Andiamo

Promesse cinesi a Suzhou

Ricordo ancora bene la gioia condivisa che provai dopo aver pubblicato la mia prima recensione sulle delizie della fichetta mandorlata, e nonostante i fatti risalgano a tre anni fa, e a due lo scritto, i ricordi di quei momenti sono vividi e sicuri nella mia memoria. Eppure il tempo passato lascia una scia agra di memorie, pensieri, vibranti sensazioni che solo lo scritto rende duraturi e che ancora stimolano in me desideri e passioni. Non è però un vanesio delirio d'immortalità che mi spinge oggi a descrivere le nuova gesta siniche del mio membro virile, no!, e nemmeno il gusto del racconto, che tanto mi è caro, oggi incita il mio furore narrativo. Voglio che la mia esperienza serva a chi si troverà, visiterà, vivrà in Cina sempre voglioso e, come l'autore, sempre guidato da quella stella polare che per noi è la fica.
Ci tengo a precisare che quanto racconto ora, esattamente come nel mio primo scritto, è realmente accaduto e che nulla, se non alcuni nomi, rimane frutto dell'immaginazione: il vero per soggetto, l'utile per scopo e l'interessante per mezzo. Similmente quanto state leggendo nasce solo da mie esperienze: non ho voluto arricchirle con storie altrui, per quanto a volte croccanti e sode come il culetto di una deliziosa ragazza cinese, poichè questa è una parte della mia vita psicosessuale che ora condivido con voi. Che possiate essere miei compagni e confratelli ora leggendola e un domani vivendo voi stessi le meraviglie che la Cina riserva!

Volto lo sguardo a Shanghai, nell'entroterra prossimo vedrete il grande Tai Hu, lago immenso e specchio d'acqua ricco di moderne metropoli, città antiche e fica giovane, ovviamente mandorlata. Tra questi centri sopra tutti si erge Suzhou per ricchezza, modernità e storia antichissima e canali che le valgono l'epiteto di Venezia d'Oriente. Da quando ci vissi per pochi mesi nel 2016, molte cose sono cambiate, altre paiono rimanere eguali, ed io, Piergiorgio, di nuovo ad affrontare la novità che tante volte accompagna la vita, e specialmente la vita di uno gnocca traveller. Una nuova linea metropolitana, edifici slanciati verso il cielo accompagnano una ricchezza sociale che si diffonde, si amplifica e si propaga nella popolazione cambiandone taluni connotati che velocemente si insediano su impianti millenari, come edera su un palazzo antico, che un restauro accurato leva facilmente. Una maggiore urbanità occidentale forse, ma che non ha intaccato ogni fascia della popolazione, nè soprattutto ciò che più ci sta a cuore: le fichette orientali, che misurano l'immenso Celeste Impero con le loro immacolate gambe il cui tesoro fra esse racchiuso tanto ha mosso i miei passi e guidato il mio cammino. Invece ben presto, a Marzo 2019, mi resi conto che tra i cambiamenti che mi attendevano c'era quello delle ragazze: la poesia lasciò spazio alla pratica. Rispetto al 2016, mi accorsi che, se le ragazze da un lato guardavano leggermente meno la mia figura occidentale tesa alla scienza (così mi guadagno il pane, e spesso la fica) e alle loro intimità, d'altro canto i loro sguardi erano più sicuri e provocanti, più occidentali. Inizialmente dissi tra me e me e il mio amicone: "Oh no, poveri noi, si sono occidentalizzate! la vedo più dura, caro mio!". E chi non si sarebbe scoraggiato dinanzi a questo genere di spettacolo? Il terrore di trovare ragazze come le nostre, mi fece pensare di dover ricorrere al pay per qualche giorno, appena arrivato. Ma non aveva senso arrendersi, perchè quando si parla di fica, e in particolare di fichette mandorlate, non ha senso avere senso, e allora bando ai timori! Eccomi quindi lanciarmi inizialmente su Tantan, una sorta di Tinder cinese, in cui l'ostacolo della lingua mi impedì di ottenere più di un timido limone da me rubato ad un'ignota signorina che parlava un inglese stentato e manchevole quanto la sua attitudine sessuale. Mi resi conto che dovevo puntare non solo sull'università di cui ero ospite, ma soprattutto sulle serate nei quartieri notturni che costellavano i laghetti Dushu e Jinji come un firmamento di bar, bartender, espatriati, occidentali, bevitori, bevitrici, e cosa che occupava ben più i miei pensieri, cinesine. Delle tante serate che da allora dedicai alla ricerca della fica, ve ne narrerò quattro solamente, tre di successi e una di fallimenti. Così facendo, la mia dozzina di lettori che hanno fin qui resistito non si trovi delusa dalla mia scarsa vena letteraria, chè, potendo, scriverei pagine e pagine sulla vita cinese che diede belle soddisfazioni al mio uccello italiano, e probabilmente vi trastullerei anche quello che accadde ad altri e che io sentii o intravidi lasciandomi cadere nella lussuria che raccontare fatti altrui spesso porta: ma l'arte è lunga, e la vita più breve di un cazzetto cinese, e così mi restringo a parlare dei miei fiori, in particolare dei fiori che ebbi il piacere di cogliere o il dispiacere di trovar già mietuti.

Come già accennato, lavoravo con un docente in ambito scientifico in un'università che raccoglie un gran numero di professori stranieri, che, per povertà in patria e ricchezza cinese, si trasferiscono tuttora non sempre entusiasti a Suzhou. In particolare le donne, non molto attratte dalla virilità sinica, spesso rivolgono le loro attenzioni, platoniche o meno, alla fauna occidentale che popola i più banali luoghi di caccia: aule ristoro universitarie, American pub e, con un certo spirito di iniziativa che contraddistingue i mediterranei, karaoke. Avvenne così che, poco dopo il mio arrivo, mi trovai invitato da una quarantenne marchigiana, simpatica ma purtroppo inchiavabile a meno di ferrea imposizione, al festeggiamento di compleanno, nonostante per una "signora" italiana single in Cina ci sia ben poco da festeggiare mangiando una scadente torta stile francese in un jazz bar, insieme a molti altri personaggi, che, seppur interessanti, non perderò tempo a descrivere. Tra queste tristi maschere espatriate, presto alcune cambiarono espressione e ruolo dopo qualche drink, e tra queste anch'io. Perso il disagio di una situazione che alla luce del sole non mostra che tristezza esistenziale, mi ricordai il motivo per cui ero lì presente: la fica. E possibilmente mandorlata. Il primo approccio fu con una ragazza della Mongolia che parlava magnificamente la lingua di Dante e Petrarca, ma che purtroppo un docente di statistica (materia immonda come chi la pratica) già decisamente ubriaco si intromise rovinando una situazione che quantomeno mi aveva fatto rigonfiare sotto la patta. Per nulla scoraggiato, ma alquanto schifato da quel cinquantenne che ardiva mettersi in competizione con me, mi feci offrire da quel brutto ubriaco un Old Fashioned che mi diedi la spinta per iniziare la conversazione con due occhi che mi stavano guardando. Quegli occhi appartenevano ad Ana, una rumena trentasettenne docente di giornalismo, con la quale mi misi a chiacchierare prima della Cina, dell'università, del jazz bar, poi della Romania, della loro cultura, delle loro donne, sempre avvicinando le mie gambe alle sue e infine con una mano su un suo piacevole fianco. Chiaramente era mia intenzione chiavarla alacremente a fine serata, o meglio, il prima possibile, ma proprio mentre le stavo chiedendo di fare un giro fuori, la festeggiata, presa dalla nostalgia dei tempi in cui era ragionevole aspettarsi che qualche giovane aitante di San Benedetto del Tronto la corteggiasse in una balera di provincia per poi possederla in riva al mare, propose di cambiare quartiere, andare a Li Gong Di e cercare una discoteca.
Li Gong Di è un piacevole quartiere in stile tradizionale cinese, ma completamente nuovo, che sorge sul lago Jinji, ed è zona di vita notturna, a partire dai ristoranti, passando per pub in stile anglosassone arrivando a numerose discotechine in cui l'ingresso è rigorosamente gratuito. Questa zona, seppur frequentata soprattutto da stranieri, ha comunque il pregio di avere parecchie cinesi che quantomeno riescono a parlare delle loro piccole castronerie in inglese, e, cosa ben più cruciale, riescono ad esprimere le loro voglie sessuali in una lingua a me comprensibile.
Colta l'occasione di andare in un'altra zona, nessuno propose altro e ci si mise in moto chiamando dei taxi, economici, seri, sicuri e ottimi per palpeggiare, limonare, masturbare ragazze cinesi e non, sotto lo sguardo in genere divertito e quelli che credo fossero incitamenti in cinese dell'autista. A me toccò il viaggio con lo statistico, che, ancor più ubriaco, si er fatto riempire un bottiglietta di plastica con whisky. Nonostante tutto, si rivelò simpatico con me, condividendo il suo bottino alcolico e pagando il taxi a fine corsa, discorrendo nel mentre di come sua moglie, una thailandese graziosamente aitante, non riuscisse ad inserirsi nel suo gruppo di amici o di serate, cosa particolarmente semplice avendo il coniuge dedito all'alcol non meno che a ballare con ragazzine sbeffeggianti, ma non sempre, le sue forme ormai tonde. Posto il piede fuori dal taxi, inspirai aria lacustre, e mi resi tosto conto di essere ubriachello, più che alticcio ma non ancora maledetto. "Ottimo" pensai, "ora vado dentro e mi prendo quei trentasette anni di carne rumena". Con il passo signorile che contraddistingue l'ebbro, salii le scale per l'Hemingway, bar in cui si ballava, sempre affollato il venerdì sera, e trovai il gruppo di prima. Era ormai l'una, e senza perdere tempo mi misi a ballare con l'amica rumena, che si fece baciare collo e orecchie, si sdrusciò per bene contro il mio cazzo ormai in fase di decollo, e a un certo punto si assentò brevemente per il bagno, magari cercando un luogo dove non ci fossero troppi suoi tristi colleghi. Nel mentre la festeggiata ballava circondata da amiche troppo impegnate a sorseggiare da ore un drink e fingere di divertirsi per notare come la loro beniamina fosse in preda a un delirio mistico che io, pur non essendo un dottore e nemmeno un infermiere, definirei da mancanza assoluta di cazzo. Mentre ridevo con fare ubriaco della scena, e pregustando una scopata free con una rumena, cosa nel mio immaginario è forse più unica che rara, commisi un classico errore da ubriaco: presi ancora da bere. Ebbene, quell'ultimo whisky mi diede uno schiaffo che mi fece barcollare, e davvero dopo quello mi sentii sbranato dall'alcol. Al suo ritorno pensai che mi serviva tempo, almeno per riprendere le forze virili necessarie per l'erezione. D'altronde non avevo piacere che mi sentisse alitare whisky nella mia ubriaca mollezza, quindi con un sorriso mi presi un attimo di respiro e girottai per il locale. Appena sentii tornare le energie, ma non passare i fumi che mi riempivano la testa, rendendola vuota come una zucca ad Halloween e al contempo molto più pesante, ecco che mi accorsi di una tipa che mi guardava e sorrideva, seduta con fare provocante su un bancone. Avete dubbi sul mio atteggiamento? Corsi da questa con un ghigno a trentadue denti, e con la lingua ancora affardellata dal bere mi resi conto che era inglese, Nayan, e tosto le ficcai un limone rabbioso, duro e ubriaco che lei parve apprezzare molto, dato che cominciò a toccarmi la patta, e, senza indugi, mi portò a ballare, mostrando quanto una tipa inglese alticcia possa essere senza remore troja e portare il suo corpo come torcia alla sua sfacciataggine. Chiaramente mi scorse l'amica rumena, ma ero troppo pieno di energie alcoliche e sessuali per curarmene: d'altronde non la rividi mai più. Scrivo questo con un certo rammarico, ben conscio, con il senno che si addice ai dissennati, d'aver pagato il fio alla mia stupida, ma ben nutrita, ingordigia. Ma si sa, un viaggiatore della gnocca non ha la ratio di uno scacchista, e poichè ero da poco arrivato e avevo necessità quasi urgente di ficcare...ma andiamo con ordine.
Come un cane pastore raduna il gregge, così lei, cagna dei pascoli inglesi, radunò le sue amiche britanniche, tra cui spiccava una negra per bruttezza, ed una gallese dai capelli rossi per ritardo mentale. Infatti dopo un breve consulto, prendemmo un taxi, e, tra le conversazioni ch'ebbero luogo ricordo la seguente: dopo aver spiegato più o meno chi ero, la rossa disse "So, Piergeorge, can you speak Italian?" e subito la mora d'Africa, sbraitando in preda a una furia puttanesca e alcolica che sciabordava tra l'iracondo e il ridicolo "you nasty little bitch, he's Italian!" e la rossa con un "Ohhh" riponeva la saggezza della risposta al mio commento positivo tra il divertito e lo sbalordito. Arrivati all'appartamento di Nayan, un grazioso trilocale ben arredato, pensavo di passare subito al dunque. Ma lei volle ancora bere, e si sgolò una generosa dose di gin prima di mettersi a letto attaccando dal cellulare una qualche mostruosità musicale d'una delicatezza pari solo all'insipido che ne è la cifra caratteristica. La spogliai, feci lo stesso, e dal suo aspetto fui soddisfatto quel tanto che basta per una decente erezione. Le misi con garbo il mio cazzo in bocca, e mi feci suggere un poco, ma con rispetto per il suo viso. Dopodichè la ficcai a missionaria, e dopo poco a pecorina, posizione mia diletta. Fu allora che mi resi conto della sua bestiale perversione. A qualche tenero, se non amorevole, schiaffetto sulle natiche, lei chiese di rincarare la dose, e con piacere ubbidì a tale richiesta, che tosto divenne ordine: "Harder, harder" non si riferiva alle spinte che le davo, al fuoco nei miei lombi, ma alle botte selvagge che lei selvaggia riceveva, anzi quasi selvatica, in quella sua bestialità. Tutto ciò sinceramente mi fece perdere desiderio sessuale, ma crescere una discreta rabbia, che mi permise di prenderle a sberle il culo a lungo, finchè ambo i lati delle mani furono rossi e doloranti. Nella foga provai a sfondarle quel suo ignobile culo con il mio vigoroso membro, ma subito lei urlò e disse che non voleva, di toglierlo. Per sfortuna non è avvezza a sopportar dolore in quella zona. Il suo deretano che ormai mi procurava solo disgusto e rabbia era rosso come un pomodoro maturo, ed io, toltomi il goldone, mi segai, le brutalizzai la faccia col cazzo, picchiandoglielo sulle gote e in bocca, la feci girare e le venni sulla schiena. Seppur esausto, le sue suppliche mi spinsero a darle ancora un paio di duri colpi sul culo, ormai più pugni che sberle, dato il male che percorreva ogni centimetro delle mie mani. Dopo questo massaggio rilassante, la stupida, ignobile, pazza troia britannica si addormentò come un angioletto, sborrata sul dorso e riversa scomposta sul letto. A quella vista, mi rivestii in fretta, e pensai che da vero gentleman avrei dovuto o romperle qualcosa in casa o derubarla di un oggetto che le avrebbe ricordato il mio passaggio. Non misi in atto questi pensieri, ma mi bevvi un bicchiere di vino che trovai in credenza, chiamai un taxi, e me ne tornai a casa prima dell'alba.

Nel dipartimento in cui stavo e trascorrevo buona parte della mia giornata, vi si poteva incontrare una pletora di segretarie, addette alla segreteria, assistenti di facoltà, assistenti di lingua e di cancelleria, quasi tutte donne e quasi tutte cinesi, che a capire quale fosse il loro preciso ruolo e compito non mi bastò la laurea nè probabilmente basterebbe un dottorato, visto come nessuno, nemmeno tra i professori, sapeva esattamente a quali mansioni fossero preposte. Nonostante la loro probabile scarsa utilità nell'economia globale universitaria, era spesso un piacere incrociare queste signorine, più o meno giovani, nei corridoi, dove sempre salutavano e spesso ridacchiavano tra loro al passaggio di un occidentale di bella presenza.
Fu in una sala ristoro che conobbi Yangnay, donna sui trentacinque anni, impiegata, nubile, sportiva e appassionata dalla sua visione ingenua e idilliaca della terra europea. Come un fanciullo che sogni affascinato un mondo distante e pieno di meravigliose magie, così Yangnay si perdeva in discorsi ben poco concreti e pieni di lontane speranze, che forse per lei rimarranno solo tali, sulle meraviglie dell'Occidente. Meraviglie che vedeva preconizzate e in parte concretizzate nel suo microcosmo da Starbucks, quasi come fosse un portale per la vita dei suoi desideri nel suo immenso e popolato paese natale. Ma queste piccole stille di sedativo non le rendevano forse la vita più gradevole? In realtà credo proprio di no; in virtù della sua laurea, del suo lavoro, della delusione dei suoi genitori nel vederla ormai dispertamente zitella, e del suo esserne consapevole, delle sue affermazioni "better no sex than bad sex" non credo che quei divertimenti piccoli le dessero nemmeno respiro, anzi ho idea che creassero l'angusto stagno in cui affogava le frustrazioni della sua vita. Fortuna che era avvezza anche a sfogarle andando quotidianamente a correre: il suo viso ormai non più fresco era abbondantemente compensato da un corpo decisamente atletico, che non aveva tema di mostrare anche in facoltà. Così, dopo averle parecchio scritto via Wechat, una sera decidemmo di uscire, ovviamente in uno Starbucks, vicino a casa sua. Fu facile convincerla a farmi fare un giro dell'alloggio, nonostante la sua reticenza iniziale, e a spogliarla sotto la mia presa virile e vigorosa, che senza dubbio le piaceva appena meno del mio titanico obelisco. La soddisfazione del suo corpo tonico fu pienamente realizzata dal piacere che provai a possederla da dietro, posizione che tenni per quasi tutto il tempo tra i suoi gridolini e il mio generale piacere. Qualche chiacchiera dopo e il suo un poco teatrale pudore, da tempo non più virginale, furono il congedo da questa piccola avventura, che senz'altro mi regalò una piacevole serata al prezzo di due cappuccini, mentre la tristezza esistenziale fu da lei offerta per intero.

Un piano sopra l'alloggio in cui vivevo, si era formata una piccola comunità di ragazze italiane, che si trovavano a Suzhou mandate a perfezionare l'inglese da un celebre ateneo italiano. Certamente non mi ero proposto di intrattenere relazioni intime con mie concittadine, e questo atteggiamento, unito al loro essere aperte e simpatiche, fece sì che spesso fui da loro invitato a bere qualcosa in compagnia, che, nella sua natura femminile, a me risultava un piacevole e titillevole intrattenimento. Sentivo però una certa attrazione per una ragazza di loro, Anna, i cui bei boccoli scuri cadevano su occhi di un vasto azzurro, e come ogni complimento si perdeva nel mare di quelli già ricevuti, così era impossibile non rimanere colpiti da uno simile sguardo, ridende e sensuale nella sua semplice bellezza, unita ad un carattere che, forse, il tutto sommato poco tempo trascorso con lei non mi ha dato modo di decifrare. A fatti, sono sempre un gtraveller, e così quando ne ebbi l'occasione la baciai, quasi timidamente, ma con fare deciso e risoluto ad andare oltre, cosa che allora non accadde, e nemmeno in seguito. Infatti una sera in cui la sua persona era particolarmente ben disposta per la primavera, e si vedeva propensa a far dono del fiore che teneva così, almeno sembrava, gelosamente per sè, decisi, anche su consiglio di Ebe, una sua simpatica e leale amica di cui accennerò più in là, di provare di nuovo a concludere con questa fanciulla. Sempre a Li Gong Di, sempre nella stessa discoteca, ballammo insieme, lei davvero scatenata e assolutamente decisa a non staccarsi da me nemmeno un secondo, così che ebbi modo di esplorare il suo corpo in un andi e rivieni tanto sensuale quanto aerobico, che mi stava pure divertendo. Il caldo poi e una breve pausa mi spinsero a prendere una boccata d'aria, dove incontrai prima Nayan, che mi disse di quanto fossi "rude", al che esplosi in una risata che ci si può chiedere se fosse più cattiva, amara o ironica, e subito dopo un tizio di cui ricordo ben poco, che mi offrì una sigaretta e una veloce birra. Bastò questo tempo per farmi rientrare ed accorgere che la bella ragazza in cui avevo riposto desideri e fantasie di una serata era già, ormai in modo definitivo, tra le braccia tatuate di un galantuomo sudamericano, e, dal modo in cui si svolgeva il tutto, non ebbi dubbi che la mia serata così si concludeva. Ebe sconsolata provò a ballare un poco con me, quasi come minima consolazione per tirar su il morale, e forse non solo quello, ma alla sua pietosa gentilezza risposi con un sorriso stanco, e mi avviai bordesando a chiamare un taxi.

Quel venerdì notte che mi accingo infine a raccontarvi, tanto ero stanco e stancato dalla settimana e da un turbinio di pensieri che non prometteva di placarsi, che pensai quasi di non uscire. Il richiamo di Ebe a una seratina con loro a Li Gong Di però sopraffece la stanchezza: come un cacciatore in una riserva non perde le sue voglie e la sua brama di sangue, così nè la fatica mi aveva fiaccato affatto il desiderio nè la compagnia delle italiche fanciulle mi dispiaceva, poichè quelle situazioni di occhi, gambe, insomma piccoli sfregamenti fisici e mentali, era il sapido energizzante di cui abbisognavo.
Cominciò questo valzerino nel loro alloggetto, con un'orchestrina di birre cinesi, liquori coreani, e tanti pettegolezzi di ragazze truccate di fresco che in qualche modo, uniti ai loro corpi la cui pelle tesa dalla giovinezza avrebbe stimolato voglie sessuali in un cannibale, mi divertivano abbastanza da non irritarmi, e mi dissi che una serata di quel genere, senza dovermi impegnare in nulla e bevendomi qualcosa in giro, non sarebbe stata male. Chiamato un taxi, non mi dispiaceva davvero condividerlo con le suddette, pregustando già quelle situazioncine che ci sarebbero state nella mezzora di tragitto. Il dovermi sedere davanti, per permettere loro un più profondo e abissale confidarsi, fu l'inizio premonitore di un viaggio non della speranza, ma della rabbia. Poco dopo esser saliti, Ebe esordì: "Mi ha di nuovo scritto , che stronzo che è". Questo esordio era negli effetti adeguato a questo , di cui non voglio nemmeno tentare di ricordare il nome, cioè un piccolo imprenditore, rigorosamente napoletano, che con i suoi trentacinque anni, una faccia di bronzo e un'attitudine da terrone che persino a molti partenopei rimane preclusa, gestiva e penso che tuttora gestisca una catena di ristoranti italiani in Cina, in cui l'alta deontologia e l'amor patrio l'avevano spinto ad assumere camierieri sì italiani, ma cuochi cinesi, ben nascosti dietro vistose gigantografie vesuviane. Il seguito dei messaggi era abbastanza chiaro: questo gentiluomo voleva vedere e senza indugi scopare duramente la nostra cara Ebe, che però intratteneva già una relazione da ben quattro anni con un ragazzo in terra patria. I desideri della povera fanciulla però, esasperati da mesi d'astinenza, erano a dir poco confusi, e proclamò: "è uno stronzo figo però, guarda che vacanze, che auto, è uno di successo, comunque ha mosso il culo e si è dato da fare" concludendo "me lo vorrei troppo fare". Ai miei esili tentativi di ricordarle come forse sarebbe potuta senza immensi sforzi rimanere vagamente fedele al povero disgraziato che l'aspettava nel paesello natio si alzò un grido e una voce corale dalle sue amiche che mi mise a tacere, inabissando le mie parole come un vento tempestoso nell'oceano inabissa un barchetta a vela. "E' solo un povero coglione [il tuo tipo, nda], lascialo perdere", "mica glielo andiamo a dire, pensa a te stessa" "infatti, non trascurarti, poi ti devi anche divertire eh" furono solo alcune delle frasi che fecero da binario per l'ira che ad ogni sillaba lievitava in me e mi ricordava di come anche una mia ex fiamma fosse stata in Cina con delle amiche per un lungo periodo. Il mio non essere uso a portare le corna, e il sospetto che troppe volte nasce tardi nell'uomo puro e di buoni costumi, mi fece incazzare ben più che della pietà riflessa che provavo per il tipo di Ebe, futuro grande cornuto. La frase che brillò come vetta, pronunciata dalle turpi labbra della diretta interessata, fu "Sapete, il mio peggior difetto è l'indipendenza". Questa massima mi suonò come una bestemmia satanica potè risuonare nelle orecchie di un santo medievale, e non dovetti ricorrere al sennò rimastomi per capire che la battaglia era stata vinta dalle due feroci e pervicaci troje che lei chiamava amiche. Arrivati a destinazione il mio scoramento era nullo a confronto della mia irritazione, così scesi celere dal mezzo e le dissi che il moto ad elica dei miei coglioni mi suggeriva di andarmene per i cazzi miei, abbastanza lungi da loro. Mi ci vollero un paio di old fashioned e diversi scambi di sguardi con procaci battonacce, in realtà ragazzette che la mia esasperata immaginazione trasformava in bestie, per ammansirmi e rendermi di nuovo piacevolmente arrapato, più che orribilmente incazzato. Salita la scalinata che si concludeva aprendo l'ingresso dell'Hemingway, come guidato dall'istinto vidi un tavolo di ragazze cinesi con una negra americana, e subito, quasi non curante, ordinai qualcosa da bere e mi misi distratto a fissare la pista in cui la gente ballava. Sentii un colpetto lieve sulla mia spalla, mi girai e vidi quel che non speravo: i suoi bei capelli corvini cadevano sulla maglietta che dichiarava amore per Los Angeles, due grandi e intensi occhi a mandorla mi fissavano curiosi mentre le belle labbra carnose chiesero da dove venissi, e si presentarono col nome di Yuy. Fu come un risveglio da un magico torpore, mi sentii forte di nuovo e ancora, immemore del recente passato e pieno di interesse per quella primizia offertasi spontaneamente alla mia persona. Penso in quel momento di esser parso regale alla vista, perchè mi sentivo davvero sovrano, come incoronato sul mio trono, con lo sguardo assoluto come se il drink fosse stato scettro. Dopo un breve scambio di battute, le dissi di uscire per parlare con più agio. Non capii se fosse più incuriosita dalla mia professione o dal mio essere italiano: Yuy era una ragazza benestante, figlia di un dirigente del partito di Lanzhou, che aveva viaggiato e studiato un anno in California, e si preparava allora per partire alla volta di Londra per un master in design, o qualcosa di quella fabbrica più ancora di fica che di diplomi che sono quel genere di esose facoltà private. Di certo rimase molto toccata dal mio prossimo impiego in Israele, dove andrò a lavorare in autunno, paese a lei semisconosciuto ma che mi valse il titolo di coraggioso. La toccò oltremodo la mia mano sulle sue candide, liscissime, cosce appena vagamente abbronzate da recenti vacanze tropicali, e che presto mutarono il nostro discorso in un limone duro, profondo e duraturo. Un ragazzo italiano di Padova, passando lì e vedendomi in atteggiamenti intimucci con la bella fanciulla cacciò l'urlo "Gran ciavator!", che mi strappò una grassa risata giustificata a Yuy spiegando che era un modo vernacolare per augurare una buona serata. Ancora qualche discorsetto e qualche bacio appassionato mi diedero l'occasione di domandare se volesse venire nel mio alloggio per la notte. A una proposta esplicita, lei esplicitamente chiese "To have sex?": una così semplice e graziosa schiettezza non potè che essere corrisposta da un sincero sì, al che cominciò una piccola, ma noiosa, processione di "Hold on, I don't know", non sono quel tipo di ragazza, non ci conosciamo bene, io stasera non pensavo di far nulla, e altre amenità da ventunenne che, dopo ben trentacinque minuti, mi avevano quasi tolto ogni speranza. Ormai era notte, e la stanchezza di faceva sentire, oltre al fatto che ero completamente sobrio. Al chè, illuminato dalla conversazione delle nostre care amiche italiane in taxi, le proposi di andare a chiedere alle sue amiche che ne pensavano, e di farmi sapere. Lei, pensando che fosse equo e una scelta confucianamente saggia, annuì e si recò da loro. Al suo esprimere quel timore, quel dubbio, quel desiderio, il tavolo delle amiche scoppiò in un gridolino che parve un tuono: di incitamento. Non colsi le parole, ma il senso dell'euforia generale era chiarissimo, tanto che, per la seconda volta, mi avvicinai trionfale e le cinsi la vita. Al che l'amica moretta si rivolse a me, autorevole del suo enorme culaccio e delle gambe da zebra che portavano quel corpo malfatto in giro per l'Asia, e mi chiese se fossi un serial killer stupratore. A un mio innocente sorriso e alla risposta "Come on, I'm a good guy", avrebbero potuto insospettirsi, ma ciò non accadde, e la deliziosa Yuy non ebbe di che pentirsene. Eravamo entrambi stanchi, ma già sul taxi mi spinsi oltre a quanto suggerito dalla decenza, baciandola, leccandola, limonandole bocca, viso, collo, palpandole cosce e seno, insomma giocando con quella davvero bella bambolina cinese. L'autista inizialmente sorrise, poi rise a crepapelle, e per ultimo urlò qualcosa in cinese che, pur non avendo capito, mi sento di tradurre come: "Spaccale la fika!". Ma certo, sconosciuto tassinaro di Suzhou, non la deluderò! Portatala in appartamento iniziò il rituale della spoliazione: io rapido e virile, col membro eretto in onore dei miei antenati, presumibilmente cazzoni, se la genetica ha qualche ruolo, mentre lei si fece da me gustosamente levare prima la sua maglietta, con tanto di reggiseno: portava una seconda abbondante che nascondeva un meraviglioso seno eburneo, liscio e sodo e immacolato come il più puro marmo di Carrara, un sogno michelangiolesco! La mia estasi andò crescendo levandole il resto, le gambe già conosciute come perfette a cui si aggiunse un culo che, in abbinamento col resto di quel piccolo miracolo taoista, ancora oggi mi eccita e commuove al contempo, come forse le più strazianti scene della Commedia o dei Promessi Sposi. Vedendola vestita non avrei potuto immaginare un simile splendore, nè avrei ardito tentare di possederlo: in quel momento mi sentii perduto. Fortunatamente un suo pronto e delicato pompino mi risvegliò da quel torpore estatico e mi riporto al mio compito e primo piacere: finito quello, mi gettai nella sua fica, come addentando un mango maturo ne colava il saporito succo resinoso, così leccai quella prelibata fichetta mandorlata finchè la bocca e la lingua non ne fu stanca. Mi posi sotto, lei si mise su di me, al che, tenendo i suoi glutei e suggendo i suoi capezzoli con gli occhi fuori dalle orbite, intravedere il suo sguardo compiaciuto e vizioso mi tolse quel poco senno che avevo. La iniziai a scopare tantissimo, a pecora inizialmente, e i suoi gridolini che non soffocava, con un'intonazione tutta cinese, mi fecero venire abbastanza in fretta, copiosamente sulla sua schiena inarcata. Rimessosi in ghingheri, ricominciai a scoparla con appena meno furia, e lei su di me fu selvaggia quanto un'Amazzone nel cavalcarmi con foga davvero goduriosa. Bando alle scopate mediocri, bando alle fighe di legno o glaciali! Lei era bollente come il fuoco di un vulcano, ed io mi sentivo Efesto, in pieno vigore e nemmeno zoppo. Ripreso il nostro gioco che ormai diventava agonistico, la sua stanchezza dopo non poco tempo e una mia seconda, e copiosa, sborrata sui suoi seni, invidia di Venere e della luna, ci fecero crollare abbracciati nel sonno del giusto, o meglio, del gtraveller. Che sogni quella notte, che dormire pacifico, bello, riposatore: mi sveglia alle otto del mattino, dopo nemmeno cinque ore di sonno, come se uscissi da un sonno magico decennale, e seppi subito che fare. Svegliata la mia compagna con bacetti intimi, sempre più intimi, la infilzai con foga e il suo risveglio fu un gemito di dolorino, sopresa, e piacere, che tosto mutò in urlo sensuale. Di nuovo ci si gettò in una delle esperienze sessuali, e non solo scopata, di gran lunga migliore della mia esistenza, e la mia venuta fu la chiusura di quelle ore impresse e vive nella mia memoria. Purtroppo io dovevo andare in ufficio quel pomeriggio, e lei doveva andare in aeroporto per Pechino. Un bacio fuori dal taxi fu il congedo di quella serata meravigliosa, che, rivivendola nel dettaglio, mi ha deliziato come pochi altri momenti simili. Lei andrà a Londra, e io sarò in Inghilterra in autunno, ma non ho grandi speranze di rivedere quella piccola e quasi divina ninfa con la sua fichetta mandorlata: come il mattino sovrasta la notte, sciogliendo l'oscurità, così gli spiriti risvegliati scacciano gli ottenebranti fumi che ci offuscano i sensi.

Ebbene, cari e ormai pochi lettori che avete resistito alle mie velleità letterarie, eccoci giunti alla conclusione. Senz'altro qualcosa ho imparato, e spero che qualcosa abbiate imparato anche voi; il mio interesse e passione per la Cina non è diminuito nel tempo, anzi s'accresce di ricordi, riflessioni e sogni che analizzati mi portano un poco più lontano di dove arrivino i meri fatti, fatti qui brevemente raccontati senza pretesa di significato, che sempre è oscuro semmai presente, ma con la speranza anche di farvi trascorrere un piacevole momento di lettura. E se vi ho annoiato, credete che non s'è fatto apposta.

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In Cina si possono raccogliere ottimi risultati a patto di essere residente con un buon lavoro ed un ottima rete di amicizie che ti introducono nelle relazioni giuste. Le cinesi poi io le trovo meravigliose, intendo quelle belle ovviamente, ma sono anche tanto altezzose e materialiste al giorno d'oggi che e molto difficile competere con i nuovi ricchi cinesi dove trattano le loro donne come principesse e zerbini allo stesso tempo. Il ricordo piu bello da puttaniere e aver vissuto nel periodo d'oro a Dongguan, un posto cosi' non esistera' mai piu sulla faccia della terra....

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@Zest pure io sono stato residente in cina 3 anni e confermo il free è molto fattibile e abbastanza facile però si perdono troppe occasioni per la lingua,se non sai il cinese trovare ragazze che lo parlano è molto dura,le cinesi belle sono le classiche strafighe che si vedono in copertina,lasciate perdere i cessi cinesi che vedete in italia una figa cinese non ha certo bisogno di emigrare visto quanto sono morti di figa i cinesi e le ricoprono d'oro il fatto di essere straniero bianco in un posto dove se ne vedono ben pochi vi fara apparire agli occhi delle ragazza cinese una specie di divo di hollywood,naturalmente se siete carini e alti almeno 1.80,io venivo fermato molto spesso da ragazze durante il lavoro o in giro per fare foto insieme ,non sono brutto ma non sono neanche tom cruise
inoltre si trovano molte lavoratrici ucraine,kazikistane e russe ,spesso fanno le ballerine nelle discoteche o le modelle,e ogni tanto ci è scappato anche qualcosa ,i competitor sono pur sempre i cinesi dal cazzo piccolo
attenzione ho detto RESIDENTE non turista
il turista non può fare nulla di free a meno di botte di culo perchè è molto difficile ambientarsi e come diceva zest bisogna conoscere i giri
per il risvolto figa ottimo la cina purtroppo risulta una merda viverci per colpa dei cinesi il 90 % maleducato rozzo grezzo vi fara venire presto crisi isteriche e la voglia di menare qualcuno però per la figa è tanta roba superiore di gran lunga al tanto pompato giappone

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@estologo

Hai ragione anche tu, l'unico problema e la lingua, con quella si precludono un sacco ma un sacco di conoscenze, sopratutto se si e' residenti in citta secondarie (in Cina una citta secondaria equivale a una popolazione minimo di 3 o 4 milioni di abitanti) in prime location tipo Beijing, Shanghai, Guangzhou, Shenzhen , le possibilta' aumentano per via che almeno un po' di inglese lo masticano a livello basic, ma siamo molto lontani se paragonati ad altre citta asiatiche del sudest asiatico, e gia se si va a Macau o HongKong la differenza si nota tanto che pur essendo cinesi lo stesso, l'inglese lo parlano e lo capiscono.
Lavorare in Cina con i cinesi non e semplice , ci vuole tanta tanta pazienza, poi si sono d'accordo che sono molto rudi e grezzi molto provincialotti, anche se poi allo stesso tempo costruiscono citta' iper futuristiche e lavorano H24 come dei robots.
Le ragazze cinesi in Cina io le trovo stupende, bellissime, per chi piace il genere esotico orientale.

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L'anno scorso ho avuto una botta di culo stratosferica con una cinese molto bella, è venuta in Italia e mi ha invitato a passare una settimana insieme, anche lei dello Jiangsu. Ha anche pagato la maggior parte delle cose, a Roma siamo passati per almeno due volte nei negozi di lusso in via dei condotti

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Bellissimo scritto davvero, e' stato un piacere leggerlo

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@Black_sword said:
L'anno scorso ho avuto una botta di culo stratosferica con una cinese molto bella, è venuta in Italia e mi ha invitato a passare una settimana insieme, anche lei dello Jiangsu. Ha anche pagato la maggior parte delle cose, a Roma siamo passati per almeno due volte nei negozi di lusso in via dei condotti

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Complimenti davvero, veramente bella! Se a livello di feeling ti sei trovato bene e' non e una tipa che pensi ti possa svenare economicamente in futuro, fossi in te un pensiero per una relazione non la escluderei.

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Grazie @zest, è un onore ricevere le congratulazioni da un esperto di Cina come te. Ho avuto una relazione di 3 mesi con lei, ma alla fine ci siamo lasciati poiché lei vive in Cina e io qui, e i nostri impegni attualmente non ci permettono di dare un seguito. Inoltre la sensazione è che apparteniamo a due sfere molto diverse, lei se non ricca è quantomeno benestante ed io al contrario vengo dal basso quello che però mi piace di lei è che non ne ha mai fatto un problema, ma anzi spesso voleva pagare lei. Mi mangio le mani perché sono consapevole che tipe come lei sono più uniche che rare e che non avrò mai più condizioni come questa con altre ragazze

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@Zest io ho vissuto sia in citta primarie ed anche secondarie di 10/15 milioni ,quelle che dici tu 3/4 milioni sono di terza fascia,e fortunatamente non ci ho mai risieduto,più le città sono piccole più il livello di ignoranza sale .
prima di tutto bisogna dire che la cina è grandissima ed ogni regione ha le sue particolarità anche fisiche e caratteriali,quindi puoi trovare città più facili ed altre molto brutte e difficili lato figa.
nelle primarie c'è si più gente che parla inglese ma anche molta più concorrenza ,tanti stranieri e soprattutto cinesi milionari che si prendono il meglio ,e prezzi molto alti per uscire(ti parte facilmente 150 euro per una serata normale),fa si quelle che rimangono non siano proprio il top,infatti hong kong ad esempio molti vanno con le filippine cesse che fanno le pulizie )))
le città secondarie invece hanno pochi stranieri e sono molto più economiche e danno la possibilità ad uno piacente che ha un buon lavoro anche alle top da cartolina,il problema è che nessuno parla inglese,su 10 milioni le percentuali sono ridicole quindi senza il cinese passano anche mesi prima di trovarne una buona che lo parla.
capitolo russe,ci sono ad anche di buonissima qualità perchè molte fanno le ragazze immagine,modelle ad anche escort per i cinesi ricchi quindi non è impossibile beccarne qualcuna ed avere vita facile ))
le cinesi sono bellissime ma caratterialmente sono veramente complicate e diverse da noi,sono fredde,una relazione è molto complicata,di solito una cinese di 25 anni caratterialmente sembra una 15 enne quindi per trovare ragazze un po intelligenti si deve andare sempre dai 28 in su , comunque io come compagna di vita preferirei di gran lunga una del sud est asiatico ,molto più easy e passionale ,a me non interessa se una ha i soldi o meno

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@Black_sword said:
Grazie @zest, è un onore ricevere le congratulazioni da un esperto di Cina come te. Ho avuto una relazione di 3 mesi con lei, ma alla fine ci siamo lasciati poiché lei vive in Cina e io qui, e i nostri impegni attualmente non ci permettono di dare un seguito. Inoltre la sensazione è che apparteniamo a due sfere molto diverse, lei se non ricca è quantomeno benestante ed io al contrario vengo dal basso quello che però mi piace di lei è che non ne ha mai fatto un problema, ma anzi spesso voleva pagare lei. Mi mangio le mani perché sono consapevole che tipe come lei sono più uniche che rare e che non avrò mai più condizioni come questa con altre ragazze

Ma no figurati, io di Cina non sono proprio esperto, ci ho solo lavorato per un anno e mezzo ed ho intrecciato una relazione con una donna cinese durata oltre 4 anni... finita male.
Peccato per te che non hai potuto trovare una soluzione riguardo la lontananza che ti separava da lei, in quel caso ti portavi in dote a casa una bella ragazza anche se come detto giustamente da @estologo con tutte le loro paturnie mentali, che poco alla volte tirano fuori....ed io personalmente ne so qualcosa..
Comunque te lo riconfermo, davvero notevole la tua amica, bella bella 😊

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@estologo said:
@Zest io ho vissuto sia in citta primarie ed anche secondarie di 10/15 milioni ,quelle che dici tu 3/4 milioni sono di terza fascia,e fortunatamente non ci ho mai risieduto,più le città sono piccole più il livello di ignoranza sale .
prima di tutto bisogna dire che la cina è grandissima ed ogni regione ha le sue particolarità anche fisiche e caratteriali,quindi puoi trovare città più facili ed altre molto brutte e difficili lato figa.
nelle primarie c'è si più gente che parla inglese ma anche molta più concorrenza ,tanti stranieri e soprattutto cinesi milionari che si prendono il meglio ,e prezzi molto alti per uscire(ti parte facilmente 150 euro per una serata normale),fa si quelle che rimangono non siano proprio il top,infatti hong kong ad esempio molti vanno con le filippine cesse che fanno le pulizie )))
le città secondarie invece hanno pochi stranieri e sono molto più economiche e danno la possibilità ad uno piacente che ha un buon lavoro anche alle top da cartolina,il problema è che nessuno parla inglese,su 10 milioni le percentuali sono ridicole quindi senza il cinese passano anche mesi prima di trovarne una buona che lo parla.
capitolo russe,ci sono ad anche di buonissima qualità perchè molte fanno le ragazze immagine,modelle ad anche escort per i cinesi ricchi quindi non è impossibile beccarne qualcuna ed avere vita facile ))
le cinesi sono bellissime ma caratterialmente sono veramente complicate e diverse da noi,sono fredde,una relazione è molto complicata,di solito una cinese di 25 anni caratterialmente sembra una 15 enne quindi per trovare ragazze un po intelligenti si deve andare sempre dai 28 in su , comunque io come compagna di vita preferirei di gran lunga una del sud est asiatico ,molto più easy e passionale ,a me non interessa se una ha i soldi o meno

Si concordo con quanto dici @estologo, io abitando in una citta' di circa 12 milioni di abitanti, ogni volta che andavo a Shenzhen o Guangzhou e confrontando le dimensioni e la vastita' di queste 2 citta', a me sembrava di vivere in un paesello , seppure stiamo parlando di un agglomerato di oltre 10 milioni di cinesi che vivono li.
La Cina offre tantissimo a livello di figa a patto di vivere in posti appunto di seconda fascia, avere un lavoro top con stipendio top e crearsi un buon giro di amicizie locali maschili che parlino un po di inglese e ti possono introdurre nei giri piu assurdi, poi loro sono sempre ben contenti di farsi vedere con un laowai e motivo di vanto davanti agli occhi delle loro amicizie.
Il massimo per me sarebbe la bellezza di una cinese con il carattere/personalita' di una pinay, allora si che sarebbe un bel mix esplosivo 😊

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@Zest
Lavoro e stipendio top, di che ordine di grandezza parliamo?

Grazie e scusate per OT.

figgmi.ch

@Gnocca-Manager said:
@Zest
Lavoro e stipendio top, di che ordine di grandezza parliamo?

Grazie e scusate per OT.

Funzione di Head of Department o quadri dirigenziali con stipendi entry level di almeno 5000 euro netti al mese con package all inclusive da parte dell'azienda per quanto riguarda accomodation, working visa, healthy insurance e vari benefit , quali flight tickets, housekeeping.

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@Zest grazie.

Ho già avuto esperienza di expat e la Cina ha sempre destato mio interesse. Approfondirò e inizierò ricerca su siti e Linkedin. Fine OT 😁

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@sexybangkok grazie mille, mi fa piacere sapere che è stato apprezzato! Spero di avere presto occasione di scriverne un altro!

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Se vabbè con 5000 euro al mese netti e zero spese se sei un po' sveglio mica bisogna andare fino in Cina per trovare qualche bella figa. Siamo sempre lì alla fine.

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@Canserbero,ma pure se sei un pó imbranato con 5000 al mese 🤣🤣

sono un coglione

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@Canserbero said:
Se vabbè con 5000 euro al mese netti e zero spese se sei un po' sveglio mica bisogna andare fino in Cina per trovare qualche bella figa. Siamo sempre lì alla fine.

@Canserbero

In Cina ci si va a lavorare, farsi un esperienza di vita e professionale, e possibilmenteca sottoscrivere un buon contratto di lavoro dove ti garantiscono un buon stipendio full package, tutto quello che viene dopo e' un surplus come in questo caso la figa, ma e' indubbio che se si e' collocati in una buona compagnia di lavoro, in una citta' gradevole e dinamica, ci si puo' togliere un sacco di soddisfazioni in tutti i sensi. Dai su non stiamo mica a smacchiare gli occhi neri ai panda qui 😉

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@Canserbero said:
Se vabbè con 5000 euro al mese netti e zero spese se sei un po' sveglio mica bisogna andare fino in Cina per trovare qualche bella figa. Siamo sempre lì alla fine.

Commento incomprensibile... normalmente il livello professionale che diceva @zest potrà prendere 5k se va in Cina, se sta italia sono meno della metà.
Se fossero 5k in Italia (dirigente), in Cina sarebbero 10k e via dicendo...
È ovvio che con 5k netti si ci diverte (più o meno) ovunque, ma non era quello il discorso.

Fine OT, torniamo a parlare di figa.

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@Canserbero said:
Se vabbè con 5000 euro al mese netti e zero spese se sei un po' sveglio mica bisogna andare fino in Cina per trovare qualche bella figa. Siamo sempre lì alla fine.

Ehhhh Come non quotarti, soprattutto se poi la gran parte la si dovesse spendere per la figa

Aggiungo visto i commenti sopra ... che allora vai in Cina a lavorare e poi come dice zest vedi cosa puoi fare a livello figa.... due cose diverse tra Gt in viaggio vacanza e esperienza lavorativa e conseguenti relazioni

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Secondo me non vorrei che qualcuno abbia frainteso, io in Cina ci sono andato dopo aver ricevuto un offerta super congrua dal gruppo Accor, ho fatto le mie giuste valutazioni ed ho soppesato quali potevano essere i pro e contro (decisioni che prendo ogni qualvolta mi si presentano offerte di lavoro all'estero) ho avuto la fortuna di aver vissuto in un posto dove a livello di figa non aveva eguali in tutto il SEA per quantita' e direi anche per qualita' , questo prima del famoso crackdown del febbraio 2014. Aver accettato un buon posto di lavoro con un ottimo stipendio in un bel posto con figa a gogo, per me era come aver vinto il superenalotto. Ma ripeto io in Cina ci sono andato per lavoro, la figa e tutto il resto e stata una conseguenza, poi quando parlavo di 5K euro mi riferivo a stipendio entry level cioe' stipendi basic, poi uno se la gioca come meglio crede in base alle proprie skills e che esperienza puo' portare a quel tipo di asset e rilanciare le sue offerte in termini economici.
Poi ognuno di voi puo' lavorare dove meglio crede con chi vuole e quando vuole, non sto mica a sindacare la vostra vita 😅😅😅

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