Andiamo

♂ LE CHIAVATE SOPRAFFINE CON CUGINE FILIPPINE ♀

Da Manila prendo il servizio navetta per i mignottari che ti porta ad Angeles City. Prendo posto sul minibus, mi guardo intorno. Dall’età anagrafica e dalle facce sembra di essere in una gita parrocchiale per Lourdes. Però noi non andiamo in pellegrinaggio per le madonne e santi, siamo diretti nella città degli angeli, degli angeli con la figa. Angeles City è la silicon valley della gnocca. Da lì nascono le migliori innovazioni tecnologiche in fatto di mignottaggio. Se dici che vai ad Angeles, dici vai a troie. Non hai nemmeno la debole scusa che è una località di mare tipo Pattaya, che in fatto di debosciati è la sua controparte: Angeles è solo puro e fottuto puttanaggio. L’unica amenità extra troie che c’è nelle raggio di cento chilometri, è il vulcano Pinatubo che incombe come minaccia su Angeles Sodoma City.
Già, tra una chiavata e l’altra volevo farmi anche una visita naturalistica, avevo prenotato un tour sul famoso vulcano. La partenza era per le otto di mattina. Sono le sei e qualcosa, mentre sto ancora a letto in coma per aver dormito tre ore, l’agenzia mi chiama perché la gita è stata posticipata. È dal 91 che il Pinatubo se ne sta calmo. Al massimo qualche tremore improvviso, tipo mio nonno. Però ha deciso di rompere i coglioni proprio adesso. Sempre che non esploda come una bomba nucleare, seppellendoci sotto un chilometro di lapilli e cenere incandescente, se voglio la possiamo partire il giorno dopo. Dico che posso mettere i loro culi su questo Pinatubo del cazzo, perché il giorno dopo c’ho il volo dal vicino aeroporto di Clark destinazione paesello. Me ne faccio una ragione. Oggi è domenica. Angeles è il classico posto dove trovi sempre come sfangare la domenica.
La sera prima avevo conosciuto in un bar due cuginette. Le loro madri le avevano raccomandato di non uscire con gli sconosciuti, e se proprio dovevano, che fossero sempre insieme. Quindi qualsiasi fanno, sono sempre in coppia. Le due cugine sono lì che mi palpeggiano le palle, una palla per una. Usano così le signore di Angeles quando si presentano, invece di stringerti la mano, ti stringono le palle. Insomma, dopo esserci palpati per benino, mi invitano a una riunione familiare per il giorno dopo, una domenica in famiglia. Mi danno un numero di telefono che salvo in rubrica come “cugine maiale”.
Alle dieci di mattina di domenica sto proprio chiamando “cugine maiale”. Quella che mi risponde, non saprei dire quale delle due, dice che lei è libera sì, ma l’altra cugina ha degli impegni.
Io però ormai ho il pallino delle riunione in famiglia.
“Hai un’altra cugina, o sorella o zia o nonna?” chiedo.
Lei scorre il suo album di famiglia, tutte occupate.
Allora le dico: “ e se adottiamo una cugina?
Risponde che una cugina in più non le dispiacerebbe. Però mi fa sapere, ci sentiamo dopo. E cazzo finisce che oltre a saltarmi il Pinatubo mi salta anche l’orgia di famiglia. Ormai c’ho questa idea malata in testa, a costo di rapire una famiglia, devo metterla in pratica.
Le 12 di domenica mattina mi trovano seduto al bancone di un bar che si affaccia sullo struscio della Walking Street che comincia a prendere vita. Mi si siede accanto una mummia con la mascherina d’ossigeno, ogni tanto se la toglie e farfuglia qualcosa verso di me indicando,in tono complice da puttaniere, i culetti che ci scorrono davanti. Mi allontano di un paio di metri. Spilluzzico dei noodles. L’occhio sempre in allerta sul telefono. La cugina non chiama. Mi sale l’ansia.
Preso dallo sconforto, anche per digerire quei cazzo di noodles. Me ne vado a fare un giro sulla walking street. Mi trascino, l’animo appesantito, lo stomaco appesantito. I bar e sono già aperti. Le galline sono già operative a sculettare tutte in fila sulla pollastriera. Entro in un bar, siamo solo io e un vecchio biker baffuto in jeans e giacca di pelle sbrindellata. Poi incrocio lo sguardo con una pollastra che sculetta sulla pedana. Gli occhi le brillano e vibrano in frequenze dal telosucchiocolrisucchio Megahertz. La pelle color crema d’arachidi, i capelli neri come pece, scarmigliati, da cannibale di cazzi. Mi avvicino all’orecchio della mamasan, che da quando ho messo piede nel bar mi sta attaccata come una multa al parabrezza. Punto il dito verso la ragazza, il viso della gnocca si illumina di felicità per essere stata selezionata. Scende dal palco, traballa sui tacchi 12, tutta sorridente, si presenta, si chiama Liezel. Ti piacerebbe avere una cugina in più? chiedo. Poi le spiego la situazione. A Liezel sembra che la cosa non dispiaccia affatto. Sarà il forte senso della famiglia tipico dei filippini. Comunque usciamo. Passa il tempo, non ricevo chiamate dalla cugina. Provo a chiamare io, non risponde nessuno. Chiedo a Liezel se ha un’amica, lei mi dice di no, e che cazzo.
Liezel vede la delusione nei miei occhi, come a un bambino a cui, prima prometti che babbo natale ti porterà un regalo bellissimo e poi ti dicono che non solo babbo natale non è mai esistito, ma che anche un’invenzione pubblicitaria della coca cola, e nessuno ti porterà un cazzo, tutto sottolineato da un ceffone. Per tirarmi sù Liezel mi propone di andare in un altro bar, scegliere una cugina insieme a lei. Perché alla fine, anche babbo natale esiste, la vita è bella, basta pagare.
Entriamo in un altro bar. Io e Liezel siamo lì che sembra di assistere alla sfilata autunno inverno di dolce e puttana. Facciamo commenti sulle ragazze, non ci troviamo mai d’accordo. Questa è troppo alta, questa ha le gambe storte, questa sembra uscita dal film The Ring. Liezel vuole avere voce in capitolo nella scelta, visto che ci deve lesbicare insieme.
Ormai un’orgia è l’unico nostro obiettivo di vita.
Il trillo del telefono è lo squillo di tromba dell’apocalisse. è La Cugina dice che si era fatta un sonnellino, le dico che ho trovato un giocattolo per noi. Ci diamo appuntamento al mio Hotel per le 15.
Siamo nell’atrio dell’albergo. Io e Liezel nell’attesa ammazziamo il tempo divertendoci da tradurre porcate dall’inglese al Tagalog all’italiano. Blowjob suona come zuppa in tagalog. Provo a dire zuppa nella lingua indigena e lei ad un certo punto prende il pugno e apre la bocca, “pompino” le faccio io e ride. Questi corsi avanzati di lingua non passano inosservati a Mr. Rajendra Singh il proprietario dell’albergo che è alla reception insieme a tutta la famiglia a pranzare. Mi guarda storto.

Sono le 14.58, la porta dell’atrio dell’hotel si apre. La Cugina. Esattamente non ricordavo quale delle due cugine fosse: ovviamente è la più cessa delle 2. Alla luce del giorno, struccata e dopo una notte di battaglie non aiuta. Però con quegli short, la magliettina dove spuntano tettine dritte e accennate, quella faccia da assassina di cazzi, insomma…
Mi avvicino per salutarla e la introduco in famiglia. Liezel la guarda con sospetto, chiedo se si conoscono, non si conoscono. Mr Rajendra, quando mi avvicino per fare il check-in del secondo ospite, la sua faccia diventa ancora più scura del color cacca naturale. Non capisco se è invidia, o presentare così alla sua famiglia riunita per il pranzo domenicale due troione pronte per la battaglia, gli ha tolto l’appetito.
La stanza dell’hotel 999 è la migliore che ho avuto finora nelle Philly. Solo per imparare tutte le varie funzioni della doccia super tecnologica ho dovuto partecipare ad un training apposito. Appena ho provato ad usarla, devo aver toccato il tasto autodistruzione, perché metà delle piastrelle sono venute giù. Ora il bagno sembra Beirut post bombardamento. Ci beviamo qualcosa, poi in tempo zero ci troviamo tutti e tre nudi dentro la cabina doccia. Dico alle ragazze di stare attente dove mettono i piedi tra le macerie, se non vogliono tagliarsi con le piastrelle affilate e morirmi dissanguate. Se premi qui, spiego, parte l’idromassaggio, questo pulsante invece attiva che getti che partono da angolazioni più impensate, qui si accendono le luci stroboscopiche e gorgoglii da film horror, è tutto fantastico. Sembra un acquapark di un metro per due. Le ragazze sono al settimo cielo. Io inizio a sditalinare qualsiasi buco libero, sul mio cazzo si avvolgono dita come polipi di piovra con sei mani, lingua in bocca, chi mi titilla i capezzoli, chi li mordicchia, poi sento un calore alle palle e me le vedo sparire nella bocca di Liezel, La Cugina si mangia l’asta del cazzo. Vedo queste due testoline filippine che mi divorano, spero che nessuna delle due stringa i denti. Qualcuno si è appoggiato alla manopola dell’acqua calda e stiamo facendo la fine del bollito misto. Il vapore riempie l’ambiente che non si capisce più un cazzo. Liezel esce che sta soffocando, avvolta in un accappatoio si mette seduta sul letto e ci osserva. La Cugina che è la più arrapata, si gira, mi prende il cazzo e come uno sturalavandino lo pianta dritto nel suo buco di scarico, tutto insaponato non fa resistenza, un paio di colpi e poi va bene il parossismo porcaiolo da doccia, ma la mamma mi ha detto di non scopare senza preservativo, soprattutto le ragazze caricate ad Angeles City. Liezel ci guarda come se assistesse all’accoppiamento dei macachi tibetani su superquark. Dico a Liezel passami un preservativo, me lo lancia, il casino è che infilarsi il preservativo sull’uccello che è insaponato da bava e neutro roberts è come cercare di prendere un capitone a mani nude. In qualche modo ci riesco e La Cugina che è sempre di schiena, il culo ritto e aspetta che le faccia un’iniezione geme solo al pensiero. Dopo questo antipasto di misto carne e pesce ci buttiamo sul lettone.
Liezel che si è sentita un pò messa da parte, recupera la sua autostima e si mette al lavoro. Scosta i capelli nero blu da una parte e inizia lentamente ad avvolgere le labbra strizzandomi la cappella.
Mi sdraio, dico a La Cugina , battendo la mano sul materasso, vieni a sederti qui, lei si accovaccia come di solito fa quando piscia in strada, e mi presenta la figa arborea. No respiravo in una foresta così umida, nera e folta dai tempi in cui ho fatto un’escursione nella foresta vergine di Taman Negara nel Borneo, anche se questa foresta non la possiamo definire proprio vergine, il senso di opprimente e asmatica soffocante atmosfera è lo stesso. I peli mi finisco nel naso e mi viene da starnutire. In fondo a quegli arbusti spinosi si nasconde una cosina morbida e viscida che lecco e succhio e mi sbrodola tutta la faccia di bava ficosa, finita la sagra della lumaca del Taman Negara, inclino la testa di lato, avevo quasi dimenticato Liezel che mi lavora il cazzo con una calma tutta orientale, direi Feng-shui. Ha delle geometria nello spompinare che si ritrovano solo nelle antiche tradizioni dei monaci Koyasan. Arriva il momento di cambiare, io resto sdraiato, e La Cugina mi sale sul cazzo e inizia la sua cavalcata delle valchirie filippine. Questa volta è Liezel a mettersi sulla tazza del cesso che è la mia faccia, la faccio girare e dico alle troiette di slinguare tra loro. Per un momento esitano, ma prese dalla porcaggine, partono a darci sotto. Non capisco se slinguano come barboncini o danno bacini tipo bacio delle elementari.
Tra l'uccello che viene stantuffato e la fica di Liezel che è pelata, liscia e umida come un totano, la mia soglia di attenzione è a zero. Do uno schiaffo sul culo a Liezel , che è un po' come il segnale di darsi una regolata perché mi sta schiaffeggiando quella fica birichina in faccia che si sente ciaf ciaf, e gorgoglii e gemiti che immagino così nel primo pomeriggio sto rovinando la siesta a qualche cliente. Tra La Cugina che salta sul cazzo e Liezel che molleggia sulla faccia mi sembra di essere un trampolino elastico col cazzo. Prima di trovarmi troncato in due, mi sfilo, resto un attimo in ginocchio sul letto col cazzo in mano come una bacchetta di un direttore d’orchestra e le 2 ninfotroiette che attendono istruzioni su come comporre questa sinfonia sporcacciona. Allora, te Liezel mettiti sdraiata, La Cugina, te voglio che gliela lecchi, no, mi fa, non mi va di leccare la fica, allora Liezel leccagliale te. A lei non dispiace. Me la aggiusto piegandola a 90 mentre affonda la testa tra le gambe della Cugina.
Perché…Per una filippina non c’è cosa più divina che lesbicare con la cugina.
Vedere il lavoro artigianale di Liezel di lingua e dita sulla fica della Cugina, mi ha dato modo di imparare qualche trucchetto del mestiere. Tutto fa brodo, e di brodo qui ne facciamo da sfamare una RSA. Stiamo arrivando al parossismo. Alterno cazzo e lingua sulla fica infiammata di Liezel, lappo e scopo, scopo e lappo. Poi la metto in piedi e mentre passo il mio cazzo alla Cugina, attacco Liezel al muro come un crocifisso e le lecco il buco del culo e la figa, non so quanto andiamo avanti, ad un certo punto faccio appena in tempo a sfilarmi il preservativo, mi metto in piedi, stantuffando gli ultimi colpi a mano, così se il Pinatubo non è eruttato quel giorno, di sicuro è eruttato il mio cazzo in lapilli e schizzi che ricoprono di rovente lava bianca le due cugine che se ne stanno lì sotto e si riparano con le mani gli occhi, ma gli schizzi le punteggiano tutti i capelli. Erutto e grido sicuro che Mr. Rajendra Singh e famiglia apprezzeranno.
Il tempo di una doccia e ci rilassiamo sul letto così in accappatoio, poi La Cugina prende i suoi soldi e se ne va. A Liezel non le va di andarsene. Si lobotomizza a guardare qualche soap filippina del cazzo. Nel torpore del dormiveglia sento che ride come una deficiente. La testa appoggiata sulle sue cosce, ronfo alla grande. Dopo un paio di ore, iniziano a farci le carezze e una cosa tira l’altra, e me la trovo attaccata nuovamente al pinatubo. A Liezel piace indugiare su frenulo. A quanti di voi vi hanno spompinato la cappella tralasciando il frenulo. Nemmeno sapete di avercelo, un frenulo. Il frenulo è il segreto, dovrebbero insegnarlo a scuola durante l’ora di religione.
Con le sue manine mi lavora le palle, e mordicchia, e rosicchia il filetto e controfiletto e la punta del cazzo come uno scoiattolo fa con la ghianda. Il fatto che abbia pure i denti sporgenti da roditore aiuta un casino, la mia porcellina d’india. Sono arrapato, mi piego, le rigiro tra le mani una ciocca di quegli spaghetti neri che ha come capelli, e me la avvicino alla bocca, sa di cazzo, ma considerando che l’unico da stamattina sono sicuro diciamo al 95% che sa il sapore del mio. Slinguiamo, le si libera dell’asciugamano e mi sale sulla pancia, poi così accovacciata mi prende l’uccello e se lo strofina tipo deodorante sull’ascella delle figa, che è bagnata e mi da il pizzicore per i peletti che le stanno crescendo intorno. Da queste parti l’andazzo è piazzarlo dentro nature. Tanto che quando allungo la mano per cercare un preservativo dietro di me, tra tasche, pantaloni, maglie, mutande e asciugamani mi chiede cosa sto facendo, niente le dico, solo che sai mia mamma… etc.
Non so come, ma riesco ad aprire la preserva con i denti e infilalo sempre con lei appollaiata sulla pancia, capace me lo sono infilato al contrario, ma lo stesso, lei non aspetta un secondo e se lo pianta dentro la filippina. Continua a fissarmi con quegli occhietti mandorlati e indagatori. Fisso la tv, c’è un cazzo di telegiornale. Liezel mi si mette seduta, io mi piego verso di lei e succhio i capezzoli piccoli e marroni come due uvette sultanine. Me la rivolto con una mossa di judo, la inchiodo sul materasso, vedo le sue gambe dritte e i piedi con anelli alle dita, con unghie laccate di rosso e collane alle caviglie che mi arrapano fino alla bestemmia. A dire la verità ci vorrebbero dei campanellini, che ti danno il ritmo nei colpi chiavatori, ma non si può avere tutto nella vita. Il mio cazzo oggi è stato messo a dura prova ma le sto chiavando che quasi le sta uscendo dal buco del culo. A proposito: le sussurro all’orecchio la fatidica frase che pronuncerebbe Alì e i suoi 40 troioni per aprire l’ingresso alla caverna “I wanna fuck your ass” accompagnata dal mio indice che si insinua nel suo culetto, che lei prontamente toglie. Mi ci dovrei fare una maglietta con questa scritta. Lei ride come se l’avesse sentito per la prima volta nella vita, e mi risponde al solito, anzi mi sta per infilare lei un dito in culo, io la lascio fare tanto siamo in famiglia. Una seconda eruzione del pinatubo. Ormai è ora di cena. Andiamo al ristorante, poi ci salutiamo con la promessa è che la richiamo tra un paio di ore per andare insiema al … è la mia ultima notte- Ovviamente non la chiamo. La sera vado alla High Society conosco due sorelle, tanto per rimanere in tema familiare. Ma questa un’altra storia…

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bocha
10/11/2023 | 21:18
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Gran bel racconto, ma, giusto per la cronaca, essendo stato ad AC 3 volte non ho mai pagato per scopare e il mio amico ci ha trovato moglie...ah e non sono mai andto in walking street

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bocha
12/11/2023 | 13:35
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@brighellabrighella non c'è da capire, lui ha raccontato molto bene la sua esperienza, io ho solo puntualizzato alcune parti delle mie esperienze passate

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@IlMarchese grazie del report!

Gnoccatravels, il portale dei viaggi della gnocca
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@brighellabrighella fanno a gara a chi le spara più grosse……

"Il più grande condottiero è colui che vince senza combattere"

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Grazie @bocha
ad Angeles esiste una strada parallela alla Walking Street dove trovi solo ragazze che sono lì solo per divertirsi e non per il denaro, siamo andati tutti nei posti sbagliati. La mia amica Liezel si è spostata da poco con uno straniero, che fosse il tuo amico? Uomo fortunato, da invidiare.

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Blumedico

Io ad Angeles ho sempre trovato ricche filippine che mi hanno sempre pagato profumatamente per essere impallinate dal maschio italico. Mi spiace per voi ma siete sempre andati nei posti sbagliati.
Spero si colga l'ironia!

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bocha
19/11/2023 | 18:53
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io non capisco tutta questa ironia per il mio primo intervento, ho detto quella che è la mia esperienza, ringraziando l'amico per il bellissimo racconto.
Non volevo nè vantarmi né polemizzare
@IlMarchese la moglie del mio amico ha un nome differente

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Caro @bocha era per scherzare. Ognuno vive le proprie esperienze. Grazie per per il commento comunque e il tempo che hai dedicato a leggere la mia memorie dalla città degli Angeli.

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bocha
19/11/2023 | 20:20
la spezia |  36-50
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mi sono immedesimato tantissimo!

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@IlMarchese
Grazie come sempre per gli "appassionati" racconti marchesiani.
Attendiamo cap.2 con le sorelle 🙇‍♂️

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@Gnocca-Manager
Grazie, a presto resoconti su sorelle, zie, cugine e pure nonne.

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andiamo
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Passerò tutte le vacanze di natale a leggere tutte le tue recensioni ora che ho scoperto il tuo talento ....

Ma a proposito , che ne dici di riunirle tutte in un mega libro ed inizare a vendere ?

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@JackG
Ciao JackG ci sto pensando da tempo e me lo hanno chiesto anche altri, il che mi famooolto piacere... lo farò un giorno e considera che le recensioni che ho pubblicato qui sono nemmeno il 20% di quello che ancora dovrei scrivere.

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