Ieri ero in procinto di aprire il baule dei miei ricordi di viaggio per pescare qualche storia interessante, degna di essere raccontata, quando, inaspettatamente, ecco presentarsi a casa mia, nel paesello, il mio carissimo figlio spirituale, con il suo erede, che voleva evidentemente farmi conoscere.
Quindi ho trovato uno spunto interessante per iniziare questa esperienza di condivisione di avventure ed emozioni: descrivere la relazione tra me e mio figlio spirituale.
Correva l'anno domini 1986, avevo appena compiuto 50 anni e, festeggiando il compleanno in compagnia di vecchi amici e dei loro figli (18-25enni),
pensai che avrei dovuto diventare il mentore di un giovane ragazzo e mostrargli la retta via in fatto di donne, viaggi, sigari e rhum. Infatti mi rendevo conto che il mio bagaglio di esperienze sarebbe stato utile a un giovane rampante, che avesse la giusta inclinazione e ambizione di essere un womanizer internazionale. La mia natura ambiziosa e, lo ammetto, egoista, mi aveva precluso l'opzione di avere un figlio, ma mi sarebbe piaciuto molto avere un erede che continuasse la mia tradizione, uno che affermasse con orgoglio: "il demi è il mio maestro, voglio diventare come lui, fare anche meglio di lui".
Così pensai a un identikit del mio erede modello: giovane, acculturato, bella presenza, umili origini, ma con grandi sogni e ambizioni.
Lo incontrai per caso in un viaggio organizzato (in Spagna) da un circolo culturale di cui facevo parte.
Lui era un giovane studente di ingegneria, molto curioso, mi faceva domande su ogni campo del sapere, dall'economia alla politica, dalla storia allo sport. C'era grande sintonia tra noi e pensai di aver trovato il ragazzo che cercavo. Quindi il discorso si spostò sulle donne, e la sua curiosità aumentò. Sapeva che ero stato in Giappone e mi tempestò di domande sulle giapponesi. Ovviamente non ne aveva mai vista una. Io raccontai un paio di aneddoti e confidai di aver posseduto donne di quasi tutti i paesi del mondo. Lui mi guardò meravigliato e percepii ammirazione. Lui mi raccontò delle sue scorribande in quel di Rimini e delle sue avventure (mi sembrò di rivivere quella discussione, quando lessi le testimonianze riminesi di alcuni gt). Ma negli ultimi tempi aveva quasi messo la testa a posto con una ragazza del suo paesello, essendo sul punto di cedere alle pressioni della sua famiglia che lo voleva ammogliato. La storia del fidanzamento aveva inoltre rallentato i suoi studi.
Gli chiesi se il matrimonio con la ragazzina del paesello fosse il vero obiettivo della sua vita e lui mi confidò del suo desiderio segreto di viaggiare per il mondo e di vivere avventure sensazionali. I suoi amici del paesello erano già quasi sulla via del matrimonio e lui aspirava a ben altro dalla vita. Confermai di aver maturato pensieri simili già negli anni 50, quando era più difficile e raro che qualcuno avesse il coraggio (e le possibilità) di realizzare sogni del genere. Per cui lui si sentì rincuorato e capì di non essere l'unico e rifiutare dogmi e imposizioni della società e a voler vivere seguendo i propri sogni e mantenendo la propria libertà.
Insomma, durante quel viaggio, oltre a vivere l'ebbrezza del free (che
già conosceva, visti i trascorsi riminesi), lo introdussi anche alla nobile arte del pay e gli spiegai i rischi della decisione di sposarsi.
Alla fine del viaggio organizzato, era ancora molto indeciso sul da farsi. La via che gli avevo mostrato lo entusiasmava ma forse non a tal punto da seguire il mio esempio.
Così, tornati alla nostra vita quotidiana, pensai a come risolvere la situazione: il ragazzo mi sembrava perfetto come allievo e successore, e anche lui voleva vivere seguendo il mio esempio; quindi trovai il modo di fargli compiere il grande passo ( che voleva fare, solo non aveva abbastanza coraggio): essendo sicuro della natura delle donne, chiamai un amico investigatore segreto e lo misi alle calcagna della ragazza. BINGO! Scoprì una tresca segreta, documentata con fotografie mentre erano "in camporella".
Trovai il ragazzo all'uscita dell'Università e gli mostrai il materiale incriminato.
"Ora sei pronto per iniziare a vivere davvero?"
"Certo maestro, ora so cosa voglio dalla vita"
Mandammo una lettera alla famiglia in cui si spiegavano le ragioni per la fine della storia con la ragazzina e si preannunciava un imminente viaggio a Londra, per perfezionare l'inglese del mio allievo.
Dopo la laurea a pieni voti, lasciò l'italia e iniziò la sua carriera.
Continuammo a incontrarci nei luoghi più disparati: in aeroporti, convegni, musei, e una volta anche in cima alla tour Eiffel (entrambi in dolce compagnia).
Quindi, cari colleghi, la mia domanda è: "Avete mai pensato a istruire un giovane di belle speranze e a fargli da mentore/fonte di ispirazione?" "Non vi viene voglia di condividere il vostro sapere e la vostra esperienza con chi può farne buon uso?"
La mia proposta è: "Perchè non cercate un erede spirituale anche voi, cari colleghi?"
Io penso che formare culturalmente una persona, condividendo esperienze, sia fondamentale nella vita di ognuno. Forse sarei stato un buon padre, ma il destino ha voluto che non lo fossi biologicamente, ma spiritualmente.
Anche io ho avuto una sorta di mentore (ma in misura minore) e magari non tutti sono portati, ma trovo che abbiate le conoscenze e le competenze per ispirare e formare giovani.
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asd
13/08/2014 | 01:15
Newbie
Ieri ero in procinto di aprire il baule dei miei ricordi di viaggio per pescare qualche storia interessante, degna di essere raccontata, quando, inaspettatamente, ecco presentarsi a casa mia, nel paesello, il mio carissimo figlio spirituale, con il suo erede, che voleva evidentemente farmi conoscere.
Quindi ho trovato uno spunto interessante per iniziare questa esperienza di condivisione di avventure ed emozioni: descrivere la relazione tra me e mio figlio spirituale.
Correva l'anno domini 1986, avevo appena compiuto 50 anni e, festeggiando il compleanno in compagnia di vecchi amici e dei loro figli (18-25enni),
pensai che avrei dovuto diventare il mentore di un giovane ragazzo e mostrargli la retta via in fatto di donne, viaggi, sigari e rhum. Infatti mi rendevo conto che il mio bagaglio di esperienze sarebbe stato utile a un giovane rampante, che avesse la giusta inclinazione e ambizione di essere un womanizer internazionale. La mia natura ambiziosa e, lo ammetto, egoista, mi aveva precluso l'opzione di avere un figlio, ma mi sarebbe piaciuto molto avere un erede che continuasse la mia tradizione, uno che affermasse con orgoglio: "il demi è il mio maestro, voglio diventare come lui, fare anche meglio di lui".
Così pensai a un identikit del mio erede modello: giovane, acculturato, bella presenza, umili origini, ma con grandi sogni e ambizioni.
Lo incontrai per caso in un viaggio organizzato (in Spagna) da un circolo culturale di cui facevo parte.
Lui era un giovane studente di ingegneria, molto curioso, mi faceva domande su ogni campo del sapere, dall'economia alla politica, dalla storia allo sport. C'era grande sintonia tra noi e pensai di aver trovato il ragazzo che cercavo. Quindi il discorso si spostò sulle donne, e la sua curiosità aumentò. Sapeva che ero stato in Giappone e mi tempestò di domande sulle giapponesi. Ovviamente non ne aveva mai vista una. Io raccontai un paio di aneddoti e confidai di aver posseduto donne di quasi tutti i paesi del mondo. Lui mi guardò meravigliato e percepii ammirazione. Lui mi raccontò delle sue scorribande in quel di Rimini e delle sue avventure (mi sembrò di rivivere quella discussione, quando lessi le testimonianze riminesi di alcuni gt). Ma negli ultimi tempi aveva quasi messo la testa a posto con una ragazza del suo paesello, essendo sul punto di cedere alle pressioni della sua famiglia che lo voleva ammogliato. La storia del fidanzamento aveva inoltre rallentato i suoi studi.
Gli chiesi se il matrimonio con la ragazzina del paesello fosse il vero obiettivo della sua vita e lui mi confidò del suo desiderio segreto di viaggiare per il mondo e di vivere avventure sensazionali. I suoi amici del paesello erano già quasi sulla via del matrimonio e lui aspirava a ben altro dalla vita. Confermai di aver maturato pensieri simili già negli anni 50, quando era più difficile e raro che qualcuno avesse il coraggio (e le possibilità) di realizzare sogni del genere. Per cui lui si sentì rincuorato e capì di non essere l'unico e rifiutare dogmi e imposizioni della società e a voler vivere seguendo i propri sogni e mantenendo la propria libertà.
Insomma, durante quel viaggio, oltre a vivere l'ebbrezza del free (che
già conosceva, visti i trascorsi riminesi), lo introdussi anche alla nobile arte del pay e gli spiegai i rischi della decisione di sposarsi.
Alla fine del viaggio organizzato, era ancora molto indeciso sul da farsi. La via che gli avevo mostrato lo entusiasmava ma forse non a tal punto da seguire il mio esempio.
Così, tornati alla nostra vita quotidiana, pensai a come risolvere la situazione: il ragazzo mi sembrava perfetto come allievo e successore, e anche lui voleva vivere seguendo il mio esempio; quindi trovai il modo di fargli compiere il grande passo ( che voleva fare, solo non aveva abbastanza coraggio): essendo sicuro della natura delle donne, chiamai un amico investigatore segreto e lo misi alle calcagna della ragazza. BINGO! Scoprì una tresca segreta, documentata con fotografie mentre erano "in camporella".
Trovai il ragazzo all'uscita dell'Università e gli mostrai il materiale incriminato.
"Ora sei pronto per iniziare a vivere davvero?"
"Certo maestro, ora so cosa voglio dalla vita"
Mandammo una lettera alla famiglia in cui si spiegavano le ragioni per la fine della storia con la ragazzina e si preannunciava un imminente viaggio a Londra, per perfezionare l'inglese del mio allievo.
Dopo la laurea a pieni voti, lasciò l'italia e iniziò la sua carriera.
Continuammo a incontrarci nei luoghi più disparati: in aeroporti, convegni, musei, e una volta anche in cima alla tour Eiffel (entrambi in dolce compagnia).
Quindi, cari colleghi, la mia domanda è: "Avete mai pensato a istruire un giovane di belle speranze e a fargli da mentore/fonte di ispirazione?" "Non vi viene voglia di condividere il vostro sapere e la vostra esperienza con chi può farne buon uso?"
La mia proposta è: "Perchè non cercate un erede spirituale anche voi, cari colleghi?"
Io penso che formare culturalmente una persona, condividendo esperienze, sia fondamentale nella vita di ognuno. Forse sarei stato un buon padre, ma il destino ha voluto che non lo fossi biologicamente, ma spiritualmente.
Anche io ho avuto una sorta di mentore (ma in misura minore) e magari non tutti sono portati, ma trovo che abbiate le conoscenze e le competenze per ispirare e formare giovani.
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