall'omonimo Dio e dal luogo che governava.
Il nome maschile d'impatto che cercava la ragazza non poteva essere più azzeccato, e per chi come me ama i Classici era di per sé meritevole di approfondimento.
L'inferno in cui conduce è noto, e ne ha parlato anche Dante nella sua opera più celebre.
Canto V. Cerchio II.
Quando poi all'aperto mi ha offerto una sigarettina rollata da lei, condita da brillante dialogo, non poteva finire diversamente.
Precisione e manualità che non lasciano indifferenti sono degli ottimi indicatori.
Una certa risata. Un certo sguardo.
Ha un interessante lato psicologico, la minuta bresciana.
Occhi azzurri meravigliosi e sinceri, e lunghi capelli castani.
Bocca e denti perfetti.
Accento di una simpatia che ti stende.
Al suo esordio non è stata fissa in un posto, probabilmente perché ancora in fase esplorativa della nuova (per lei) realtà FKK.
Avvistata infatti dentro, fuori...dappertutto.
A occhio come postazione predilige(ra') la zona bar.
Ha fatto due cambi di abbigliamento.
Un completo intimo due pezzi verde/dorato e un mini abito nero tipo asiatico/orientale.
Magra, un bel seno piccolo (ma non troppo) e naturale.
Nessun tatuaggio.
Così maledettamente autentica.
L'abitino è stato una bomba.
In camera una Dea, corretta e che ti fa sentire a tuo agio: è ciò che cerchi.
Sei a casa. Nel mondo, a casa.
Un'oasi per chi attraversa il deserto in solitaria.
Il tempo con lei è un po' veleggiare, e alla fine ti dispiace di dovere ormeggiare e discendere...mentre il labirinto disegnato sulla sabbia è spazzato via dal vento del mare.
Non sono prodigo di complimenti, ma un plauso al diabolico amico Cristiano, impagabile come sempre, o a chi ha scovato questa perla.
Come si dice: preferisco il Paradiso per il clima, ma l'Inferno per la compagnia.
Dedico queste righe a chi, come me, non cerca vecchie canzoni. Ma ricordi.
Ci sarebbe molto altro da dire ma chiudo qui: in bocca al lupo Ade*”.
Personalmente oramai da non poco prediligo l’atmosfera che si respira un po' più distante dal confine. La musica giusta al volume corretto, che favorisce l’approccio da parte di ambo i sessi; certe accortezze nei confronti dei clienti; pochi piatti ma ben presentati; un livello di clientela a me più congeniale, se devo condividerci una giornata.
Un trionfo di avvenimenti effimeri magistralmente orchestrati, che sommati creano una giornata.
Io, giuro, ho provato a scrivere queste cose, ma - per quello che ho visto poco tempo fa - è stato inutile.
E temo, pur essendo pervicace come le mie parole, che anch’esse siano inutili e destinate a perdersi nel labirinto dell’etere.
Circa le altre due gite, come detto recentissime, la prima subito dopo il confine ad Arnoldstein in una bellissima giornata tardo autunnale, dopo un viaggio accecati dal riverbero del sole sull’asfalto. Anche questa al limite dello sconfinamento nel periodo invernale che sconsiglio a chi vuole trovare l’ambiente, per come io lo ritengo, ideale.
Bene l’accoglienza, nonostante abbia dovuto fare tre tentativi per trovare un accappatoio con entrambi i passanti (manca Barbara che li cuciva seduta stante…), e ottimo il pranzo con tonno scottato, verdure, maiale, riso con peperoni, e con la divertente parentesi di un saluto a Polina (che non sarebbe stata della giornata) in pigiama/tutona di pile e ciabatte intenta a fare colazione. Altre ragazze “non operative”, anche nel corso della giornata, entreranno con quella mise pure in arena, lasciandomi perplesso. Eviterei di fare vedere ste cose.
In arena Anca, che indossa una lunga canottiera rosa trasparente glitterata, è intenta a parlare con Cayenne (già Emma) in total naked, occhi scuri e tranquilli e volto lungo e pallido, rientrata dopo non so più neppure quanto, che per il resto della giornata stazionerà, per capirci, nel divanetto di Bruna e Anisia (non presenti) e cui mi lega una sorta di contratto affettivo, sebbene non ci salirò quel giorno, probabilmente per via del suo sguardo perplesso e dell’essere tirata come una sfoglia sottile, con quell’occhialino appeso alla figura asciutta.
Sembrava impossibile capire cosa stesse succedendo ma allo stesso tempo si rafforzava la sensazione evidente e limpida di essere legato a doppio filo alla “vecchia guardia” e al loro bisbigliare rapido e sommesso.
Conversiamo un po' noi tre, infatti, e poi salgo con la prima. Ragazze e camere che non invecchiano mai. Ottima, l’ennesima con Anca. Un miracolo unico ed irripetibile, che però si replica ad ogni salita. Bevo da lei come il vino delle Nozze di Cana.
In arena il leit motiv sarà una devastante e insopportabile musica trap italiana…roba da fare sanguinare le orecchie. “Testi” demenziali parlati con annesso autotune, al limite della sirena di una nave, sparati ad un volume improbabile. Ogni nota brucia e avvelena. Supplico con queste righe chi di dovere di cambiare musica di sottofondo, perché è uno strazio che innervosisce pure le ragazze che ho sentito durante la giornata.
Sul punto molto meglio Villach, senza neppure discutere.
Non pretendo che un silenzio reverenziale scenda nella sala, e sono vecchio, stanco e disincantato, ma lo ricordo bene il tempo in cui la rarefazione, complice anche il sottofondo, faceva perdere la percezione del tempo. La sensazione simultanea di breve ed eterno. Già il mondo è insensato e malvagio, gli anni sono frecce ed il tempo è un facile bersaglio, e tutti ci ritroviamo, alla fine, a realizzare che la nostra vita è fuggita da casa, mentre noi ci siamo affossati un pomeriggio a sorbirci pessima “musica”, suoni che entrano nelle narici e negli occhi e non c’è più aria da respirare né cielo stellato, ma solo buio.
Poi un piccolo episodio con il bar, che mi sento di riportare. Uscito dal pranzo rientro e mi va un caffè. Al bancone non ci sono clienti. Chiedo un caffè al barista inoperoso, che mi invita a prendermelo al dispenser. Gli faccio cenno che ci sono diverse ragazze che si stanno servendo lì davanti, e gli chiedo se me lo può fare, e così è. Ora, capisco che oramai per lo più le consumazioni siano autogestite, ma se non c’è nessuno al bancone un caffè puoi anche prepararlo, anziché accodare le persone. Mi chiedo se non ci fossero state ragazze al dispenser cosa sarebbe successo, anche se un’idea ce l’ho. Avrei altre domande, ma è inutile chiedere, perché so che la risposta te la devi dare da te…e deve essere su misura.
Nel corso del pomeriggio sono approcciato piuttosto maldestramente da diverse ragazze, tra cui segnalerei Tina (minuscola sedicente bulgara con occhi azzurro-contattati, labbra a papera, sopracciglia vistosamente tatuate, costumino retato nero, capelli neri piastrati) e Amalia (biondotinta con occhialoni, gran bel seno naturale e pure lato B non malvagio, total naked salvo per un gonnellino nero sfrangiato, tipo le tende a fili delle porte delle abitazioni o esercizi di una volta per intenderci, che la accomunava ad altre ragazze, ma quello che mi ha fatto desistere è stata la fiatella da soricelu mentre parlava).
Molto bene invece l’approccio della simpatica Simmina (con capelli biondi raccolti in codine e un bel microgonellino con motivi scozzesi, che ha sempre il suo fascino) che almeno ha occhi sinceri, e chissà in futuri momenti, quando smetterà quella voce indecisa che inciampa cautamente nella richiesta di una camera...
Ragazze che hanno fatto un poco di tutto, sempre senza crederci troppo.
Io purtroppo ero già promesso a Talia (solito look con autoreggenti e reggicalze) da quando era entrata in arena. La ragazza ha accennato un sorriso, voltato il capo ed accennato un passo di danza, mentre muoveva le mani a cercare pile e sigarette per uscire. Il suo fare da gattamorta, unito a quei profondi occhi di velluto vagamente a mandorla, quasi strafottenti, con cui ti guarda mi scatenano un riflesso pavloviano… un odore…uno sfioramento… mentre ti parla con una bocca ad un sospiro da quelle labbra che vorresti baciare. In camera si lava accovacciata in doccia senza che uno schizzo d’acqua le bagni quello che non è il sesso.
Ad annacquare il fuoco che brucia.
A letto sempre notevole, e prima di scendere mi chiede se la trovo ingrassata. Così, di botto.
La rassicuro sul fatto che sia ancora “ampiamente scopabile” (testuali parole), cosa che ripeto mentre onoro la prestazione alle cassette di sicurezza.
Spettatore innocente di un inizio settimana, eccomi assistere distratto in sala ad un crescente numero di avventori, ombre che fluttuano da e verso la scalinata.
Affannati a rincorrere una disperata camera.
In silenzio le ragazze aspettano, come gechi che cacciano in attesa del pasto serotino.
Ma manca una regina indiscussa. E anche qualche sua ancella.
Per lo più quelle che si muovono rimestano le solite parole.
Salire quindi lo vedo complicato e difficile, anche perché il livello medio non brilla, in questa giornata di inizio settimana.
La descritta musica mi costringeva a trovare spesso rifugio all’esterno, sui divanetti a bordo piscina riscaldati da lampade poste al di sopra degli stessi.
Qualcuna usciva a sedersi a fumare, sfidando il freddo con i plaid e le lampade, nell’esterno azzurro gelido che alitava.
Al crepuscolo saliva il vapore dalla piscina, e confondeva le immagini illuminate dei finti animali in giardino con motivi di viola e blu scuro, mentre il paesaggio si faceva vetro
Come per altra recensione, acqua della deserta piscina troppo fredda, quindi un bel giro di saune prima.
Ritemprato si rientra in arena e noto Debra (già Inna) in total naked con capelli biondi mossi (a differenza di Villach dove li piastrava) seduta con un’altra notevole bellezza al “tavolo del maniaco” nell’immediata adiacenza dello spogliatoio femminile.
Scambio un paio di parole non essendoci nuovi, e lavorerà molto, ma sono più attratto dall’altra, ossia Talida (anch’essa molto attiva), occhi azzurri, capelli castano-biondo, molto alta, in total naked salvo per una specie di top nero con lunghe frange sotto il balconcino che le scendevano fino al ventre, mentre la schiena ed il resto erano nude.
Magra con seno naturale leggermente cadente, piccolo scorpione tatuato sul ventre. Grandi labbra pendenti.
Parliamo un po' e mi manda ottime vibrazioni, quindi salgo, anche perché poi si sarebbe aperto il ristorante e dopocena dovevamo eclissarci.
Scesa dalle GPS è comunque alta, e la prestazione è molto buona, a tariffa standard.
Posso dire che è una di quelle ragazze che tenderebbe a volere guidare la camera, a meno che non sia il partner a farle capire che lo vuole fare lui, come nel mio caso.
Direi quindi che è il caso la affrontino persone con un filo di esperienza, o potrebbe risultare deludente.
Dunque guidate voi il movimento del vortice che vi afferra.
Anche lei lavorerà molto e non fatico a capirne il motivo, stagliandosi dalla media.
Il pomeriggio poi è il solito tripudio di sguardi, musica (ahimé), sorrisi, corpi che si sfiorano.
Rifletto poi sul fatto che lei e Debra sono l’antitesi dell’archetipo del resto della quasi totalità delle ragazze presenti in Carinzia nei due principali locali.
Praticamente acqua e sapone… “naturali”.
Per il resto, troppo.
Troppe sopracciglia vistosamente tatuate. Troppe ciglia finta folte come materassi. Troppi enormi tatuaggi di dubbio gusto. Troppe labbra innaturali. Troppi seni improponibili. Troppa plastica, che credevo andasse messa fuori la sera infrasettimana. Troppa carne prestata a chirurghi plastici da arrestare. Troppe andature incerte su ripide calzature improbabili cui cercano di rimanere aggrappate piantandole al suolo.
Forse è il caso che le “proporzioni canoniche da bordello” vengano sovvertite per avere un risultato ottimale, come con le ragazze stanzate, Anca e Talida, oltre che con Talia (comunque molto poco ritoccata e artefatta, rispetto a quanto visto nelle sale) come eccezione che conferma la regola, e lo stesso per quelle che leggerete a seguire di Villach.
Anche la cena è ottima con salmone e notevoli mezzi hamburger con pulled pork e salsa BBQ, e ovviamente il straordinario tiramisù. Insisto sul fatto che i cuochi debbano indossare un cappello e, se sia possibile, perché venga messa una lavagnetta con la descrizione delle pietanze.
Ho mangiato molto bene ad Arnoldstein, ho fatto camere molto buone, eppure… sembrano lampi che squarciano il buio, e ci sono molti margini di miglioramento affinché ogni momento sia un unicum.
Chiudo con l’ultima gita a Villach in prossimità di un fine d’anno in cui non mi avvicinavo a locali da molti anni, ma le mie occasioni sono rarissime quindi – pur non essendo uso – infrango questa regola per un breve viaggio sotto un cielo grigio piombo che si aprirà oltreconfine, con una temperatura simil-primaverile.
Molto bene il pranzo, con dell’ottima carne di vitello in bocconcini, uova e dei nudeln con verdure. Rilassante la perfetta musica interna, che grazie alla migliore acustica consente persino di comprendere cosa ti dice il tuo interlocutore.
Ho riconosciuto molte facce note, alcune mi hanno fatto un cenno con il capo, altre sono venute a proporsi in maniera educatissima e mai insistente. Presenti, tra le altre, Liv, Ella, Daniela, Freya, Serena, Amalia e più tardi Ade, Maya, Holly, Roberta, per un totale di una quarantina di ragazze durante la giornata su due turni. Diverse presenze di ragazze nuove, come indicate nel plan. Livello direi medio, con qualche punta, esattamente come al Wellcum visitato qualche giorno prima e di cui ho scritto. Molto buono anche il numero di avventori, e nessun disservizio.
In arena vengo folgorato da una ragazza che occupa la zona che fu di Inna, dove ora sono stati messi dei tavolini rettangolari più grandi rispetto ai precedenti circolari, e più sgabelli. E’ Iris. Lavora sporadicamente in periodi festivi in cui resto distante dai locali, per quello non l’avevo mai incrociata.
Una statua.
Total naked, capello biondo a caschetto, occhi azzurri, pelle d’un pallore alabastrino, magra, gran bel seno naturale. Altissima sulle GPS. Riferisce etnia rumena e ungherese, di cui trovo conferma, e parla solo inglese.
Unico neo per le labbra mal ritoccate: una crepa nella porcellana.
Ma complessivamente è molto bella e simpatica, quindi saliamo.
Smesse le calzature è comunque molto alta, e come notiamo entrambi ci accomuna la passione per il carattere lapidario romano.
In camera squarcia l’aria con i suoi fremiti, mentre le si tendono le vene del collo, nei pochi intervalli vuoti come battiti di ciglia sotto la luce pomeridiana che filtra dalla finestra in questo autunno-inverno che tarda a venire, lasciando spazio alla primavera che sboccia anche in camera con lei.
Si diverte e ti fa divertire.
Molto avvenente, molto partecipativa, molto corretta.
Lei è uno dei motivi per cui vale ancora la pena vagare per locali.
Poteva un simile miracolo essere destinato a ripetersi?
Scendo e penso che il giorno è ancora giovane, e tutto potrebbe accadere.
Nel pomeriggio mi perdo in una magia che qui è ancora possibile trovare.
Atmosfera rilassata e frizzante, con dialoghi sereni tra avventori e tra loro con le ragazze, che comunque lavorano non poco.
In questo luogo la poesia non si è ancora smarrita.
Nessuna fretta, né frenesia.
Merito di Cristiano e del suo enorme lavoro, spesso oscuro e sovente ingrato.
Come per le altre volte, crea una “comunità” tra ragazze e clienti raccolti attorno all’isola del bar.
A volte basta poco: una battuta… un sorriso… un pizzico di interessamento…una strizzata d’occhio.
Lo dico senza secondi fini, ma per puro senso giustizia: che resti scritto chiaramente che lui è una delle certezze del locale.
Il Direttore arriverà solo nel tardo pomeriggio perché l’organizzazione del party di San Silvestro assorbe molto, come è immaginabile.
Assieme a lui entrerà in arena Ade, con meraviglioso vestitino nero da geisha.
Mi rolla la solita sigaretta che ci fumiamo appoggiati fuori.
All’esterno non indossa il pile colorato che accomuna le altre, ma una vestaglietta nera molto stilosa che passo al setaccio: “Sono italiana, io!”, mi fa. Che classe!
In camera è prodigiosa.
E come osservo poi in arena sta facendo proseliti essendo sempre attorniata da uno o più orsi.
Ma interpreta meravigliosamente il locale, con pacatezza e distensione, anche di fronte a veri e propri racconti viventi in accappatoio.
Appena apre il ristorante per cena, siamo presenti: opto per la carne di manzo ai ferri con verdure e per una mousse al cioccolato.
Poi caffè e qualche battuta con il Direttore, che ci illustra così dettagliatamente il programma dell’ultimo party dell’anno che le cose sembrano apparire magicamente dove le indica…
Quel giorno poi avrebbe dovuto iniziare una nuova ragazza italiana che per ritardo con i treni è arrivata in serata, e avrebbe iniziato l’indomani.
Al nostro fianco al bar c’è Freya, con nuovo taglio e colore, i cui occhi mi intercettavano squadrandomi ogni salita e discesa della scalinata, che ascoltandomi almeno quel giorno ha levato i completini di cui sopra e indossava solo un perizoma con cinghietta e il consueto portentoso fisico.
Pian piano mi stacco dalla conversazione con i miei ospiti per approntarne una con lei, da cui subisco una sorta di vaglio.
Il tempo per un’ultima camera c’è, e non posso che replicare qui alla lettera quanto la riguarda e che avete letto sopra circa l’estata appena passata.
Ma era tempo di ricongiungere le mie due nature, con accappatoio e senza, al termine della giornata, e di levare gli ormeggi, congedandoci da chi aveva riempito la nostra giornata.
Qualcosa, di questa lunghissima maturità mi è rimasto cucito addosso e riesce sempre a togliermi un po' d’anni, penso, mentre mi accomiato dai due locali e dall’anno che sta per terminare, oltre che da chi legge queste pagine.
Tuttavia per me vale sempre più prepotentemente il detto dell’immenso scrittore russo “Non c’è sorte peggiore di chi vive in un tempo non suo”.
Ci sono cose così evidenti che le noti persino se guardi distrattamente.
Trovo sempre meno placido appoggio nelle gite…per lo più ragazze da dimenticare il giorno dopo, i cui disastri in camera riesco persino ad annusare parlandoci…forse dovrei rassegnarmi all’evidenza…ai dolci e disperati ricordi improvvisi.
A quando il mondo, questo “mondo”, era ancora intatto.
Continuo a scrivere, ma non ho fedi in un mondo migliore a venire, in un’altra occasione.
Diversamente si rischia di fare la fine di quelli che la notte vanno a cercare ciò che perdono di giorno.
Il Maestro Brat, che ho citato in tanti scritti, ebbe a dire, una volta, tra le tante, una frase che non ho più scordato: non voltare lo sguardo, cogli l’attimo e insisti a camminare, a cercare. Noi continuiamo…stiamo continuando, e ogni tanto il viso assume un’espressione di felice ostinazione quando il “Dio dei Punter” ti consente di imbatterti in qualche divinità implorata, temuta e insultata.
C’è una lampada a schiarire sul foglio virtuale il sangue d’inchiostro, e mentre salvo queste righe, che già appartengono al vecchio anno, un refolo di paura e rabbia sferza il 2024 – il nuovo anno, con il suo carico di attese e speranze, ma che inizierà, ahinoi, molto male dati gli aumenti che per ora toccheranno il solo locale oltreconfine – forse a farci capire che oramai manca poco alla battaglia che noi punter di lungo corso siamo destinati a perdere, ma che ancora la nostra provvida natura ci porta a combattere irremovibilmente.
Alla fine, posso fingere che tutto è a posto, nella disperazione dolceamara del tempo che si dilegua, portandosi via, là da qualche parte, i resti di un uomo.
Sospirando penso: posso perdere un altro pezzetto, per oggi.
Tanto mi restano parole e sogni.
E sparigliati rimorsi su pezzi di carta a quadretti.
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"
Gnoccatravels
30/12/2023 | 09:50
Admin
@TITANO impeccabile come sempre ! Grazie del report .
Gnoccatravels, il portale dei viaggi della gnocca
http://www.gnoccatravels.com
joker
30/12/2023 | 16:08
Naples | 36-50
Silver
Grazie del report @TITANO
Valeu,Joker
Imperatoredaustria
30/12/2023 | 21:53
Silver
@TITANO capolavoro assoluto 👏👏👏
Leggi le recensioni ESCORT e non farti fregare, trova la ESCORT nella tua cittàTITANO
31/12/2023 | 11:55
Gold
@Gnoccatravels
Grazie 😉
Osiamo sempre. "Ciò che non abbiamo osato, abbiamo certamente perduto" (cit.)
Buona fine d'anno.
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"
TITANO
31/12/2023 | 17:26
Gold
@joker
Grazie a te per l'apprezzamento.
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"
Luca46
01/01/2024 | 20:00
Newbie
@TITANO recensione impeccabile e dettagliata, complimenti.
INCONTRA DONNE VOGLIOSETITANO
02/01/2024 | 10:04
Gold
@Imperatoredaustria
Grazie per l'apprezzamento.
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"
TITANO
02/01/2024 | 19:49
Gold
@Luca46
Grazie per l'apprezzamento.
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"
Iustus
03/01/2024 | 14:51
Moderatore
Ottima rece.
Grazie
Moderatore http://www.gnoccatravels.com/gnocca/Austria
TITANO
04/01/2024 | 11:19
Gold
@Iustus
Grazie a te 😉
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"
tommasomoro
23/01/2024 | 11:18
Newbie
Come sempre, bravo.
TITANO
24/01/2024 | 00:17
Gold
@tommasomoro
Grazie dell'apprezzamento
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"
tommasomoro
24/01/2024 | 11:43
Newbie
@TITANO anche se ho pareri diametralmente opposti su Sara e Freja, su tutto il resto concordo.
Leggi le recensioni ESCORT e non farti fregare, trova la ESCORT nella tua cittàTITANO
24/01/2024 | 22:15
Gold
@tommasomoro
Prendo atto. Ovviamente quanto scrivo riguarda la mia esperienza.
"Questa è la chiave direi: fissare, in una sorta di eternità, l’estasi"